Capitolo. 1 Al di là dell'orizzonte.

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Perla, ogni momento libero, scorrazzava libera lungo la riva del mare.
Lontano da una famiglia, troppo ingombrante.
Rifugiandosi davanti al mare.
Si sentiva più sicura, vicino ad una casa circondariale che a casa sua!

Ciro, come sempre era finito in isolamento e trascorreva le sue giornate, appoggiato alle sbarre di quella finestra

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Ciro, come sempre era finito in isolamento e trascorreva le sue giornate, appoggiato alle sbarre di quella finestra.

Aveva un turbamento nell'anima, che lo manifestava nelle botte ai suoi colleghi detenuti.

L'isolamento dicevano, serviva per sognare e pensare.
Per questo furbamente, si era portato con sé una bustina di erba.
Misé le mani fuori dalle sbarre, per respirare e sentire con le mani, l'atmosfera che si muoveva al di là dell'orizzonte.

Si stava rollando una canna, per rilassarsi e mettere a tacere quell'evento che l'aveva tanto scombussolato.
Quel crimine commesso, non lo abbandonava mai, notte e giorno.

Flashback
:<<Francé me vu sparà?
Ah?
Me vu sparà?
(Francesco mi vuoi sparare?
Ah?
Mi vuoi sparare?) >> disse il giovane Ricci, battendosi il petto.

Francesco, puntò la pistola verso Ciro, scuotendo la testa.
:<<La vita è na merda Cirú.
Le femmen so tutte zoccole.
Nu te piglià collera.
(La vita è una merda Cirú.
Le femmine sono tutte zoccole.
Non ti prendere collera.) >> disse senza emozione Francesco.
:<<Spara.>> urlò furioso Ciro.
Francesco, puntò la pistola che era scarica.
Così in un impeto di rabbia, il giovane Ricci, sparò contro, la persona che più si fidava al mondo.
Francesco si accasciò e Ciro, lo finì, mentre gli ordinava di guardarlo negli occhi.
Poi lo abbracciò, in lacrime.
Sembrava la pietà di Michelangelo.

Gli occhi di Francesco, prima di sospirare per sempre, lo tormentavano notte e giorno.

Solo il canto che proveniva al di là dell'orizzonte, riusciva a tranquillizzarlo.

Il giovane Ricci, di proposito, combinava qualche effrazione per essere messo in isolamento.

Era, ipnotizzato come Ulisse con le sirene, da quel dolce canto.
Sentiva il cuore più leggero, quando nell'aria rieccheggiavano le note delicate e armoniose.

Di una donna o forse di una ragazzina.

Di solito dormiva o fumava erba

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Di solito dormiva o fumava erba.
Ma sentiva i suoi passi, quando arrivava.
I passi della voce melodiosa e senza volto.
Sentiva il modo in cui lei smuoveva le onde e la sabbia.
Allora, capiva che arrivava, se era sveglio, chiudeva gli occhi.
Se stava dormendo, si svegliava e si metteva una mano sul cuore.
Era pronto ad ascoltare, quella voce.

La voce, che lo faceva sentire di nuovo vivo.

Lei, si sedette sulla riva, con il suo gatto Melody.
Mentre iniziò ad intonare un canto e le lacrime, le rigavano il volto.

:<<Forse non sai quel che darei
Perché tu sia felice
Piangi lacrime di aria
Lacrime invisibili
Che solamente gli angeli
San portar via. >>

Poi all'improvviso Melody, iniziò a fuggire come una scheggia.
Mentre Perla, lo seguiva.

Il gatto furfante, si rifugiò proprio davanti alla cella del giovane Ricci.
Iniziando a fare le fusa.

Ciro ridacchiò e gli accarezzò il pelo, attraverso le sbarre.

Poi sentì una voce delicata e da ragazzina, che urlava un nome buffo.

:<<Melody.
Dove sei?
Melody? >> urlava a gran voce, Perla.

Poi si avvicinò vicino al muro pericolante del carcere e lo vide vicino alla cella di un detenuto.

Ciro, si nascosé nella penombra, per non farsi vedere.

E poi la vide.
Una ragazzina selvaggia, dalla chioma lunga e mora.
Un visino buffo e due occhi luminosi come il faro.
Era meravigliosa.
Una meravigliosa creatura.

Perla, si sentiva osservata, così si scostò per guardare meglio

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Perla, si sentiva osservata, così si scostò per guardare meglio.

:<<Chi sei?
Lo so che mi stai osservando! >> urlò spaventata Perla.

:<<Un povero diavolo. >> disse Ciro, nella penombra senza farsi scorgere.

Lei, indietreggiò spaventata.

Ciro, mantenné la calma, senza sfiatare.

Se fosse stato qualcun altro, avrebbe già dato di matto.
O si sarebbe divertito a spaventarla, ulteriormente.

Attraverso quel canto di dolore, Ciro aveva capito che era ombrosa e spaventata, che conosceva la paura, che qualcuno le aveva insegnato la diffidenza.

Flashback

Perla, a dieci anni.

:<<Sei un peso.
Un fallimento.
Nemmeno parli.
Canti solamente. >> disse suo padre, tirandole i capelli.
:<<Sei come quella troia di tua madre. Qui farai la sguattera.
Tanto, da una cameriera, può solo uscire un'altra serva. >> disse Annabelle, mentre spegneva sul braccino esile di Perla, la cicca della sigaretta.
:<<Vittima di stupro? >> disse Annabelle ridendo.
Poi aggiunse
:<<A tua madre, piaceva essere presa a novanta dal suo padrone di casa.>>
Poi la rinchiusero in ripostiglio.

Lontano da loro.
Così potevano scopare e trasgredire in salotto.

Perla, chiuse gli occhi e iniziò a cantare.
La musica le permetteva di viaggiare, pur restando costretta in una casa di gente spietata.

Con lo stupratore di sua madre, un ricco e facoltoso ingegnere edile.
E sua moglie, una donna altezzosa e spietata.
Frustrata a causa della mancanza di fertilità.
Frustrata perché non aveva mai potuto dare un figlio legittimo ad Alberto Ricciardi.
Per questo odiava da morire, l'unica Ricciardi presente sulla faccia della Terra.
Figlia di uno stupro.
Alberto aveva violentato Ines, la madre di Perla.
Durante uno di quei momenti, in cui la ragazza si occupava di tenere pulito e in ordine la villa.

𝑵𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒑𝒆𝒏𝒐𝒎𝒃𝒓𝒂. 𝑪𝒊𝒓𝒐 𝑹𝒊𝒄𝒄𝒊 // 𝑴𝒂𝒓𝒆 𝑭𝒖𝒐𝒓𝒊.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora