- capitolo 20 -

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Erano tutti ignari di cosa stesse succedendo e nessuno si era preoccupato dell'assenza di Sara, era la vigilia del compleanno di Allison e avevano ben altro a cui pensare: organizzare una festa a sorpresa epica. Dakota aveva subito preso il comando organizzando tutto e suddividendo icompiti mentre Alvin pensava a tenere la ragazzail piú lontano possibile. Passarono tutto il pomeriggio a preparare le decorazioni e i cocktail; avrebbero festeggiato in spiaggia e invitato tutta la cittá anche se non conoscevano nessuno a Honolulu.

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Sara, dopo qualche ricerca, riuscí a trovare una chiesa che facesse al caso suo, non era ben nascosta come quella di Sunset Ville, ma era comunque in una via abbastanza lontana dal centro da cui non passava quasi nessuno. Aveva con se il sangue, di sei vittime sacrificali come richiedeva il rituale; procurarselo era stata la parte peggiore e a ripensarci continuava a sentirsiorribile, ma ormai ció che era fatto era fatto.Disegnó la stella, accese le candele ed aspettó che la luce lunare entrasse dalle finestre. Era giunto il momento, il cuore le batteva cosí forte da impedirle di sentire qualsiasi altro rumore, sapeva che una volta fatto non poteva tornare indietro, ma era pronta a rinunciare ad una buonaparte dei suoi poteri, era accecata dal dolore e non aveva niente da perdere. Inizió a ripetere a bassa voce una cantilena incomprensibile, e infine si fece un taglio sul palmo della mano usando una scheggia di vetro che aveva trovato e intinto nella cenere in modo tale che la ferita restasse aperta. Strinse forte il pugno facendo sgocciolare il sangue a terra, faceva male, era la prima volta che le capitava di ferirsi, ma il sangue di un angelo era l'ultimo ingrediente del rituale. Le linee rosse che definivano i contorni del pentacolo presero fuoco e una luce rossa ed accecante la costrinse a chiudere gli occhi. Poi una vampata di aria calda la travolse e le si insinuó nei polmoni. Bruciava, era come se stesseandando a fuoco dall'interno, si sforzó di non urlare per non attirare attenzioni indesiderate, poifiní tutto esattamente come era iniziato. Dovette sbattere un paio di volte le palpebre e le ci volle un po' per riuscire a vedere chiaramente. Davanti a lei c'era una donna alta e mora, con quegli inconfondibili occhi neri. << Lilith >> mormoró. << Sei stata brava ragazzina, lo devo ammettere >>. Restarono nella chiesa, Lilith non poteva farsi vedere in giro e dovevano escogitare un piano, in piú Sara era molto debole, faceva addirittura fatica a reggersi in piedi e la testa non la smetteva di girarle. << Dimmi ragazzina, tu conosci bene Allison, Selina o come diamine si fachiamare, giusto? >> Annuí in silenzio. << Bene,bene, allora mi devi dire il suo punto debole, cosapotrebbe farla cedere a tal punto da consegnarsi al Consiglio? >> Per un istante le si raggeló il sangue nelle vene, doveva pensarci e doveva risponderle, andare fino in fondo, ma c'era una chissá quale parte di lei che non voleva farlo, la parte che nonostante tutto voleva ancora bene adAllison. Voleva solo una piccola rivincita, non la voleva uccidere, questo era troppo, ma ormai sapeva bene di non potersi tirare indietro, ormai il danno era fatto. << Sunset Ville >> sussurró con voce roca . Detto ció si alzó e si diresse versoil vecchio portone di legno barcollando vistosamente e uscí dalla chiesa con le mani e ivestiti impiastricciati di sangue, suo e non suo; il suo compito era giunto al termine.

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