Capitolo 5

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"MATTIA SANTO DIO È UNA MAGLIA ROSA MA CHE PROBLEMI HAI!?"

"È tanto difficile da capire? Non la voglio vedere, bruciala, buttala, strappala, incendiala e buttati tra le fiamme non me ne frega niente via dalla mia vista". Sussurrò un Mattia che sembrava ormai stanco anche solo per dire quella frase.

"Amore di mamma non ti arrabbiare dai, vuoi le orecchiette al sugo?". La mamma dei due ragazzi urlava dalla cucina mentre era intenta a cuocere il sugo con un grembiule azzurro e una espressione dolce che non riusciva comunque a nascondere la preoccupazione. Fin da quando erano piccoli i due cuccioli di casa erano abbastanza litigarelli ma in quel periodo il suo angioletto biondo, da sempre un ragazzo dolce e solare, era nervoso, insofferente e sembrava non riuscire a parlare con nessuno se non per affermazione velenose o domande retoriche. Il fratello del resto con il suo cinismo e la sua ironia di certo non aiutava.

La sua intenzione ovviamente non era quella di origliare ma non avendo ricevuto risposta e essendo che i ragazzi erano in sala e la sala era vicina alla cucina non potè fare altro che mescolare meno rumorosamente il sugo e abbassare il volume del televisore.

"Matti senti davvero che hai contro di me? Non ti va bene niente di quello che faccio. Dimmelo e basta. Me ne vado anche fuori dai piedi ma spiegami che cazzo ti prende" sbuffò Daniele, sguardo affranto, viso tanto simile a quello di fronte a lui se non fosse che quello del fratello era sempre pallido in quel periodo e un po smagrito vista la sua testardaggine nel non voler mangiare come si deve.

"Non capiresti"

E poi, dall'altra parte del divano, silenzio. C'era solo il corpo di Mattia, come se fosse un recipiente vuoto, con sguardo perso che fissava davanti a sé. Felpone nero troppo largo per il suo corpo e la sua dolce cagnolina sul grembo, come se si rendesse conto anche lei dell'infelicità del suo padrone.

"Ora che gli cavo le parole di bocca a questo faccio prima a chiamare direttamente la Maria de Filippi, Costanzo e pure la Ferilli" pensò Daniele, stupendosi comunque del riserbo del fratello. Mattia, per chi lo conosce bene, è in modo imbarazzante leggibile, un libro aperto, non sa tenere la bocca chiusa e dice anche ciò che non dovrebbe. L'improvviso mutismo del biondo era quindi del tutto inconcepibile, e non solo da Daniele.

Il pranzo domenicale a base di orecchiette al sugo comprendeva anche Saverio, il figlio grande, e la sua fidanzata in dolce attesa.

Era ormai una tradizione e nel salone grande, illuminato da ampie vetrate di una giornata piovosa, attorno al tavolo, tra una chiacchiera e l'altra, tutto sembrava tranquillo. Sembrava, perché la madre dei ragazzi, preoccupata della condizione del figlio di mezzo, accanto a lei, che ancora aveva il piatto pieno, gli sussurrò una preghiera affinché mangiasse.

Daniele era preso da una conversazione animata con il fratello maggiore che continuava a sostenere che la pasta al pesto fosse migliore della cacio e pepe, blasfemia per le orecchie del fratellino. Tutto accade velocemente.

Il padre, di solito mite e interessato solo alla politica e al calcio, con uno scatto si alzò in piedi e sbattè forte il piatto sopra la tavola, sporcando la tovaglia del cibo fuoriuscito e facendo sussultare tutti i presenti, tutti fuorché uno, l'unico a cui era diretto l'improvviso moto di ira.

"Porca puttana Mattia! Io non ho cresciuto un trimone, tua madre è preoccupata perché non mangi da giorni e tu come una ragazzina fai i capricci e le causi dispiacere! Quanto cazzo ci vuole a mangiare un piatto di pasto eh!? Mi vuoi far incazzare? Sei un egoista e basta, con tutti i sacrifici che abbiamo e continuiamo a fare per te tu ci causi anche dispiacere!? Non me ne frega un cazzo se ti manca l'amichetto, se i professori non sono bravi quanto vuoi, o se la fidanzatina ti ha lasciato, questa storia deve finire. Sei una vergogna per noi e per te stesso. E nemmeno hai il coraggio di guardarmi quando ti parlo!." E dopo questa sfuriata che fece trasalire tutti e fece scendere il gelo sulla stanza, se ne andò adirato sbattendo la porta del suo studio. Nessuno si aspettava una reazione del genere. Saverio era preoccupato per la sua fidanzata, già apprensivo di suo per la gravidanza, voleva evitarle ogni tipo di spavento. La madre dei ragazzi, Giulia, confusa, si mortificava non capendo che la colpa non fosse sua. Daniele d'altro canto si chiedeva se suo padre avesse fatto un corso per essere così stronzo e insensibile o se proprio ci fosse nato. L'ennesima sorpresa però fu Mattia che, a dispetto di ciò che tutti credevano, senza nemmeno versare una lacrima e con il solito sguardo apatico e vuoto, si costrinse a finire il piatto di pasta come per inerzia.

Mattia piangeva. Piangeva spesso. È sempre stata una di quelle persone che le emozioni le vivono al doppio della normalità e molto difficilmente sanno dominarle: la felicità è gioia, l'energia iperattività, il nervosismo ansia acuta, il fastidio schifo e la tristezza atroce sofferenza. Ma mattia quel giorno non pianse. Daniele solo quel giorno capì che se si varcava la soglia della sofferenza, ciò che rimaneva a Mattia per stare a galla era l'apatia.

Dopo qualche minuto il padre, ritornato un essere civile, si risiedette a tavola e facendo finta di niente riprese a mangiare e, si vede non contento, sganciò l'ennesima bomba.

"Quindi ci vuoi dire il perché di tutta questa sceneggiata?"

Non ricevette risposta, il biondo nemmeno lo guardò in faccia.

"Mattia sta male per la caviglia pa, non può ballare e sai quanto conti per lui. È solo un po fuori fase tra Amici, la caviglia e il resto. Non vi preoccupate davvero, deve solo riabituarsi a sta caciara di famiglia, ma credo che invece che meritarsi urla malcelate da rimproveri si meriti solo un po di comprensione." Intervenne Daniele, inviperito per l'atteggiamento del padre. E finalmente, dopo giorni e giorni, l'ombra di un sorriso apparve sul volto del fratello, per lui, per ringraziarlo di aver preso le sue difese. Daniele lo guardò e gli fece l'occhiolino, forse per fargli sapere che era dalla sua parte, forse per ricacciare indietro le lacrime che minacciavano di uscire.

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"Dopodomani vado a Napoli per una gita scolastica, farò in modo di incontrare Guido" affermò il ragazzo ancora prima che Alexia avesse il tempo di dire "pronto".

"È successo qualcosa?"

"Si siamo a un punto di non ritorno. Mattia si sta ascoltando i Negroamaro"

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