II.

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I primi giorni di agosto trascorrono in uno stato catatonico. Mi maledico per aver nuovamente creduto che potessi trovare la felicità, invece, eccomi di nuovo con un pugno di mosche in mano.

Non mi ero innamorato di Fabio, non ancora, ma stavo già sviluppato dei sentimenti nei suoi confronti.

Ha provato a cercarmi, mi ha persino fatto un'imboscata sotto casa, ma gli ho urlato di andar via e di non cercarmi mai più.

Ho chiesto al mio capo di bypassare il suo libro ad un altro, perché non la sentivo. Ovviamente, non l'ha presa bene e ora, per punizione, sono rilegato a leggere e a compilare scartoffie, che nemmeno quando ho incominciato a lavorare lì.

I miei amici provano a tirarmi su di morale, specialmente Alessio che si sente in colpa per avermi detto quelle cose che, alla fine, si son rivelate quasi tutte veritiere.

Una domenica mattina, sento i trilli del telefono, i miei amici stanno scrivendo sul nostro gruppo, ma non ho voglia di sentire nessuno. Voglio solamente poltrire a letto, a guardare film scadenti ondemand e riempirmi di schifezze fino a diventare un obeso brufoloso.

Qualche ora più tardi, sento suonare al campanello. Mi alzo e vado ad aprire. Eccoli lì, tutti e tre i miei amici che mi fissano preoccupati.

"Perché non rispondi ai messaggi?" Mi domanda Alessio in ansia." Ci hai fatto prendere un bello spavento." Mi rimprovera Paolo.

"Per poco non abbiamo chiamato la polizia. Già pensavamo al luogo in cui ti eri ammazzato." Dice, gentile come sempre, Gianni.

"Avrò il cellulare scarico." Rispondo vago. Vorrei che se ne andassero, ma quelli piombano in casa e non hanno intenzione di schiodare. Mi rassegno.

Paolo guarda il disordine in giro.

"Ma quando è passata l'ultima volta che hai dato una pulita?" Mi domanda un pò schifato. Gianni si avvicina a me e mi odora. "O che ti sei lavato."Sentenzia.

Alessio indossa dei guanti gialli da cucina (ma da dove li ha tirati fuori?) e si rivolge agli altri due: "Mettiamoci all'opera."

Io provo a dissuaderli, ma loro sono più testardi di un mulo.

"Senti, perché non vai a farti una bella doccia? Magari, falla durate qualche ora." Mi suggerisce Gianni.

"Non ho voglia. Non vi offendete, ma vorrei rimanere solo."

"No, ti abbiamo dato già tanto spazio, è arrivato il momento di agire. Adesso, ti lavi e dopo riceverai una sorpresa." Mi anticipa Alessio.

"Che sorpresa?" Sono curioso.

"Prima lavati." Mi bacchetta Paolo.

Più per la curiosità che per il bisogno di darmi una lavata, vado in bagno e mi doccio.

Devo ammettere che, subito dopo, mi sono molto meglio. Mi asciugo i capelli e indosso dei vestiti puliti e più consoni del pigiama lercio.

Quando vado in salotto, mi accorgo che la casa sta splendendo e profuma di pulito.

"Ricordatemi di stare giù più spesso, così mi venite a pulire casa."

Paolo si avvicina e mi sorride. "So che in questi giorni sei stato giù per via del malato di mente, ma guarda il lato positivo, ovvero che ti sei evitato una pallottola."

Ha ragione, ma al momento non riesco ad esserne tanto felice.

"Siediti che ti mostriamo una cosa." Dice Alessio. Io faccio come dice e mi siedo sul divano. All'improvviso, tira fuori dei biglietti aerei dalla tasca dei suoi pantaloni.

Quando Il Sole TramontaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora