21. Divano

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Lo avete voluto, e lo avete avuto ;)

Eva


Vieri resiste letteralmente altri cinque minuti, dopodiché dice al cameriere «Vorremmo il conto, e... vuoi portare a casa ciò che è rimasto?», io annuisco, «Si ecco»

Il cameriere sembra stranito, ma non fa questioni e dopo poco poggia il conto sul tavolo insieme a una busta da take-away. Nello stesso momento scattiamo verso il conto, ma lui è più veloce di me e, senza neanche guardare il totale, mette alcuni pezzi da cento sul tavolo e si alza.

«Andiamo?» Mi chiede, con un tono dolce, ma al contempo impaziente.

Io annuisco e mi alzo, seguendolo. Subito dopo mi affianca, poggiandomi una mano sulla schiena, e sento un brivido lungo tutta la spina dorsale a quel suo tocco.

Durante il tragitto in macchina prendo coscienza piano piano di quanto tensione si sia accumulata tra noi due e per distrarmi guardo fuori dal finestrino, tenendo la busta sulle gambe.

«Tutto okay?» Mi chiede Vieri. Con la coda dell'occhio percepisco il suo sguardo preoccupato.

«Dovrei chiederlo io a te, visto che sei passato già due volte con il rosso» gli faccio notare, voltandomi verso di lui.

«Non mi interessa» dice, facendo spallucce, anche se sembra un pò irrequieto, «Vorrei... stare un pò da solo con te, a te va?»

Percepisco tutti i messaggi subliminali che ha quella domanda, «Si»

«Bene» commenta, tamburellando con le dita sul volante, «Casa mia è qui vicino, non è nel migliore degli stati, ma mi piacerebbe portartici»

Non so cosa mi aspettassi di preciso, ma decisamente non un attico luminoso e con mobili tutti bianchi.

Mi guardo intorno, curiosa dello spazio in cui Vieri vive: ci sono mixer, cavi e microfoni sparsi per il soggiorno insieme a posacenere e accendini.

Riconosco anche alcuni dischi attaccati al muro sopra al pianoforte.

Vieri posa le chiavi sul mobile accanto alla porta, per poi rimanere a osservarmi mentre do un'occhiata in giro.

«Non sapevo suonassi il sassofono» dico indicando una custodia lasciata aperta, vicino al divano.

«Non lo suono da un pò in realtà»

«Vuoi farmi sentire qualcosa?» Chiedo, accomodandomi sul divano.

«Certo, ma prima...» si sfila la camicia tirandola accanto a me, «Ho caldo»

«Fa' come se fossi a casa tua» dico, ironica.

Lui poggia le dita sui tasti dello strumento e inizia suonare. Resto ammaliata da come le sue mani si muovano e dal suono perfetto che riescono a creare.

Vieri mi guarda intensamente mentre suona, chiudendo ogni tanto gli occhi per concentrarsi. Intreccio le dita delle mani e ci poggio sopra il mento, godendomi la vista di questo ragazzo splendido a torso nudo.

Forse è la musica (o il fatto di essere entrambi così frustrati), ma l'atmosfera diventa elettrica.

«Se due mesi fa mi avessero detto che avrei suonato il sassofono per la ragazza più sexy del mondo, non ci avrei creduto» dice, dopo un pò.

Io mi guardo intorno, «E dove sarebbe questa ragazza?»

«Sei tu, cretina»

Alzo gli occhi al cielo, «Devi specificare, potrei fraintendere» dico, ovvia.

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