EDEN"Ho passato la vita a cercare di non chiedere troppo amore. Di riceverne abbastanza per riempire parzialmente quel vuoto che ha continuato ad allargarsi fino a diventare un buco talmente profondo da non vederne la fine.
Ho provato ad aggiustarmi da sola, a rimettere insieme i pezzi straziati del mio cuore che ha continuato a battere allo stesso ritmo, seppur stremato dalle scosse di dolore che si sono riverberate nel petto fino a raggiungere l'anima colpendola col chiaro intento di indebolirla. Perché siamo come fili scuciti. Ingarbugliati. Strappati. Legati da un nodo rosso, capaci di resistere a un destino che non ha mai chiesto permesso. Siamo paura che scorre, sguardi affranti che non trovano gioia, che non hanno pace. Passi incerti verso un buio fitto, il peso addosso di un'oscurità che non nasconde il dolore. Siamo una mole di sconfitte, di vittorie sottratte. Siamo lividi che non scompaiono, cicatrici che non si rimarginano. Anime in cerca di un posto da chiamare casa.
Però qualcosa nel corso del tempo è cambiata.
È successo che in mezzo a quel buio silenzioso e profondo, la speranza si è insinuata insieme a un sentimento fragile e al contempo tenace. È successo che è arrivato lui, il mio rapitore, con addosso la sua stanchezza, i suoi occhi distanti, tristi e freddi; con quel carattere feroce e quei gesti bruschi. È arrivato. Si è adagiato come un cerotto e non si è più strappato via dalla mia pelle. Ha medicato la mia vita quando credevo che non esistesse più una cura.
Quando ho avuto paura di non essere abbastanza, ho guardato i suoi occhi e ho pensato di esserlo. Lui è stato capace di vedere lo strappo che mi devasta il petto, con quei ricordi appesi a un filo sempre più sottile. Mi ha visto per quella che sono e non mi ha permesso di nascondermi. Ha continuato ad alimentare il fuoco che tengo dentro fino a farlo divampare.
Lui è l'unico. E ora lo so. Ora so che è lui. È solo lui. E lo sarà ogni giorno della mia esistenza. È lui, un frammento di anima capace di riportare in equilibrio questo cuore rotto che da sempre rischia di non battere più.
Non credevo che lo avrei mai amato.
Non avevo mai sentito niente di tanto forte per qualcuno. Mi spaventa a morte, ma non posso e non voglio smettere. Perché l'amore quando arriva non controlla se sei pronto o se hai il cuore ridotto in polvere e seppellito sotto strati di solitudine..."«Spero sia la lista delle cose perverse che intendi provare insieme a me, quella che stai scrivendo».
Un unico sussurro e il mio cuore a pezzi si ricuce smettendo di sanguinare. Asciugo la lacrima sfuggita al mio controllo, ripongo la penna, chiudo il mio diario e mantenendo un certo contegno, mi avvicino al letto.
Dante si è appena sollevato a metà busto. Sta seguendo ogni mio movimento come un falco, con quel sorriso che affiora sulla sua bocca intaccata dalle botte prese. Indossa la prova della violenza su quegli occhi verdi, crudeli, stanchi, la lotta per la sopravvivenza sulla pelle piena di segni evidenti, altri tenuti da sempre ben nascosti. Cerchi leggeri gli contornano sotto gli occhi ma è comunque lui, il mio Dante.
Non credo di essermi mai soffermata tanto sulla bellezza del suo aspetto fisico, presa com'ero a non cedere ai suoi colpi psicologici sferrati senza sosta. Mentre adesso, adesso riconosco la scultura perfetta che ho di fronte. Il magnifico quadro che ha un valore inestimabile per la mia vita. Ho il tempo di osservarne ogni singola curva, ogni pennellata e innamorarmi di ognuna di esse.
La stanza è interamente avvolta dal profumo della sua essenza. Un odore che sento parte di me, della mia pelle. È un morso ai sensi.
Dante è tante cose. Alcune belle altre brutte, molte semplici o difficili da comprendere. È buio e luce. È paradiso e inferno.
Con lui al mio fianco, la mia anima è in pace e il resto della vita non è altro che una sfida da accettare.
Chiudo gli occhi e respiro profondamente cercando di trovare la nota al sandalo, quella lieve di colonia costosa, il calore piacevole di una giornata di sole emanato dalla sua pelle.
Le sue dita macchiate dall'inchiostro, prive di anelli di cui sento la mancanza, mi sfiorano la guancia. Sono reali e le sento. Sento il calore e il peso del suo tocco su ogni parte del mio essere.
Facendo attenzione, mi circonda il busto con un braccio, ed io prendo ad accarezzare la sua testa, affondando le dita tra i suoi soffici capelli scuri; a lasciarmi attraversare dal calore del suo fiato, del suo corpo solido a contatto con il mio. Solleva la testa e mi raggiunge premendo la bocca sulla mia, per avere un bacio delicato.
Mi aggrappo alla sensazione di protezione che mi trasmette il suo gesto e, per la prima volta dopo giorni, mi permetto di sentirmi davvero al sicuro.
Siamo soli. Finalmente soli, in un mare calmo, non più prigionieri, non più in pericolo.
«Ciao», mi sussurra.
«Ciao», rispondo con emozione evidente nel mio tono che si spezza.
Dante avverte dolore all'addome e non lo nasconde di certo come avrebbe fatto i primi tempi per orgoglio. Sdraiandosi mi lascia lo spazio per posizionarmi accanto a lui. Ancora dolorante, trovo posto al suo fianco, e con una mano sotto il cuscino e una sulla sua guancia, sollevo gli occhi incatenandomi al suo sguardo.
«Allora?»
«La lista possiamo farla insieme».
Ride ed è il suono che tanto aspettavo di sentire dopo ore di profondo silenzio, paura e dolore.
«Davvero? Sicura?»
Il movimento delle sue labbra si trasforma e in pochi attimi torna quel sorriso sghembo che conosco bene. Ed è tutto mio.
Mi risulta ancora difficile accettarlo, mentre ogni singolo pezzo di me è un filo scoperto.
Formicola.
La mia pelle brucia, pizzica, il cuore mi batte frenetico nel petto.
Dante mi incornicia con delicatezza il viso tra le mani. In un attimo torna a farsi serio. «Ho dovuto mentire per così tanto tempo che adesso ho paura», ammette con un certo cipiglio. «Paura di non ottenere la tua completa fiducia. Paura di dovere ricominciare tutto da capo ed essere solo. Paura di commettere altri passi falsi. Paura di perderti, dannazione», gratta la fronte, in combutta. «So che ho sbagliato, tanto. So che dovrò fare ammenda, chiedere scusa ancora e ancora, ma sono un uomo egoista e non voglio perderti di nuovo. Io voglio sentire ancora il sapore dei tuoi baci, la pressione dei tuoi sguardi, il suono della tua voce per tutto il resto della mia fottutissima vita», si tira indietro cercando nei miei occhi qualsiasi risposta di cui ha bisogno. «La verità è che non ho avuto scelta e il senso di colpa mi sta dilaniando», confessa sgonfiandosi come un palloncino colpito dalla punta di uno spillo. «Io non volevo che fossi davvero in pericolo, ma è stato inevitabile e spero di ottenere il tuo perdono».
Nascondo il sorriso, e il groppo che mi si attorciglia in gola provo a ricacciarlo giù, al ricordo delle notti insonni passate i primi giorni di prigionia, a quegli attimi di cui ricorderò ogni singola parola e gesto.
«Perdonami, uccellino. Perdonami per l'inferno che hai dovuto affrontare», afferma con disperazione che va a mescolarsi a una profonda tristezza; forse anche a un pizzico di paura riguardo il nostro futuro.
«Stavo solo cercando di tenere in piedi i pezzi. Proteggere te e tutte le persone coinvolte, lo giuro».
«Dante», soffoco un singhiozzo di fronte al suo sguardo così affranto. Come può pensare di non essere importante? Anche lui ha rischiato, forse più degli altri dato il segreto che ha dovuto tenere per sé.
«Tu mi hai tenuta al sicuro anche quando negavi di avermi avvolta tra le braccia per salvarmi dal dolore. Non lo dimenticherò mai».
«Mi dispiace», ripete come un disco rotto.
Non deve chiedere perdono. Ma se è di questo che ha bisogno la sua anima per acquietarsi, allora lo farò. Perché lo capisco. Perché lo amo al di là di tutto.
«Devi solo affrontare la paura e smettere di pensare che sia stata colpa tua. Eravamo entrambi parte di un piano. Era inevitabile».
«Sarà difficile. Ma di una cosa però sono certo, sono sempre stato tuo, uccellino».
Non mi rendo conto di stare piangendo se non quando mi asciuga le lacrime e mi avvicina al suo petto. Il solido scoglio al quale mi aggrappo.
«Sei quello che il mio cuore ha sempre avuto paura di chiedere per non spezzarsi», dice in un sussurro roco.
Lo bacio e lo faccio con urgenza, con l'impeto di un desiderio che si intensifica a ogni respiro spezzato dall'affanno; con il bisogno disperato di averne ancora e ancora del suo tocco, della sua voce, del suo sapore e del suo odore. Mi stringo a lui più che posso, sentendolo ricambiare il mio gesto con la stessa fame, con lo stesso bisogno e ardore.
Non riesco a mettere a fuoco a causa delle lacrime che appannano il mio campo visivo ma di fronte a me, so di avere tutto.
Ricambio ogni suo movimento, sentendomi desiderosa e al contempo così vulnerabile di fronte al bisogno, al richiamo sempre più forte verso il suo corpo.
Dante ha la capacità di incatenarti, di farti tremare dalla passione. Dal senso di possesso che riesce a trasmettere con una sola delle sue azioni.
Sta cercando di trovare sollievo dal caos che sente dentro e che porta la mia firma incisa sopra. Lo sta facendo con il suo bacio.
«Ho capito così tante cose...»
«Vuoi dirmene almeno una?», mi incoraggia rubandomi ancora un minuscolo bacio a fior di labbra. «Non chiuderti».
«Ho avuto paura, così tanta paura». Un singhiozzo scuote il mio petto e si insinua sotto la sua pelle.
In risposta, stringe la presa baciandomi la testa. «Sono qui, uccellino. È finita. Finalmente è finita», mi rassicura passando la sua mano enorme lungo la mia schiena.
Mi nascondo nell'incavo del suo collo. «Tutto sommato, è andata bene», smorzo la tensione che si sta innalzando in questa camera dove siamo stati portati dopo avere lottato fianco a fianco contro Parsival e averlo fermato una volta e per tutte.
Risalgo piano, strofino il naso sulla punta del suo e le mie labbra sfiorano l'angolo della sua bocca provocandogli una scossa che mi raggiunge simultaneamente.
«Eden», gli sfugge il mio nome seguito da un ansito.
Sorrido a pochi centimetri dalla sua bocca e da quel peccato che ho intenzione di commettere. «Dante», mormoro il suo nome.
Il suo respiro si ferma. Freme restando a distanza di sicurezza dalla mia bocca. Le sue dita al contrario risalgono, raggiungono la mia nuca e affondano tra i capelli con la tipica sicurezza che non lascia scampo ai dubbi.
«Baciami», lo imploro, smaniosa di assaggiare la tenerezza che vedo riflessa nei suoi occhi.
Ma lui non risponde. So perché. Un solo bacio, potrebbe mandarlo in pezzi.
Su quel muro che ha creato per nascondersi ci sono ormai abbastanza crepe da rendere rischioso qualsiasi urto. Ma devo abbatterlo. Devo farlo sentire mio.
«Adesso so che non riuscirò a stare con un altro uomo. Non potrò trovare conforto in altre braccia, perché solo le tue sono capaci di farmi dimenticare il mondo mentre sta crollando. Perché sei in grado di sedare ogni traccia di dolore o rabbia. Mi fai sentire forte anche quando sono sul punto di cadere».
Si impossessa della mia bocca come se stesse dimostrando al mondo che gli appartengo e che gli incubi, il passato, tutto quanto deve stare alla larga o ci penserà lui a scacciare ogni demone, a strappare ogni pagina ingiallita per riscrivere qualcosa che sia solo nostro e che abbia un po' della felicità che ci è stata sottratta.
«Uccellino?»
«Sì?»
«Sai che da adesso in poi non dovrai più preoccuparti di niente?»
Mi allungo quando mi bacia la fronte per trattenere ancora un po' del suo calore sulla mia pelle. «Me lo prometti?»
«Ci sono io», sussurra stringendomi a sé.
Con la sua voce e la promessa di un posto sicuro, metà dei miei timori svaniscono come nebbia spazzata via da una folata di vento. Chiudo gli occhi e assaporo questo attimo come se fosse l'ultimo. Perché lui fa parte della mia vita. È qui. Non andrà da nessuna parte.
Risale lento e furtivo, proprio come un predatore con la sua preda, gioca con la mia gola lasciando lievi baci e morsi, mentre le sue mani si muovono, sfiorano la mia pelle e il sangue si indirizza in più punti sensibili del mio corpo.
Lo sento dappertutto. Dal basso verso l'alto. In ogni angolo in cui la sua bocca si sposta lasciando il segno. Vado a fuoco, e per un breve istante temo di potermi sciogliere.
«Siamo al sicuro adesso?», domando scivolando sotto il suo peso. La sua mano si ferma sul mio fianco. «Avrò tanto lavoro da svolgere per ripulire tutto il marcio, ma lo siamo. È davvero finita».
Mettendosi comodo mi accoglie tra le sue braccia. Il tutto dopo avermi regalato uno di quei baci che ti assemblano dall'interno.
«Posso farti compagnia?»
Comprende in fretta il significato della mia domanda. «Devi», non esita nel rispondere.
Siamo incastrati. Siamo una cosa sola, l'una tra le braccia dell'altro. C'è appartenenza. C'è possesso. C'è così tanto amore.
Con quel suo sguardo fisso riesce a togliermi sempre il fiato. Dovrei essere abituata, eppure succede lo stesso. Specie quando mi si avvicina cercando un contatto fisico, seppur delicato.
Nel momento in cui stringe la mia mano portandola al petto, non sento un solo brivido ad attraversarmi, bensì una corrente elettrica devastante.
Siamo qui, io e lui.
Sorrido. «Non cambiare mai, Dante Blackwell».
«Amami sempre così, Eden Rose».
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Cruel - Come incisione sul cuore
ActionFamiglia. Onore. Dovere. Non esiste altro nella vita di Dante, figlio minore della potente stirpe Blackwell. Non c'è amore. Non c'è felicità. Solo macerie e il gelo a scorrergli nelle vene. Perché il passato tempra, insegna e spinge a calcolare...