10. Sigaretta

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;)

«Mi sono rotto il cazzo!»

«A chi lo dici» risponde il buttafuori mentre incrocia le braccia al petto per la centesima volta negli ultimi cinque minuti.

Vieri fa per andargli addosso, ma io lo trattengo dal colletto della sua giacca di jeans, quando lui si gira con sguardo truce verso di me io gli ricordo «La violenza non è la risposta, tesoro».

Mette una mano sul mio polso e mi induce a lasciargli la giacca, ma una volta che io non lo tengo più non mi lascia, anzi adesso tiene il mio braccio lungo il fianco.

Vieri sospira di nuovo e, massaggiandosi la fronte, dice «Senti, sono Villabanks, per l'ennesima volta, ho parlato con il responsabile stamattina per accordarci per una serata»

«Non sei in lista e quindi non entri» risponde ancora lui.

Sbuffo, incrociando le braccia.

Quando avevo accettato di accompagnare Vieri in questa discoteca dimenticata da Dio per definire un suo probabile concerto, non avevo messo in conto che avremmo potuto non riuscire a entrare. Dopotutto lui è famoso, può fare il cazzo che vuole in teoria, no? Evidentemente no.

«Fanculo» dice Vieri, che dopo avermi lasciato il polso inizia ad avviarsi lungo il vicolo al lato della discoteca.

Io lo seguo, visto che non voglio rimanere da sola con il buttafuori, e quando Vieri sente il rumore dei miei tacchi dirigersi verso di lui, alza gli occhi verso di me.

«Che facciamo?» Gli chiedo, incrociando le braccia. Sono ancora seccata per il suo commento di stamattina e non mi spiego proprio perché ho acconsentito ad accompagnarlo piuttosto che rimanere a casa con Teo e Tanya. Guardarlo mentre si passa la mano tra i capelli mi ricorda perché: anche se una parte di me ce l'ha con lui, l'altra vorrebbe saltargli addosso.

La giacca di jeans gli sta dannatamente bene, gli fa sembrare le spalle più grandi di quanto già non siano.

«Mi devo calmare un attimo» mi dice, guardandomi soprappensiero.

Mi siedo sul marciapiede, sperando che il mio vestito copra abbastanza il mio culo per non farmi toccare la pietra. Lo fa a malapena.

Frugo nella mia borsetta, alla ricerca di una sigaretta.

Tiro fuori il pacchetto e dopo aver preso una sigaretta me la porto alle labbra. Torno a guardare nella borsetta cercando l'accendino.

«Ti serve?» Mi richiama Vieri, così alzo la testa verso di lui: mi sta porgendo il suo.

Annuisco e lui si abbassa verso di me, guardandomi negli occhi. Accende la fiamma e io mi avvicino con la sigaretta ancora in bocca. Lo guardo dal basso e noto che anche lui mi sta guardando, con occhi brucianti, e mi chiedo cosa stia pensando.

«Non sapevo che fumassi»

Io faccio un tiro, e dopo aver espirato dico «Non lo faccio spesso, ho questo pacchetto da mesi»

«Me ne offri una?»

«Certo»

Restiamo in silenzio per tutto il resto della mia sigaretta.

Dopo averla spenta, mi accorgo che Vieri mi continua a guardare insistentemente.

«Mi vuoi dire che ti prende?»

«Che intendi?»

«Mi guardi come se avessi una testa in più»

Lui butta la sua sigaretta per terra per poi spegnerla con il piede.

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