Capitolo 43

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~Rein's POV~

Sono seduto su questo portico da due ore. Due maledettissime ore senza alcuna notizia di Mel.

Dopo averla chiamata, sono corso a casa sua, aspettando il suo ritorno.

Sono le due di notte e ancora non è tornata.

Controllo ancora una volta il telefono, ma non ho alcun messaggio nuovo, fatta eccezione per alcuni di Laura, ai quali non ho neanche risposto.

Le scrivo ancora una volta, sperando che mi risponda, ma quando sto per inviarlo, una macchina si ferma davanti al cancello di casa Denatti.

Mi alzo subito in piedi aspettando impaziente di vedere la mia Mel.

Appena scorgo la sua chioma ramata tiro un sospiro di sollievo, accennando un piccolo sorriso. Al suo seguito c'è Sam, che fischietta qualche canzone agli umani sconosciuta. Non appena Mel mi vede spalanca gli occhi per la sorpresa, ma l'emozione sparisce in fretta, rimpiazzata da uno sguardo di rabbia misto a dolore.

«Rein, amico, che ci fai qui?» domanda Sam abbracciandomi. I miei occhi rimangono puntati su di lei anche mentre rispondo a suo fratello.

«Sono qui per tua sorella.»
«Ah, ho capito, problemi di coppia. Allora vi lascio.» dice prima di entrare dentro casa.

Io e Mel restiamo a guardarci in silenzio, finché lei non mi sorpassa e mi fa cenno di entrare in casa. La seguo su per le scale, diretta in camera sua.

«Vado a farmi una doccia.» mormora prima di prendere tutto il necessario e uscire dalla stanza. Annuisco anche se non può vedermi.

Mi stendo sul letto, passandomi una mano sul viso. Appena tornerà le spiegherò perché non sono potuto andare all'incontro. Il mio cuore batte ad un ritmo inverosimile, e non capisco neanche perché, non ho niente da nascondere, ho avuto un problema serio, e spero solo che Mel si fidi di me e mi creda.

So quanto poco si fidi delle persone, e non voglio far parte di quella categoria.

Voglio essere per lei un punto di riferimento, voglio essere la prima persona a cui pensa quando qualcosa non va, voglio essere nei suoi pensieri quando la mattina si sveglia e quando la notte va a dormire.

Voglio essere tutto questo per lei, perché lei è tutto questo per me.

Non c'è momento che non pensi a lei.

Quando sono per strada vedo lei negli altri, nel modo in cui una persona si sposta i capelli dietro l'orecchio così come lo fa la mia Mel, nel modo in cui arriccia il naso quando qualcuno dice o fa qualcosa che non le piace.

Sono talmente immerso nei miei pensieri che non mi rendo conto della sua presenza.

«Perché sorridi?» domanda con le braccia incrociate. Mi prendo un momento per ammirarla.

Indossa un pigiama natalizio, con la faccia del Grinch stampata sulla maglietta, e l'unica cosa che mi viene da pensare in questo momento è a quanto sia maledettamente carina.

«Pensavo a te.» rispondo sincero. Mel alza gli occhi al cielo, ma un piccolo sorriso, anche se impercettibile, le spunta sulle labbra, che in questo momento noto essere ferite.

«Che hai fatto al labbro?» domando allarmato.
«Ho preso un pugno, all'incontro...sai quello a cui non ti sei presentato.» risponde con una nota amareggiata nella voce.

Mi alzo dal letto, avvicinandomi a lei.

«Mel, volevo venire, credimi, ma ho avuto un contrattempo.» mormoro a bassa voce.

Sollevo una mano, e dopo aver ricevuto il suo consenso, la poggio sulla sua guancia, iniziando ad accarezzarla.

«Che genere di contrattempo?» domanda fissandomi negli occhi.
«Mio fratello si è sentito male, ed è stato portato in ospedale.» rispondo guardandola in quelle pozze marroni per farle capire che non sto mentendo.

«Cos'ha?» chiede preoccupata.
«I medici hanno detto che ha avuto un calo di zuccheri, per cui è svenuto. Hanno deciso di tenerlo sotto osservazione per stanotte, domani potrà tornare a casa.»
«Mi dispiace, non lo sapevo.» sussurra abbassando gli occhi.

La prendo per mano, conducendola verso il letto, e dopo averla fatta sdraiare mi spoglio rimanendo solo in boxer e la raggiungo.

«Che stai facendo?» domanda spostandosi verso il bordo del materasso.
«Dormo con te ovviamente.» rispondo con un tono impertinente che non ammette repliche.
«Arrogante.» borbotta Mel alzando gli occhi al cielo. Mi sistemo affianco a lei, e allungando un braccio la avvicino a me, in modo tale da poterla guardare in viso.

«Suppongo che tu abbia vinto.» mormoro dopo un po'.
«Avevi dubbi?» domanda tronfia.
«No, neanche uno.» sorrido. Rimaniamo in silenzio, solo i nostri respiri mischiati rumoreggiano.

«Mi sono preoccupata, oggi, quando non rispondevi al telefono. Pensavo ti fosse successo qualcosa.» bisbiglia senza guardarmi negli occhi.

«Mel, guardami, sono qui. Con te.» rispondo alzandole la testa, e notando i suoi occhi lucidi, mi si stringe il cuore.

«Lo so, è che per un momento...ho ripensato a quando mia madre è morta. Non la vedevo tornare a casa, così l'avevo chiamata, ma lei non rispondeva, ed io continuavo a chiamare...e...tu stasera non rispondevi al telefono...» sussurra trattenendo i singhiozzi. La avvicino a me, stringendola contro il mio petto.

«Mi dispiace Mel, non succederà più. Sono qui, sono con te.» continuo a ripeterle mentre le accarezzo la schiena. Le poggio un bacio sulla testa, sperando di riuscire a calmarla. La sento tirare su il naso contro il mio petto.

«Mi stai smocciolando addosso per caso?»domando.

«Nooo.» ridacchia lei nascondendosi nel mio petto.

«Che maleducata.» scherzo stringendola in un abbraccio.

«Pon pon, mi dispiace rovinare il momento, ma ho ricevuto un pugno sulle costole, e fa maledettamente male.» gracchia.

«Cazzo, scusa.» dico allontanandola da me. «Mettiti nella posizione che preferisci, io mi regolo di conseguenza.» aggiungo.

Mel si gira dandomi le spalle, e io mi sistemo dietro di lei, avvolgendola con un braccio, attento a non farle male.

«I miei genitori vogliono conoscerti.» dico all'improvviso mentre le sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Sul serio?» domanda incerta.
«Sì, mi hanno chiesto di invitarti a pranzo a casa nostra sabato prossimo.» mormoro.

Mel non risponde, ed io pagherei oro per sapere cosa le passa in quella bella testolina in questo preciso istante.

«Se non vuoi venire o ti senti a disagio posso dirgli che avevi un altro impegno.»

«Voglio venire.» afferma sicura.

Un sorriso sorge spontaneo sulle mie labbra.

«Riferirò.» sussurro lasciandole un bacio sulla guancia.

Continuo a massaggiarle la schiena finché non sento che il suo respiro si fa costante, e solo in quel momento mi addormento anche io.

La fiducia è tuttoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora