22. Carta igienica

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Doveva arrivare questo momento ed è arrivato :)

Rimpiangerete la carta igienica,

Eva





Le dita di Vieri si muovono lentamente sul mio braccio, mentre sono sdraiata a pancia in su sulle sue gambe.

«Posso sapere che favore ti hanno fatto?» Chiedo, dopo un pò che stiamo in silenzio.

«Eva... »

«Voglio solo capire»

Lui mi guarda pensieroso, come se stesse riflettendo sul modo per raccontarlo.

«Sai cos'è una retata?»

«Ho la faccia di una che sa cos'è?» Chiedo, confusa.

Lui ignora la mia domanda retorica, «È quando la polizia fa un arresto di massa» spiega, «loro mi hanno tirato fuori, pagandomi la cauzione»

Rimango in silenzio, attenta, mentre lui continua: «Se non avessi accettato il loro aiuto, i miei mi avrebbero ammazzato e poi mi avrebbero fatto smettere con la musica»

Annuisco, assimilando poco a poco tutte quelle informazioni, «Per cosa ti hanno arrestato?»

«Spaccio, piccoli furti, risse... Niente di eccezionale»

Inarco le sopracciglia «Avrei da ridire» dico ironica.

«Conosco gente che ha fatto molto peggio» ribatte lui.

Alzo le mani, «Per me questi sono già reati gravi: in quanto aspirante medico, la mia fedina deve rimanere immacolata, altrimenti non posso esercitare»

Lui annuisce, pensieroso, «Non sapevo questa cosa, ma ha senso, dottoressa» commenta, dandomi un buffetto sul naso.

Arriccio il naso, «E quindi hanno voluto qualcosa in cambio?»

Lui annuisce, facendo passare le dita dal mio braccio fino alla mia pancia.

«Cosa?»

«Una percentuale sui miei guadagni» risponde, atono, «e la possibilità di spacciare indisturbati ai miei concerti»

Deglutisco, «Sono quasi tutti minorenni ai tuoi concerti...»

«Lo so, pensi che non lo sappia?» Dice, frustrato, «È da un pò che penso a cosa fare per tirarmene fuori»

Mi alzo dalle sue gambe, mettendomi accanto a lui e poggiando la testa sulla sua spalla, «Ci deve essere un modo per far sì che ti lascino in pace»

«Da quando ho messo in chiaro che non volevo più farmi la situazione è visibilmente peggiorata: prima mi tenevano buono con la droga, mi davano tutto quello che volevo, e io come un coglione tornavo sempre da loro.» Sospira, esausto, «Ti ricordi la prima volta che ti ho vista?»

«Oh certo, mi hai urlato addosso e avrei voluto prenderti a mazzate» replico, guardandolo male.

Lui sorride, «Avevo appena messo in chiaro che non volevo più droghe da loro e poi ti ho vista e ho pensato "Ma chi è lei? Devo assolutamente parlarle"»

Sento il cuore battermi un pò più veloce dopo quella frase.

Mi accoccolo nell'incavo del suo collo, mentre lui continua: «Adesso non sopportano che non possano più controllarmi così e quindi stanno passando ad altro»

«Stanno passando a ciò che ti è caro» mormoro tra me e me.

Vieri mi cinge le spalle con il braccio, «Devono solo azzardarsi a torcerti un capello» minaccia, con una voce estremamente bassa.

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