Capitolo. 31 Ci sei solo tu.

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Rosa era al cellulare tremante.
Aveva risvegliato la rabbia, di suo fratello Ciro.
A volte, si faceva odiare da lui, poiché era troppo protettiva e gelosa.
In passato a Ciro, faceva piacere, perché significava levarsi di torno, le zoccole che si chiavava e di cui puntualmente, non ricordava il nome.

Ora era diverso, c'era Perla.

La sua Perla.

Lei, non era una poco di buono, opportunista, non era una ragazza di cui liberarsene.

Era la donna della sua vita e aspettava suo figlio.

Silvia, nel frattempo in cortile, aveva approfittato per raccogliere un oggetto personale di Ciro, che aveva dimenticato sulla panchina.

Con quell'oggetto in pugno, Ciro sarebbe stato suo o almeno di nessuna.

Rosa, composé nuovamente il numero di cellulare di Ciro.
:<<Ciro.
Scusami.
Risolvo tutto. >> disse Rosa, sull'orlo di una crisi di nervi.
:<<Avvisala, tu, ch'ella zoccola della cumbagna toia.
(Quella zoccola dell'amica tua.)
E forse ti perdono.>> disse Ciro, al cellulare.
:<<Ci vediamo domani ai colloqui. >> disse Rosa, con tono triste.
Ciro, furioso, chiusé la chiamata, senza rispondere.

Poi si sedette sul davanzale della finestra, mentre guardava il mare.
Pensava a lei, costantemente, era una dolce ossessione.

Anche Perla, nella sua stanzetta, nel quartiere di Forcella, pensava a lui, costantemente, mentre si accarezzava il ventre ancora piatto, fantasticando sul sesso del feto e su chi potesse assomigliare il nascituro.

Rosa, chiamò al cellulare Silvia.
:<<Ascolta Silviè, era uno scherzo.
Stavo scherzando.
Non ti avvicinare più a mio fratello, ha una moglie ed è incinta.
Hai capito?
Te scassà a cap, se o faij.
(Ti spacco la testa, se lo fai.) >> disse  minacciosa Rosa.
:<<Non ti preoccupare.
Ciao amò. >> mentì Silvia.

Mentre suo padre Don Salvatore e suo fratello, ascoltarono la conversazione.
Rosa si voltò, verso di loro, ignara che avessero sentito tutto.
:<<Posso spiegare. >> disse Rosa nervosa.
:<<È già un passo avanti.
Risolvi.>>
Poi aggiunse
:<<Domani ti comporterai bene con tua cognata.
È un ordine. >> disse suo padre, uscendo.
Rosa annuì.
Mentre si diresse alla postazione delle unghie, facendosi una manicure.

Era la sua passione.

:<<Io vado a trovare Perla.
Ciao mà. >> disse Pietro.
:<<Aspetta.
Porta questo ciambellone alla Nutella.
Ho sentito da sua madre, che lo adora.>> disse Donna Mina.
Pietro si protesé per afferare il ricipiente con il dolce.
Donna Mina, gli diede un bacio sulla fronte.
Pietro, risé imbarazzato.
:<<Vado, devo anche sistemare una questione con Don Attilio. >>
:<<Ciao amore di mamma. >> disse Donna Mina.

Pietro, in realtà sapeva che oggi si sarebbe ritrasferita Carmela dai Conte.
Edoardo era inflessibile sul divorzio, per questo era stata obbligata a vivere dai Conte.

:<<Don Attilio.
Vado io a prendere Carmela dal pediatra.
Stiamo in guerra e potrebbe accadere qualcosa alla creatura. >> disse Pietro, al cellulare.
:<<Okay, grazie assai.
Piè. >> disse Don Attilio, al cellulare.

Così si diresse fuori dal pediatra.
Pietro era appoggiato alla sua Audi Nera Opaca, mentre fumava la sigaretta.
Con una camicia sbottonata, un pantalone nero e le gambe incrociate.
Carmela, uscì dalla pediatra con il piccolo Ciro, nel passeggino.

:<<Carmé. >> urlò Pietro, con un grande sorriso.
Carmela, imbarazzata lo raggiunsé.
:<<Che ci fai qui?
Mio suocero? >>
:<<Io non ti piaccio?
Dai sali. >> disse Pietro, aprendogli la portiera.
:<<Te vogh bein scem.
(Ti voglio bene scemo.)>> disse spontanea Carmela.
Quando salì in auto, Pietro la guardò negli occhi, mentre cercava di metterle la sicurezza.
Carmela, arrossì.
Alle narici, arrivò prepotentemente un profumo da uomo Hugo Boss.

𝑵𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒑𝒆𝒏𝒐𝒎𝒃𝒓𝒂. 𝑪𝒊𝒓𝒐 𝑹𝒊𝒄𝒄𝒊 // 𝑴𝒂𝒓𝒆 𝑭𝒖𝒐𝒓𝒊.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora