Capitolo 45

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Martedì mattina non sento la sveglia, e così sono costretta a correre come una matta dentro casa per prepararmi e arrivare in tempo.

Mio fratello mi ha gentilmente abbandonata, così ho chiesto a Rein di venirmi a prendere.

Spero solo che Sam non si sia scordato di Eva.

«Buongiorno.» mi saluta Rein una volta che sono salita in macchina.
«'Giorno pon pon.» sorrido dandogli un bacio.

«La smetterai mai di chiamarmi così?» sospira mettendo in moto l'auto.
«No, non credo pon pon.» rispondo soddisfatta.
«Ti ho già detto che quel cappello non era mio. Sara mi ha costretto ad indossarlo!» ribatte frustrato.

«Non ti credo pon pon, e poi eri così carino con quel cappellino indosso!» obietto prendendolo in giro.

«Ride bene chi ride ultimo.» mormora criptico.

«E questo che vorrebbe dire?» domando confusa.

«Niente, non preoccuparti Mel.» dice accarezzandomi la testa, neanche fossi un cane. Gliela scaccio malamente, imbronciandomi.

«Sei carina quando metti il broncio.» sorride Rein guardandomi di sottecchi. Le mie guance si tingono di rosa, così mi giro verso il finestrino per nasconderle alla sua vista.

Una volta arrivati a a suola ci salutiamo con un bacio prima di andare ognuno alle proprie lezioni.

Il sorriso sparisce dal mio viso quando entro in classe.

Eva se ne sta con una mano poggiata sotto al mento a fissare il nulla, ha delle occhiaie molto evidenti, e i suoi occhi sembrano essere sull'orlo delle lacrime. Mi siedo immediatamente vicino a lei.

«Eva che succede? Ti senti male?» domando preoccupata. Eva sposta lentamente lo sguardo su di me, risvegliandosi dalla trance. Dopo qualche secondo di silenzio getta le braccia intorno al mio collo, iniziando a piangere silenziosamente sulla mia spalla.

Con una scusa chiedo alla prof di poter uscire e andare in bagno, trascinandomi appreso Eva. Dopo aver controllato che i bagni siano vuoti porto Eva davanti al lavandino, facendole sciacquare il viso arrossato dal pianto.

«Ti va di dirmi cosa succede?» domando gentile. Ho visto Eva in questo stato solo una volta in vita mia, e dal suo sguardo capisco che si tratta ancora una volta di suo padre.

«A quanto pare la mia cara mammina ha ben pensato di iniziare a vedere mio padre alle mie spalle. La cosa va avanti da due mesi, e... ed io sono stata all'oscuro di tutto.» mormora prendendo un bel respiro. Aspetto in silenzio che continui. «Mi sento una stupida. Ti giuro Mel, non ho mai provato tanta rabbia in vita mia come ieri, quando sono tornata prima dagli allenamenti e ho trovato quei due stronzi che se ne stavano seduti sul divano a ridere e scherzare come fossero vecchi amici, come se lui non ci avesse abbandonate. Io...io li odio!» sbraita furiosa. «E sai qual è stato il culmine? Mia madre si è arrabbiata con me perché ho fatto una "scenata". Capisci? Io? Io ho fatto una scenata? Che cazzo dovrei dire riguardo a lei allora, che mi ha lasciata per un anno intero perché per colpa di quello stronzo era depressa! Eh? Che cazzo dovrei dire io?» urla.

Resto senza parole. Non mi sarei mai aspettata da Elen questo atteggiamento verso sua figlia.

«Tuo padre che ti ha detto?» indago.
«Niente, ha fatto scena muta, e dopo aver visto me e mia madre iniziare a litigare se ne è andato. Come sempre.» sospira amareggiata.
«Non capisco neanche che cosa ci trova mia madre in uno come lui.»

«Dove sei stata ieri dopo aver litigato con lei?»
«Sono andata da mia nonna. Mia madre ha provato a contattarmi, ma ancora non mi sento pronta a parlarle.»

«Perché non mi hai chiamata? Sarei venuta subito da te.» dico dispiaciuta.
«Non volevo rattristarti con i miei problemi. Sei così felice con Rein adesso, non mi andava di caricarti di qualche rogna.» risponde abbassando gli occhi.

«Ev, tu non sarai mai una rogna per me, non pensarlo neanche per scherzo. Io ci sono sempre per te, giorno e notte. E se non ti senti pronta per tornare a casa e affrontare tua madre puoi stare da me quanto vuoi.» affermo.

«Dici su serio?» chiede speranzosa.

«Certo che si, di spazio ne abbiamo più che a sufficienza. Certo, mi dispiace che dovrai avere a che fare con quel coglione di mio fratello anche a casa, ma se lo ignori si dimenticherà di te...» inizio.

Il sorriso della mia migliore amica si fa sempre più largo, così come il mio.

«Grazie Mel.» mormora abbracciandomi.
«Di niente.» sussurro stringendola in un abbraccio spacca-ossa.

«Mel mi stai incrinando qualche costola.» gracchia la mia amica. La allontano da me ridendo.

«Non voglio più vederti piangere d'accordo?» mormoro spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Eva annuisce ringraziandomi con gli occhi.

«Torniamo in classe blondie.» mormoro prendendola sotto braccio.

«Ti prego non chiamarmi mai più così.» dice arricciando il naso in una smorfia disgustata.

La mia risata riempire i corridoi vuoti, e ben presto anche quella di Eva si aggiunge alla mia.

La fiducia è tuttoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora