6. Fine dell'incubo

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Aveva sete, non percepiva nient'altro. Il suo corpo era inesistente, solo la mente si stava man mano risvegliando, aggiungendo al desiderio di acqua anche quello di un bel po' di cibo.

Aveva esagerato con i suoi poteri, aveva questo vago ricordo. Era accaduto a causa di una casiada, era accaduto sicuramente a causa di una casiada, tutte le altre volte che era successo si era trovato in missione.

Il suo volto riprese man mano sensibilità e provò ad aprire gli occhi, mentre cercava di inumidirsi le labbra secche con la lingua. Distinse una figura sopra di sé e i ricordi tornarono alla giovane dai capelli turchesi che si era preoccupata della sua salute. Sforzò un sorriso, per quanto sentisse le guance tirargli: era felice che fosse ancora con lui.

«Ehi, si è svegliato.»

Sussultò per lo spavento, non aspettandosi che parlasse. Nel sobbalzò cozzò contro la sua fronte e urlò per il dolore acuto, prima di accasciarsi sul letto privo di forze.

Imprecò e premette le sue mani sul punto dolorante, cercando di lenire la botta.

«Vado a chiamare il capo, porto anche qualcos'altro?»

Quella voce gli era sconosciuta, era giovane e maschile, quasi da ragazzo e non c'erano stati ragazzi nel suo gruppo.

«Cibo e acqua. Va bene qualsiasi cosa ci sia in dispensa.»

La voce della giovane gli parve troppo metallica e monocorde, non era quella vellutata di Sesta. Alzò le mani dagli occhi e finalmente capì chi avesse al fianco.

«Ljuba...» disse con voce roca.

Era stato riportato in Ufficio e depositato in una delle stanze riservate ai cacciatori. Infatti al suo fianco aveva una sua collega, una donna dai corti capelli biondo scuro, che le ricoprivano la parte del capo che non era coperta da una placca metallica. Non aveva minimamente reagito al suo colpo e lo continuava a fissare inespressiva con i suoi meccanici occhi ambrati.

Non era il migliore risveglio, soprattutto se aveva perso i sensi con il ricordo di una creatura più incantata e meravigliosa.

«Credo che il malus gli abbia creato dei problemi alle connessioni nervose. È la seconda volta che sorride senza motivo.»

Cercò di tornare serio e si sforzò di capire chi altro fosse nella stanza. Si alzò sui gomiti a fatica, con la fronte ancora dolorante per la botta, che gli procurò un lieve capogiro. Si distese per riprendersi e la seconda figura decise di fargli un favore e raggiungerlo. Era un giovane di bassa statura, con addosso una stretta giacca nera e una camicia dal collo alto e diritto, ricamata con piccoli motivi di una tonalità più chiara. I suoi capelli sotto la luce delle lanterne assumevano delle sfumature blu, mentre i suoi occhi azzurri presentavano un taglio leggermente allungato, simile a quello delle persone che vivevano nelle terre orientali più remote.

Non gli era completamente familiare, eppure era sicuro di averlo già visto in Ufficio. Doveva essere un cacciatore pure lui date le due spade che teneva sulla schiena.

«Basta che riesca a parlare. Ci puoi lasciare da soli per qualche minuto?» domandò il giovane a Ljuba.

«Te lo affido allora, ho altro da fare» rispose la cacciatrice, alzandosi dalla sedia.

«Non ho detto questo, io sono entrato solo per...»

Ljuba lo ignorò e uscì dalla stanza, chiudendo la porta.

Il giovane prese un gran respiro e trattenne qualsiasi cosa stesse per uscire dalla sua bocca, prima di tornare a volgersi verso di lui.

«Che cosa è successo alla Ciacola?»

I Racconti della Fossa - I CorviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora