«Allora? Cosa te ne pare Mel? Mel mi stai ascoltando?» mi chiede Eva schioccando le dita davanti alla mia faccia e facendomi in questo modo risvegliare dalla trance in qui ero caduta.
«Scusa, cosa dicevi?» le domando mettendo su uno sguardo che spero risulti innocente.
«Ti ho chiesto se ti va di venire domani a dormire da me, ma dove hai la testa?» mi sgrida bonariamente.Bella domanda, sicuramente da un'altra parte, penso dentro di me.
«Va bene.» le sorrido.
Eva mi guarda dubbiosa per qualche minuto prima di riprendere a mangiare. I miei occhi corrono a destra e a sinistra per la mensa, cercando in tutti i modi di non fare caso a lui o alla ragazza seduta sulle sue ginocchia.
È passata una settimana da quando abbiamo dormito insieme, anzi, da quando mi ha pregata di dormire con lui, ci ignoriamo da allora. Non so per quale motivo ma di certo non sarò io la prima a cercarlo. Il suo sguardo non mi ha sfiorata per tutta la settimana, quasi come se non esistessi. Inizio a dubitare che si ricordi quello che è successo, o forse per lui è semplicemente la normalità.
Con un sospiro frustrato riprendo a mangiare, sembra che anche mio padre si sia dimenticato di me, non mi ha chiamata una sola volta da quando è partito, mi ha solo scritto un messaggio per dirmi che sarebbe tornato questa sera.
Mio fratello come ogni venerdì uscirà, ed io mi ritroverò di nuovo sola, com'è stato tutta la settimana in fondo, se non per quelle volte in cui sono andata in palestra.«Pensi che la prof di matematica interroghi la prossima ora?» chiede Eva sollevando lo sguardo dal suo piatto.
«Sicuro.» rispondo certa. Quella donna è nata per interrogare, ci fosse una singola volta in cui non lo fa, e a fine quadrimestre sono sicura che mi ritroverò con almeno sette voti nella sua materia. La mia amica sbuffa sonoramente.«Non è che ti puoi offrire?» mi chiede facendo gli occhi da cerbiatta.
«Fammici pensare un attimo...no.» ribatto trattenendo il sorriso.
«Ma dai! Tu sei bravissima, io devo ancora studiare le ultime cose! Ti prego.» mi supplica.
«Vedremo.» rispondo vaga.Non che non sia pronta, ma non ho mai creduto nella politica del "farsi volontario", perché se dovesse andare male l'interrogazione potrei dare la colpa solo a me stessa per essermi offerta, mentre se mi chiamasse la professoressa e andassi male, un po' di colpa la potrei scaricare su di lei.
Una mente davvero criminale.
Finiamo di mangiare in silenzio, e dopo aver svuotato i vassoi torniamo in classe. Come previsto la professoressa di matematica interroga, e indovinate chi? La sottoscritta. Dopo aver passato quella che mi sembra un'eternità alla lavagna, vengo rimandata al posto, e la giornata prosegue piuttosto in fretta, tanto che quando suona la campanella quasi non la sento.
«Forza Mel, è suonata!» esclama felice Eva. Vorrei avere la sua energia, ma sapendo il pomeriggio solitario che mi aspetta non ho alcuna voglia di sorridere.
«Ci vediamo domani Mel.» mi saluta la mia amica lasciandomi un bacio sulla guancia prima di dirigersi verso un gruppo di ragazze.Mi avvio verso la fermata dell'autobus, ma improvvisamente decido di andare a piedi. Riesco a fare appena due passi quando una mano mi ferma. Mi volto pronta a difendermi da chiunque mi stia toccando, ma i miei occhi ne incrociano un paio blu, e i battiti del mio cuore accelerano.
«Ciao.» mi saluta Rein, come se nulla fosse. Rimango in silenzio per qualche attimo prima di ricambiare il saluto. Lui mi guarda ed io lo guardo, un silenzio imbarazzante aleggia tra di noi.
«Devi dirmi qualcosa?» domando poco dopo mantenendo un tono di voce pacato. Rein mi scruta dall'alto, le sopracciglia leggermente aggrottate.
«No, niente scusa.» dice scuotendo la testa e levando la mano dalla mia spalla.
«Okay, allora...ci si vede.» lo saluto prima di voltarmi. Faccio pochi passi prima che la sua voce mi fermi.«Aspetta!» sento urlarmi dietro.
Mi blocco e mi volto nuovamente. Il mio cuore è in tumulto perché non sa cosa aspettarsi, cosa deve dirmi che lo fa sembrare così tanto in difficoltà? L'ansia si impossessa di me come una vecchia amica, prendendomi a braccetto. Rein non si avvicina rimanendo a cinque passi di distanza da me, che sembrano essere infiniti, ma nessuno dei due colma la distanza.
«Hai da fare stasera?» mi domanda. In questo momento tutto passa in secondo, gli studenti che ci passano accanto, le macchine che sfrecciano sulla strada. Il mio cuore smette di battere.
«Perché?» domando deglutendo.
«Perché volevo portarti a cena fuori.» risponde semplicemente con una scrollata di spalle, che non gli si addice affatto, sembra così insicuro in questo momento.Non so cosa rispondere, perché mi vuole portare a cena fuori? Perché per una settimana mi ha ignorata e ora mi cerca? Perché si comporta in questo modo? Un milione di domande mi frullano nella testa, ma non faccio in tempo a dire nulla, perché una voce mi precede.
«Dai Rein, andiamo!» urla una ragazza mora dalla macchina di Rein. Le domande si annullano istantaneamente, e un sorriso amaro mi spunta sulle labbra.
Non capisco neanche perché io ci rimanga male, so perfettamente com'è fatto, qualche bacio e qualche ora passati insieme di certo non cambieranno nulla.
«Penso che tu abbia di meglio da fare. Buona serata.» gli auguro con il sorriso più falso che si sia mai visto sulla faccia della terra.
Gli volto le spalle, e a passo spedito mi rimetto in cammino, ignorando la sua voce che mi chiama, non ho alcuna voglia di sentire cosa ha da dirmi. Rein non tenta di fermarmi, ed io non ne sono affatto sorpresa.
Rimane solo il mio cuore a doversi convincere che non ci sia nulla per cui valga la pena stare male.
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La fiducia è tutto
ChickLitCosa faresti se avessi perso la fiducia in tutti? O quasi... Se fossero poche le persone su cui contare, se sentissi l'obbligo di doverti allontanare da tutti per non essere ferita? Melissa è una ragazza testarda e irascibile. Sono poche le persone...