23. Toxic

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Una parola: TOXIC ;)

Buona lettura,

Eva


«Quindi fammi capire» dice Tanya per (spero) l'ultima volta, «tu hai invertito le chat, ha capito che si trattava di lui e si è arrabbiato»

Io rimango distesa sulla pancia con la faccia affondata nel cuscino, «Arrabbiato è un eufemismo, era ferito e incazzato» dico, anche se la mia voce è ovattata, «E adesso mi odia»

«Non ti odia»

Alzo la testa, per guardarla in faccia, «E tu che ne sai, scusa?»

«Lo so perché è un sottone quando si tratta di te» spiega, incrociando le gambe.

«Non credo che mi perdonerà, Tanya»

«E tu che ne sai, scusa

Sbuffo, «Non credo che-»

«Ma almeno gli hai detto cosa provi per lui?»

«Eh?» Chiedo, spaesata.

Lei sbuffa, alzando gli occhi al cielo, «Ti lamenti che lui non definisce la vostra relazione, ma tu quand'è che ti sei sbilanciata a proposito dei tuoi sentimenti?»

Resto a fissarla, poi grugnisco, «Io odio quando hai ragione, lo sai?»

«No, ti correggo, odi quando hai torto» precisa, alzando gli angoli della bocca.

«Va bene, va bene, non ho mai parlato di cosa provo nei suoi confronti, ma adesso non è troppo tardi, secondo te?»

«Meglio tardi che mai» ribatte lei, facendomi un cenno con la testa.

Sto per replicare, ma la porta di camera mia si spalanca, «Eva, hai per caso visto... Oh ciao Tanya»

Tanya si sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, «Ciao Teo»

I miei occhi rimbalzano confusi tra la mia amica e mio fratello, mentre quest'ultimo mi chiede «Hai visto il mio completino del calcetto? Greta non sa dov'è»

Scuoto la testa, «Vai a giocare con i tuoi amichetti maranza?» Chiedo, sfottendolo.

Mio fratello si appoggia con la spalla alla porta, «Veramente Villa mi ha invitato a fare una partita con dei suoi amici,» risponde, prendendomi in contropiede, «volete venire?»

«Ah si?» Chiede Tanya, alzando le sopracciglia. La sua espressione mi fa intuire che abbia qualcosa in mente.

«Veniamo con te» annuncio io, balzando giù dal letto.

Non so esattamente come la gente si diverta a guardare dei ragazzi che corrono dietro a una palla, ma io comunque, mi sto concentrando sull'unico di cui mi importa: Vieri corre da un lato all'altro del campo da calcio, con due codine in testa che sono adorabili.

Ci siamo scambiati un'occhiata non appena è iniziata la partita, poi non mi ha più guardata.

Adesso che è finito il primo tempo, mi sono piazzata vicino la panchina, aspettandolo.

Lui mi vede quasi subito e viene direttamente verso di me, «Ciao» dice, ma dal tono non riesco a decifrare se ce l'abbia ancora con me.

«Ciao» rispondo, «Volevo parlarti»

I suoi occhi su di me mi mettono terribilmente in soggezione.

«Certo, andiamo», mi prende per il polso e mi tira dentro lo spogliatoio fino a uno stanzino dove ci sono secchi e scope. Ottima location.

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