Capitolo 9

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Mi sveglio con la faccia completamente spiaccicata sul cuscino.

Mi giro a pancia in su, e il movimento mi provoca una fitta alla testa.
Apro lentamente gli occhi, la luce proveniente dalla finestra mi disturba, ma mi abituo in fretta. Sono ancora vestita, non mi ricordo esattamente come ci sono arrivata sul mio letto. Prendo il mio telefono, poggiato sul comodino. Sono le dieci di mattina e ho assolutamente bisogno di una doccia. Trovo un messaggio di Eva e lo apro.

"Quando sei in te chiamami. Oggi usciamo insieme."
Le mando una risposta veloce prima di dirigermi in bagno e darmi una lavata.

Apro la porta davanti alla mia camera e una volta dentro me la richiudo alle spalle. Apro l'acqua della doccia in modo che si riscaldi, e intanto mi spoglio. Mi infilo sotto l'acqua calda, beandomi della sensazione di benessere che mi pervade.

Ripenso al messaggio di Eva, "quando sei in te", che cosa intendeva dire? Non mi sembrava di ricordare fosse successo qualcosa di strano la sera prima, a parte la discussione con Fin e il bacio con Rein... Oh mio dio, avevo baciato Rein! Ma che cavolo mi era saltato in testa? Ero sicuramente ubriaca, non poteva essere altrimenti. Possibile che mi fossi lasciata abbindolare così in fretta? Ora quel ragazzo me lo avrebbe rinfacciato per sempre, già sentivo la sua voce prendermi in giro.

Mi porto le mani sul viso sciacquando la faccia, come se in qualche modo potessi cancellare quello che è successo...anche se, era stato lui a comportarsi in maniera strana dopo. Decido di non soffermarmici toppo, evitando in questo modo che il mal di testa aumenti. Avrei sempre potuto far finta di non ricordarmene, si, forse quella era la scelta più saggia. Avvolgo il mio copro in un asciugamano, e ne prendo uno più piccolo per usarlo a mo' di turbante.

Apro la porta del bagno pronta a dirigermi in camera mia e vestirmi, ma mi blocco sul posto.

Rein è di fronte a me, un braccio poggiato sullo stipite della porta, senza maglietta e i pantaloni calati leggermente sui fianchi, che faccio di tutto per non guardare, a differenza sua che mi squadra da capo a piedi lentamente, prendendosi il suo tempo.

Mi stringo l'asciugamano addosso e sembra notarlo anche lui dal sorrisetto spavaldo che gli spunta in faccia.

Sbuffo sonoramente per cercare di simulare il mio imbarazzo, non mi sono mai sentita così tanto sotto osservazione come in questo momento. E il suo corpo maledettamente perfetto non mi aiuta a riflettere lucidamente. Deglutisco. Nessuno dei due sembra pronto a parlare.

«'Giorno, Mel.» esordisce con la sua voce roca di primo mattino, e il modo in cui pronuncia il mio nome mi fa venire la pelle d'oca.

«Come mai ancora qui?» domando seccata poggiando una mano sul fianco, attenta a non spostare di un millimetro quel maledetto asciugamano.

«Sei sempre così gentile di mattina?» domanda lui accennando un sorriso.

E che sorriso.

«Sì, è un mio tratto distintivo.» ribatto.
«Ho dormito qui. Per rispondere alla tua domanda.» dice continuando na fissarmi.
«Okay...ora se gentilmente ti sposti, vado a vestirmi».

Lui non si muove, bloccandomi il passaggio.

Stavolta non sono molto propensa a spostarlo con le mie mani mentre c'è solo quell'asciugamano a separarmi dalla nudità.
«Non mi dai neanche il bacio del buongiorno?»ammicca sorridendomi e avvicinandosi a me, ma senza lasciare la sua presa sullo stipite della porta.

La fiducia è tuttoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora