Capitolo 9 (3/3)

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Non ero pronto a parlare, non avevo messo chiarezza nei miei pensieri e non capivo assolutamente cosa mi stesse succedendo. Resta il fatto che tornai in camera molto più tardi di mezzanotte per la prima volta, avendo anche infranto quel patto tacito dove visto che Mattia, minorenne, in stanza doveva essere alle 12, io sarei stato con lui e con Dario. Dario che se la dormiva russando lievemente nel suo letto. Mattia invece, rannicchiato come un bimbo, faceva intravedere solo i capelli fuori da quel bozzolo di coperte che era e stava piangendo. Non avevo bisogno di vederlo per capire che era così, sentivo il respiro interrotto e lo conoscevo così bene da riconoscere gli spasmi del pianto.

Mi si spezzò il cuore. Cercai di fare finta di niente e di mettermi a letto. Cercai anche di provare a dormire ma una sensazione bruciante alla testa e agli occhi mi impediva di fare qualsiasi cosa. Mi veniva da piangere. Mi ritrovai a camminare piano verso il letto di Mattia e sdraiarmi accanto al bozzo di coperte.

"Matti non piangere"

"Vai via" e io sorrisi per la voce da bimbo che gli uscì spontaneo.

"Guardami" e lo sapevo che quando usavo quel tono, come incantato, Mattia ubbidiva sempre. E infatti.

"Oddio Matti" feci io iniziando a accarezzargli ogni punto della faccia rossissima su cui spiccavano due occhi grossi dal pianto, tristi da farmi male.

"Non sei tornato in camera a mezzanotte. Hai infranto il patto. Perchè mi consoli se sei tu che mi fai stare male? Perchè non ammetti che non te ne frega niente di me e basta!?" E la tristezza era stata messa da parte da un gesto stizzito che allontanò la sua faccia dalle mie mani.

"Mi importa di te"

"Ah figurati se non ti importava allora" fece lui con intenzione forse di sembrare nervoso e sarcastico ma ne uscì solo un singhiozzo strozzato.

"Mi importa" continuavo a ripetere in una litania di sussurri come se ripetere più volte la stessa frase gliela facesse conficcare in quella testolina dura.

"Ammettilo a te stesso e lasciami in pace"

E si girò dall'altra parte. Avevo come l'impressione che se non avessi insistito sarebbe davvero potuto finire tutto. Mattia era simpatico e tenero ma quando si intestardiva era la fine, se non dimostravi di tenere più a lui che al tuo orgoglio o gli prestavi poche attenzioni diventava permaloso da morire e si convinceva di quello che voleva lui. Avevo davvero paura mi mandasse a cagare una volta per tutte. E di certo non potevo permetterlo. Cosi mi misi sotto le coperte con lui, non dopo sue parole decisamente poco carine, e iniziai a passargli la mano sulla pancia.

"Mi dispiace Matti non volevo farti stare male mi dispiace"

Ma pare che il ragazzino li dopo una buona dose di lacrime si fosse inviperito all'improvviso e sempre dandomi le spalle inizio con discorsi sibilati a raffica.

"Io mi sento perso senza di te e tu pensi pure di venirmi a propinare delle fottute scuse, porca troia, ma come ti permetti, ma cosa credi sia un giocattolino? Non vuoi stare con me? Bene. Non devi farlo per pena, mi passa in due giorni e sarò come nuovo stai tranquillo e allontana la tua cazzo di mano da me. Fanculo fanculo fanculo"

E iniziò a dimenarsi per allontanarsi da me in quel pochissimo spazio che consentiva il letto.

"Matti fammi parlare cristo"

Ma lui continuava a straparlare a dimenarsi e stava pure alzando la voce. E io già avevo difficoltà a esprimermi di mio, figurati se un diciassettenne agitato mi interrompeva a ogni mezza parola. Cosi mi partì la brocca e la mano che prima gli accarezzava lo stomaco gli finì sul collo dove feci un leggere pressione.

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