«Devi sapere che c'è un tizio di Vertigo che si diverte qua sotto, un tale Antonio Stuparich detto "La Baba". Tipo simpatico, ma come avrai capito dal soprannome, ha la lingua un po' lunga. Ha cercato i nostri favori vendendo a turno informazioni sui Blagusich, ma quando la nuova gestione se n'è accorta, non è stata felice.»
Affari dei gentili, l'aveva capito dalla famiglia nominata. Non capiva, però, come Macula fosse coinvolto in quella storia: se quell'uomo aveva dato lui informazioni, gli aveva fatto un favore.
«Si è rintanato qua nella Fossa da un po', per salvarsi la pelle, ma quelli non hanno mollato la presa. Hanno assunto uno dei Cardinali per beccarlo, siccome sembra stiano ancora organizzando i loro agenti personali.»
Era ancora più confuso: c'era già un cacciatore di taglie, pure di un'altra fazione che si stava occupando della questione, perché Macula aveva chiesto aiuto a loro?
«La storia è girata tra i piani altri e un giorno mi sono trovato a parlarne con un mio amico. Gli ho detto "Per me quel tipo non lo piglierà mai, se era un Corvo ne ero sicuro, ma i Cardinali non sanno gestire quelli di Vertigo." Lui non ne era molto convito, così siamo finiti a scommettere: io che un Corvo lo stanava per primo, lui che quel Cardinale lo avrebbe consegnato ai Blagusich.»
Aveva finito il suo racconto, siccome bevve un lungo sorso dal suo calice, lasciandolo basito: era al centro di una scommessa, contro un cacciatore di taglie rivale. Il suo sesto senso non si era sbagliato, la situazione non era buona.
«Che te ne pare, eh?» gli chiese Macula.
Era una domanda di vita e di morte, lo capì da come lo guardava con i suoi occhi castani. Non voleva una risposta negativa, aveva un bisogno immediato di un campione per la sua scommessa.
«Beh... ecco... sembra interessante.»
Non era stato convincente, lo sapeva, ma non aveva nemmeno detto di no, che poteva essere peggio.
Notò che Macula lo stesse analizzando, agitando il vino nel calice. Il ticchettare degli ingranaggi divenne ancora più fastidioso, come la luce azzurra che ricopriva tutta la stanza. Gli sembrava di essere in trappola, in una scatola ermetica dalla quale non sarebbe mai uscito, almeno non vivo.
Bevve un altro sorso di quel delizioso vino e lanciò un'ulteriore occhiata al bicchiere. Gli sembrava un bel calice, capiente, non i soliti bicchieri mezzi sporchi dei luoghi che frequentava lui.
Macula si mosse e temette di trovarsi una pistola puntata contro; invece schioccò le dita nella direzione della giovane.
Questa si alzò e, dopo aver depositato il bicchiere vuoto sul tavolo, si diresse verso di lui. Per quanto in fondo la prospettiva non gli dispiacesse, il senso di colpa non lo aiutava a godersi quella piccola gioia, soprattutto quando lei si sedette sulle sue gambe.
Sentì il cuore balzargli in gola e pulsare con maggiore intensità, soprattutto quando avvicinò il suo volto, lasciandolo specchiare in quei occhi così azzurri. Da quella distanza riuscì a sentire il suo dolce profumo, che rendeva la sua figura ancora più invitante.
Non aveva proprio idea di cosa stesse passando per la mente di Macula, ma temette che tutte quelle cortesie dovessero essere ripagate in qualche modo. E sospettava che il modo fosse vincere la scommessa.
«Sono una persona generosa ragazzo, oltre ai soldi ti posso concedere altri privilegi.»
La voce di Macula gli risultò quasi ovattata: la giovane gli stava accarezzando delicatamente la guancia, sorridendo maliziosamente, e tutta la sua attenzione era concentrata su di lei, in particolar modo sullo scollo del vestito, sempre più vicino.
Riuscì però a recepire il messaggio ed ebbe il vago sospetto che dovesse aver scommesso parecchio, se era così insistente per quell'incarico. Doveva accettare con più sicurezza, altrimenti la generosità di Macula poteva mutarsi in ben altro. E lui la salute voleva tenersela stretta.
Ora, però, aveva un altro conflitto interiore da risolvere, se voleva restare concentrato.
«Vi... vi ringrazio per tutto, ma non preoccupatevi, accetto l'incarico anche senza tutti i favori.»
Vide un lampo di perplessità negli occhi della giovane, tanto che restò immobile per un po'.
Macula rise, incrinando il volto della creatura davanti a lui. La dolcezza aveva lasciato spazio alla rabbia e sperò non fosse rivolta nei suoi confronti.
«Non offenderti, sei stupenda, ma c'è un'altra ragazza che...»
La risata di Macula continuò e con maggiore intensità.
Sembrò esserne contagiata pure la giovane, siccome esibì una smorfia che addolcì nuovamente il suo volto. Gli afferrò il mento con una mano e, per una volta, il suo corpo non reagì: si era immaginato di sentire le sue delicate dita, avvolte dai guanti, ma la presa era più dura e fredda. La mano era meccanica, ne era certo.
«Deve essere una ragazza fortunata, se le dimostri tutta questa fedeltà» gli disse dolcemente la giovane, accarezzandogli la guancia con il pollice.
Era delicata, sapeva controllare la pressione dei suoi arti finti, tanto che rischiò di cadere nuovamente nel suo incanto, se lei non avesse detto quelle parole.
Era fedele, ma gli sembrava di gettare al vento un'occasione d'oro in quel momento, tutto a causa di qualche senso di colpa. Perdere un dente non gli era bastato per cancellare dalla sua memoria la ragazza dai capelli gialli: per quanto fosse una possibilità remota, ancora sperava di poter conquistare il suo cuore, ormai l'aveva capito.
«Oppure no?»
La domanda della giovane lo colse di sorpresa: era riuscita a comprendere i suoi pensieri da uno semplice sguardo.
Lei gli sorrise e mollò la presa dal suo volto, facendo scorrere la sua mano lungo il suo collo, lasciandogli brividi di piacere. Chiunque gli avrebbe detto di essere un idiota a rifiutare, ma, più il suo corpo spingeva verso quella creatura nata per ammaliare, più la sua mente gli serrava lo stomaco ritornano alla ragazza dai capelli gialli.
E il fatto che Macula non l'avesse ancora richiamata non lo aiutava affatto.
La giovane finalmente si mosse, ma si piegò su lui, portando le sue labbra vicino al suo orecchio. Rischiò di essere un colpo fatale: non aveva mai avuto un contatto così ravvicinato con una donna e gli procurò una sensazione decisamente più piacevole di quanto si era immaginato in tutti quegli anni.
«Ringrazia di averlo fatto ridere. Se quando torni con la taglia mi offre nuovamente, non rifiutarmi. Tende ad offendersi se non accetti i suoi "regali" e tu vuoi che ci sia sempre io al suo fianco e non il suo generale.»
Un brivido di paura prevalse su tutti gli altri impulsi del suo corpo. Il tono secco della giovane aveva reso più duro il contenuto di quella frase: aveva rischiato grosso e solo per un stupido senso di colpa.
Ormai il danno era fatto, ma avrebbe seguito il suo consiglio la prossima volta.
L'automa rientrò nella stanza con una grossa scatola in mano e la giovane si alzò, tornando al suo posto, come se non fosse successo nulla.
Lui, invece, si rese conto che la sua temperatura corporea si era decisamente alzata e non di certo a causa del suo dono. Finì il contenuto del suo bicchiere e lanciò ancora uno sguardo a quella creatura incantevole.
Lei gli intimò, con un cenno del capo, di voltarsi verso Macula.
Obbedì e rimase spiazzato da ciò che vide davanti a sé: era un piccolo arsenale di armi, ma scelte con una certa cura. Oltre ad una pistola di base, tutte le altre si servivano di cartucce alchemiche, un prodotto che poteva aiutarlo ad alimentare il suo dono. C'era anche qualche mina e persino una fiamma ossidrica portatile.
«Hai intenzione di rifiutare anche queste?» gli chiese Macula.
Nei guai si era messo solo accettando la taglia, quelle armi potevano solo aiutarlo ad uscirne.
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I Racconti della Fossa - I Corvi
Fantasy(SERIE DI RACCONTI) Nella Fossa vige una sola legge: sopravvivere, ad ogni costo. Staccarsi dal dominio di Vertigo ha fatto precipitare il quartiere nell'anarchia e solo i più scaltri sono riusciti a ritagliarsi il loro posto. L'ordine è dettato dai...