Capitolo. 53. Piccola stella senza cielo.

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Ciro gettò via la lettera sul letto e furioso, si diresse in cucina.
A tavola, stavano facendo colazione suo fratello Pietro che era spento, suo padre Don Salvatore che era più accigliato del solito e sua madre Mina, che tremante cercava di posizionare i piatti della colazione nel lavabo.
Mentre la piccola Rosa, era già uscita alle prime luci del mattino con Gianni, vivevano nella loro bolla d'amore e follia.

Ed ora che avevano capito, quanto ci tenevano l'uno all'altro, non perdevano occasioni, ore e minuti per stare insieme.

Al tavolo con loro, c'era anche Don Attilio.

A Roma con Perla, erano andate via anche Rosalinda l'educatrice, Adele e Inés.

Mina era pronta all'uragano Ciro.
Soffriva già all'idea di quello che avrebbe combinato e del dolore che provava all'altezza del petto suo figlio.

:<<A ro cazz sta Perla?
(Dove sta Perla?) >> disse furioso Ciro, mentre prendeva per il colletto della camicia Attilio Conte.
Quest'ultimo se lo scrollò di dosso, mentre Don Salvatore si intrometteva facendolo calmare.
:<<O sapiv pur tu. (Indicando Pietro.)
Pur Edoard ca mo sta facenn la luna di miele.
Siete tutti dei traditori.
(Lo sapevi pure tu.
Pure Edoardo che ora sta facendo la luna di miele.) >> iniziò a sbattere i pugni sul tavolo.

Mina, sobbalzò e si precipitò da suo figlio con l'intento di calmarlo.

:<<Lo sapevo.
Pure io, voglio trovarle ma Attilio qui, non vuole dircelo.
Io le troverò.
Perché ci tengo pure io a trovarle.>> disse Pietro, non volendo alludere esplicitamente ad Adele, stringendo suo fratello tra le braccia.

Chiaramente il motivo era lei.
La gemellina Conte.
Adele Conte.

:<<È meglio così.
Figlio mio.
Lei, non è cresciuta come te, Rosa e Pietro.
È estranea a questo mondo.>> disse Don Salvatore.
:<<Sarebbe sempre un bersaglio facile, perché buona e pura.
Non ucciderebbe nemmeno una Mosca.
Tu sarai il futuro Boss e lei, non si sente all'altezza di stare con te.
Non è forte.
Non è pronta per la guerra.
È come la mia Inés.
Io so quanto è brutto perdere un figlio.
Lei, è smarrita.
Poi, pensa alla questione figli.
Potrebbe non poterli più avere e sai quanto conta in questo mondo, la dinastia.
Cerca di capire. >> disse Attilio, premuroso mentre voleva dargli una pacca.

Lui, levò la mano di Attilio, furioso.
:<<Io non cercavo un soldato.
Ne ho tanti e tutti fidati.
Ho tuo figlio Edoardo.
Nessuno l'avrebbe toccata, come sempre.
Perché era la mia donna.
Perché ci sono io con lei, c'ero io con lei.
Io sto capendo che non ha le palle di amarmi.
Mi ha lasciato solo con una lettera, senza guardarmi negli occhi.
E poi la questione figli, mi ha rotto il cazzo.
Si è autodiagnosticata una malattia, senza sottoporsi a nessuna visita. >>
Poi aggiunse
:<<Non si libera di me, molto facilmente.
Con o senza amore, lei è mia.
Perla è più mia, che tua! >> disse Ciro, freddo e con il respiro irregolare.
Rivolgendo queste parole ad Attilio.
Mentre andava via.
Sfrecciando con il suo Sh, come un folle, per le vie di Napoli.
Poi entrò dentro la loro casa e presé il computer.

Qualcuno avrebbe pensato che fosse un amore malato, perché lui conosceva tutte le password di Perla.
Non lo aveva mai fatto trasparire ma controllava Perla più del dovuto, complice la paura che potessero farle del male e la gelosia morbosa nei suoi confronti.

Attraverso la cronologia di Google, esaminò tutti i siti dei conservatori presenti in Italia.

Invano.
Era stata furba Perla, non c'era traccia di iscrizioni ai corsi o di email di conferma.

𝑵𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒑𝒆𝒏𝒐𝒎𝒃𝒓𝒂. 𝑪𝒊𝒓𝒐 𝑹𝒊𝒄𝒄𝒊 // 𝑴𝒂𝒓𝒆 𝑭𝒖𝒐𝒓𝒊.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora