Capitolo 11

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«Come credi che reagirà quando mi vedrà?» mi chiede Eva titubante.

Manca mezz'ora e potrò finalmente conoscere questo misterioso ragazzo. Come previsto non ci erano servite sei ore per prepararci a dovere, quindi eravamo stese sul letto di Eva da un'oretta, a parlare.

«Probabilmente lo ritroveremo con la mascella per terra.» scherzo.

«Dai Mel! Sono seria.» ribatte Eva dandomi uno schiaffetto sulla spalla.
«Non lo so Ev. La vera domanda è: come vuoi che lui si senta vedendoti?» domando osservandola di sottecchi, il viso poggiato sulle mani e i piedi in aria.
«Vorrei che provasse rimorso. Io sento di amarlo ancora, e non posso fare finta di nulla.» dice imbronciandosi impercettibilmente.

«Quindi se lui stasera dovesse venire a parlarti cosa faresti?» continuo, attenta ad ogni sua espressione.
«Lo ascolterei, credo. Sperando che ciò che abbia da dirmi siano delle scuse».
«Sarà meglio per lui. Ma tu saresti disposta a dargli una seconda possibilità se te la chiedesse?» domando, arrivando in questo modo al nocciolo della questione. C'è un attimo di silenzio ed è come se vedessi gli ingranaggi del suo cervello elaborare.

«Non lo so, tu che faresti?» chiede osservandomi.
«Lo sai che io non sono una fan delle seconde possibilità. Però se lui è ciò che ti rende felice io non sono nessuno per mettere in discussione la tua felicità. Solo, cerca di capire se per lui vali abbastanza da mollare tutte le sue "amichette". Non voglio vederti soffrire di nuovo.» concludo.
«Grazie, davvero. Sei fantastica.» dice Eva buttandomi le braccia attorno al collo.
«Lo so.» ribatto, sfacciata come sempre. Il telefono di Eva vibra.

«E' arrivato, dobbiamo scendere.» mi comunica saltando giù dal letto.

Svogliatamente mi alzo anche io, e dopo esserci controllate un'ultima volta allo specchio scendiamo. Fortunatamente ero riuscita a convincere Eva a non truccarmi troppo, giusto un filo di mascara e un po' di lucidalabbra. Scendiamo velocemente le scale, salutando la madre di Eva, che più volte ci dice di essere bellissime. La mia amica apre la porta ed io la seguo fuori, indossando un giubbottino di pelle. Fuori dal suo vialetto è parcheggiata una jeep nera, con i vetri oscurati. Eva si incammina verso quella, ed io la seguo.

Chiunque ci sia dentro deve essere un vero maleducato, neanche scende dalla macchina.

Eva apre lo sportello anteriore, e io quello posteriore, ma non appena entro un intenso profumo maschile mi invade le narici, e io so per certo di averlo già sentito.

E soprattutto so a chi appartenga.

«Buonasera fanciulle.» dice Rein facendo il baciamano ad Eva. Lei ridacchia arrossendo.

Non posso fare a meno di alzare gli occhi al cielo, se avessi saputo che era lui a doverci accompagnare ne avrei fatto volentieri a meno. Ma soprattutto una domanda mi premeva, come si conoscevano loro due?

La fiducia è tuttoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora