Capitolo 54

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In una settimana la notizia della nostra rottura aveva fatto il giro di tutta la scuola, e c'era voluto molto poco prima che una mandria di ragazze in calore si lanciasse su Rein per tentare di "accaparrarselo".

Anche io, d'altra parte, ero stata avvicinata da molti ragazzi, che mi avevano chiesto di uscire, ma avevo rifiutato tutti con gentilezza, anche se sotto sotto stavo ribollendo di rabbia.

Possibile che nessuno si rendeva conto di quanto stessi soffrendo? Era passata una sola settimana, e anche se Eva mi ripeteva di smetterla di mangiare gelato a volontà e andare avanti, non era così facile.

Era troppo doloroso passare per i corridoi e cercare di ignorarlo. Quando ero più vicina a lui, il mio cuore (traditore) batteva più forte, e cercavo in tutti i modi di non incrociare quel paio di occhi di ghiaccio, che altrimenti sarebbero stati la mia rovina.

Avevo lasciato la palestra, ero comunque rimasta in contatto con i ragazzi, ma non riuscivo più a metterci piede, non facevo altro che vedere quella piscina, dove avevamo lasciato fuoriuscire le parole più importanti, cariche di sentimenti.

Tutta una bugia.

In quest'unica settimana mi sembrava di essere morta dentro, non avevo più voglia di sorridere, di scherzare. Volevo solo stare chiusa in camera mia a vedere film strappalacrime e piangermi addosso, con quintali di gelato sparsi ovunque.

E anche ora, che mi trovo qui, a scuola, vorrei essere altrove. Precisamente sul mio letto.

Tra poco ci sarà la pausa pranzo, e per quanto abbia pregato Eva di andare in cortile a mangiare, non ha voluto sentire ragioni, dicendo che devo affrontare la cosa a testa alta, ed è esattamente ciò che ho intenzione di non fare.

Per questo mi sto dirigendo furtiva verso il cortile, ma proprio quando sono quasi arrivata alla meta, vedo Eva insieme a Sam, quindi faccio velocemente retromarcia e mi dirigo verso i bagni.

Molto deprimente, ma cosa non si fa per evitarlo a tutti i costi...

Controllo che non ci sia nessuno, e poi tiro fuori il pranzo che mi sono preparata questa mattina proprio in caso di emergenza.

Mi lavo le mani e mi do una rinfrescata in viso, e sui polsi, guardandomi allo specchio.

Faccio davvero schifo, le occhiaie sono palesemente evidenti, sembro malata. Mi faccio pena da sola, mi sono ridotta così solo per un ragazzo. Scuoto la testa. Non posso permettere a questo dolore di andare oltre, devo riprendermi.

Improvvisamente la porta del bagno viene spalancata, e anche la voglia di mangiare sparisce.

«Che vuoi?» domando senza alcuna gentilezza.

«Solo parlarti.»

«Se sei venuta qui per dirmi di stare lontana da Rein, risparmiatelo, è tutto tuo, siete fatti l'uno per l'altra.» dico infastidita.

Volevo solo mangiare il mio panino in santa pace, e manco questo posso fare.

«Nulla del genere. Mi credi davvero così meschina?» chiede incredula Laura.

«Sì, mi sembra che non ti sei fatta problemi ad andare a letto con il mio ragazzo.» le ricordo.

«È proprio questo il punto, non ci sono andata a letto.» borbotta abbassando gli occhi. «Rein non ti stava mentendo, mi ha fatta fermare prima di andare troppo oltre, nonostante io abbia tentato di continuare.» aggiunge con una nota di vergogna.

«Perché dovrei crederti?» sospiro.
Il fatto che non ci sia andata a letto, non cambia che stavano per farlo, e ovviamente si saranno baciati e toccati in qualche modo. Il solo pensiero mi fa venire un conato di vomito.

La fiducia è tuttoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora