3. I Primi Colloqui

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Satiah era stata di parola e in poco tempo le aveva procurato un garante o, almeno, a lei era sembrato poco tempo. I suoi potenziali coinquilini avevano iniziato a divenire sempre più irrequieti e solo due casse di limiaggio comprate dai suoi vicini del piano di sopra parevano aver calmato i loro spiriti. Gli sposini le avevano chiesto spiegazioni al riguardo, parlando sottovoce per non farsi sentire dalla mandria che aveva iniziato a bere e a giocare d'azzardo sulla piazzetta.

Aveva raccontato tutto, anche alla alla portinaia, che fortunatamente aveva avuto poco da dire, se non paragonarla alla vecchia inquilina in fatto di stranezze.

Evitata la predica, una rissa sembrava parve in procinto di scoppiare a causa di un baro e proprio in quel momento era stata graziata dall'arrivo del garante. Dalle parole di Satiah si era aspettata un grosso energumeno, largo anche più della porta di casa sua, invece si era presentata una giovane in grazioso vestito rosa pastello, abbellito sul fondo da dei ricami di fiori bianchi. L'aspetto grazioso, però, aveva rivelato un tono deciso e autorevole, che aveva convinto tutti a mettersi in fila.

Ora erano in casa e la giovane attendeva una sua parola, tenendo un coltello dietro la schiena.

«Il tè è pronto, puoi far entrare il primo», disse lei, depositando un vassoio con teiera e tazze sul tavolo.

«Aspetta, mi stai dicendo che tutta l'attesa era dovuta al... tè?», chiese la garante.

« Certo, devo fare la buona padrona di casa, no?»

Percepì che la giovane fosse sconvolta, ma non disse nulla e aprì la porta, comunicando al primo candidato di entrare.

Entrò un uomo alto e grosso, con dei baffi spessi quanto le sue basette. Aveva un braccio meccanico e una pompa sulla schiena, oltre ad un tatuaggio sul braccio umano, simbolo della sua affiliazione con una banda.

Iniziò a temere che Satiah avesse ragione.

«Questo è tutto il posto?», chiese, guardandosi attorno e indicando con il dito la stanza dove si trovavano.

« No, ci sono due stanze da letto e due bagni. Cioè, ora c'è solo una stanza da letto, l'altra è un magazzino vuoto.»

L'uomo andrò ad aprire la porta della sua stanza e lei vide la garante stringere il manico del coltello.

Per sicurezza, cercò le sue pistole con lo sguardo, prima di ricordarsi che le avesse addosso.

«L'altra è grande uguale?»

Annuì e il candidato estrasse un foglio e una matita dal taschino sulla sua cinta. Scrisse qualcosa e poi uscì dalla casa senza salutare, lasciando lei e la giovane a fissarsi negli occhi, perplesse.

***

«Come hai capito, non starò tanto, ma che la Signora mi porti via se non ti pago l'affitto per un anno», le disse il candidato, bevendo probabilmente la quinta tazza di tè.

Aveva dovuto scaldare l'acqua per una seconda volta, mentre quell'uomo le aveva praticamente raccontato tutta la sua vita, sistemandosi a cadenza regolare il cravattino della camicia. Era l'affiliato di un barone e cercava di un rifugio sicuro, in quanto si era sparsa la voce che un barone rivale volesse eliminarlo per ripagare a un torto subito. La garante le aveva fatto più volte cenno di rifiutarlo e di farlo uscire di casa, ma le era parso scortese interromperlo data la foga con cui stava narrando le sue vicende.

I Racconti della Fossa - I CorviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora