- capitolo 18 -

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La mattina seguente erano tutti pronti per partire. Allison fece un rapido giro della casa cercando dinon mostrarsi troppo sentimentale, ma quella sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrebbe vista, l'ultima volta in cui avrebbe visto Sunset Ville. Strinse forte il diario contro il petto e cercó di convincersi di non appartenere a quel posto, e d'altronde la scelta di passare gli ultimi giorni alle Hawaii era stata sua. All'ultimo momento, subito prima di uscire, decise di portarsi dietro le chiavi della sua amata Jeep che di certo non poteva portarsi dietro. Raggiunse i suoi amici nell'ingresso e passó per un ultima volta le dita sul legno bianco della porta prima di girare la maniglia. Una volta usciti peró trovarono una macchina nel vialetto che Allison conosceva ormai bene: un Suv grigio metallizzato perfettamente lucidato su cui era salita fin troppe volte. Le portiere si aprirono e ne scesero un uomo e una donna con delle evidenti cicatrici chele percorrevano la guancia destra e le braccia. La ragazza si fece scura in volto, come se la nostalgia e tutto il resto avessero lasciato posto solo ad un senso di amarezza e rancore indescrivibile. Sara soggignó mormorando << é il karma >> mentre Alvin le stringeva forte la mano cercando di trattenerla. << Ally, tesoro, come stai? >> chiese l'uomo. La ragazza non rispose e strinse forte i denti sforzandosi di non andare a fuoco. << Visto che tra poco é il tuo compleanno abbiamo pensato di venire a trovarti >> aggiunse la donna che non riuscí a nascondere un lieve tremito nella voce, evidentemente quelle che le avevano spacciato per allucinazioni la spaventavano ancora. Ogni tentativo da parte dei ragazzi di trattenerla o di calmarla fu del tutto inutile, si diresse a passo deciso in direzione dei genitori adottivi e solo dopo avere preso un bel respiro riuscí a parlare. << Mi avete abbandonata! >> La sua voce era sempre piú sottile e acuta come se stesse per spezzarsi da un momento all'altro. << E ora tornate dal niente, ma no, no >> le veniva da piangere e non riuscí a ricomporsi, le lacrime ormai le rigavano le guance. << Eravate tutto ció che avevo e ve ne siete andati, ma sapete che cosa vi dico? Non contate piú nulla per me, voi non siete la mia famiglia! >> Ricordó quanto aveva sofferto quando erano partiti, di essersi sentita sola, ma ora non lo era piú, sapeva la veritá e aveva ancora una famiglia, doveva essereforte e chiudere con il passato. << Avete fatto un viaggio a vuoto >> disse calmandosi. Le lacrime ormai si erano seccate e la voce non lasciava piútrapelare la minima emozione << ci si vede all'inferno, prima o poi >>. I signori Blooms rimasero immobili a fissarla non sapendo che cosa dire mentre attraversava il vialetto di casa apasso rapido, seguita dai suoi amici. Margaret cercó lo sguardo di Sara sperando di avere una risposta, ma la ragazza guardava altrove.

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L'aereo decolló e a poco a poco Sunset Ville divenne sempre piú piccolo, solo un puntino lontano, poi fu la volta dell'intera Las Angeles. Allison appoggió una mano contro obló sentendoil freddo del vetro sotto ai polpastrelli penetrarle dentro facendola quasi rabbrividire. Si costrinse aritrarre la mano e a chiudere gli occhi, poi appoggió la testa sulla spalla di Alvin nel tentativo di addormentarsi.

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Era tranquilla, addirittura felice di quella felicitá innocente e pura di chi non aveva mai sofferto, dichi non sapeva che cosa fosse il male, quella dei bambini. Sentiva l'erba sotto ai piedi solleticarla, stava correndo e saltellando. Poi di colpo tutto intorno a lei inizio a girare vorticosamente, ma senza trasmetterle alcuna ansia, come se fosse la normalitá. Si ritrovó poi a sedere sotto un grande albero dai fiori rosa, non piú bambina, macresciuta di qualche anno, provava sempre la stessa identica felicitá. Si rese conto di non esseresola quando una mano andó a tentoni alla ricerca della sua, e lei spontaneamente la strinse forte, poi qualcuno la prese per un braccio, era una mano ruvida e grossa, quella di un adulto e di colpo venne come sbalzata fuori, si ritrovó ad essere solo una spettatrice di quanto stava per succedere. L'uomo la tiró su di peso, era un guardia celeste, non le diede spiegazioni. Un'altramano ruvida la prese per il braccio con il quale teneva ancora la mano di Rafael e cercó di farle mollare la presa. Anche il ragazzo si alzó e cercó di allontanare le guardie, ma in vano. Iniziarono a trascinarla via e a poco a poco le loro mani si dovettero lasciare. Allison si dimenava e scalpitava cercando di liberarsi come se sapesse quello che stava per succedere, ma non ci riuscí.

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Si risevglió di soprassalto con la fronte imperlata di sudore, era stato solo un brutto flashback di uno di quei momenti a cui non pensava mai ma che la assalivano sempre durante il sonno, quando era piú vulnerabile. Finse che non fosse successo nulla come faceva sempre. Era nei momenti come quello che si faceva delle domande, che si chiedeva il perché di tutto quelloche le era successo, il perché di tutta quella sofferenza che cercava di accantonare con tutte lesue forze, che la faceva sentire umana. Il resto del viaggio fu abbastanza tranquillo, anche se la ragazza stava iniziando ad accorgersi di non essere felice di tornare a casa e di rivedere suo padre come avrebbe dovuto, dopo l'emozione erano arrivati i dubbi, troppi dubbi l'uno peggioredel precedente. E se suo padre fosse solo un mostro incapace di amare? In fin dei conti sulle credenze mortali inerenti al diavolo doveva pur esserci un fondo di veritá... Perché non aveva mandato un vero e proprio esercito a cercarla? Perché ci aveva messo cosí tanto tempo a trovare un modo per fare uscire i suoi demoni dall'inferno? E soprattutto... se non fossero stati l'uno ai livelli delle aspettative dell'altra che cosa sarebbe successo? Anche l'idea di scendere all'inferno non le piaceva piú di tanto, sapeva bene che quella che aveva una gran voglia di poter chiamare casa era in realtá una prigione da cui non sarebbe mai riuscita a scappare. Era davvero pronta a rinunciare al calore del sole sulla pelle? E alla sensazione del vento tra i capelli? E all'oceano che tanto amava?La casetta sulla spiaggia che Alvin aveva detto diaver prenotato era molto carina, peró non vi era nessuno ad accoglierli e la porta non era chiusa a chiave, come se la casa fosse stata semplicemente abbandonata. Allison non fece domande di cui non volesse sapere la risposta. La villetta era su tre piani e fatta interamente inlegno marrone chiaro; sulle pareti c'erano tante grandi finestre dai vetri perfettamente puliti e il cortile era costituito da una parte di spiaggia recintata con una staccionata nel quale si trovava un grande tavolo con le panche e alcune palme dacui pendevano delle amache di tela bianca. Anche gli interni erano interamente in legno e il soggiorno era completamente verandato e ben arredato; era uno di quei posti che sembrava uscito dalle pubblicitá delle agenzie di viaggi. Ci fu qualche problema nella suddivisione delle camere da letto perché Sara aveva sempre da    lamentarsi: non voleva condividere la stanza ne con Dakota ne tanto meno con Summer (e la cosanaturalmente era reciproca), non voleva che fossevicina a quella di Alivn ed Allison e doveva avereper forza di cose il terrazzo vista mare e il letto a baldacchino, in piú doveva essere attaccata a quella di Rafael. Alla fine peró, dopo essere stata minacciata di venire sbattuta fuori, si dovetteaccontentare di una camera senza balcone in fondo al corridoio. Il resto della giornata trascorse tranquillamente, anche se Summer era sicura che le stesse succedendo qualcosa di strano che non sarebbe dovuto accadere, qualcosadi nuovo che cercava di scacciare dalla mente mache vi si doveva essere ancorato con delle radicibelle resistenti.

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