La pioggia batteva sulle lamiere della Fossa. Era insistente, poco regolare e lui stava iniziando a non sopportala. Detestava gli acquazzoni da quando era là sotto: l'acqua allagava le strade, scivolava dall'alto al basso, bagnando chiunque si trovasse sul suo cammino, e si infiltrava ovunque. D'estate, portava anche un po' di fresco, ma durante il resto dell'anno era un mero fastidio. Il freddo si infilava dentro la pelle, dentro le ossa, e non vi era mai un luogo sicuro dove ripararsi, non se non si avevano delle belle case nel primo strato.
A Vertigo era diverso, tutti i cittadini erano riparati dagli impeti delle piogge e del vento. Nemmeno per lui il clima era stato un problema, anzi si era spesso divertito a saltare nelle pozzanghere con i suoi amici, per poi essere rimproverato da sua madre che doveva lavargli tutti i vestiti.
Ora detestava sentire l'acqua che gli inzuppava le vesti e lo faceva tremare per il freddo.
In quel momento aveva trovato un riparo momentaneo, sotto delle palafitte costruite sopra un lungo pontile. Non era l'unico nascosto là sotto, vi erano molte altre persone, tutte annoiate, con lo sguardo fisso sulla pioggia. Vi erano anche dei brutti ceffi, forse persino una banda, ma erano stranamente calmi, scocciati anche loro dall'acquazzone: li bloccava e bloccava i loro affari.
Lui, invece, non era inerte. Lanciava pezzi di ferro contro una delle botole delle case, ripetutamente. Aveva notato qualche sguardo, forse un minimo di interesse per combattere la noia, ma era stato breve. A nessuno importava se un ragazzino si divertiva in quel modo, era la norma, nessuno lo avrebbe mai rimproverato. Da un lato era sollevato che nessun adulto sarebbe venuto a tirarlo per le orecchie, dall'altro era parecchio irritato perché un adulto in particolare non gli stava prestando attenzione.
«Ehi, mi vuoi aprire? Sono qua sotto!» esclamò, prima di lanciare un pezzo di metallo con maggiore rabbia.
Non ottenne nulla, la botola restò chiusa e lui dovette recuperare i pezzi che non erano caduti sotto. Sbuffò e borbottò tra sé e sé, mentre si infilava il ferro nelle tasche, finché non sentì un rumore. Alzò lo sguardo e vide che la botola era socchiusa. Un volto si era affacciato, il volto di un uomo dai lunghi capelli neri raccolti dietro la nuca e dagli occhi scuri dal tagli allungato.
Frugò subito tra le sue tasche, cercando il medaglione di suo padre. Trovato glielo mostrò, alzando bene il braccio.
«Mi serve il tuo aiuto», gli disse, tremante.
Sperò che dentro quella baracca ci fosse un caminetto. Era un sogno vano, ma almeno quelli la Fossa non poteva toglierglieli.
Notò che uno dei brutti ceffi aveva voltato la testa nella sua direzione e lo stava fissando, con maggior interesse rispetto a prima. Non era un buon segno, se fosse stato rifiutato doveva correre via, a costo di inzupparsi completamente sotto la pioggia.
«Sali.»
Non se lo sarebbe fatto ripetere due volte. Afferrò i pioli della scala e la salì rapidamente.
L'interno era piccolo e sapeva di umido, ma parte dell'odore era coperto da un incensiere, posto sotto la statuetta di una divinità a lui sconosciuta. Non vi era molto oltre all'altare, solo un piccolo piano cottura, un materasso malconcio usato come letto e, con sua sorpresa, ben due scaffali colmi di libri di fattura straniera.
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I Racconti della Fossa - I Corvi
Fantasy(SERIE DI RACCONTI) Nella Fossa vige una sola legge: sopravvivere, ad ogni costo. Staccarsi dal dominio di Vertigo ha fatto precipitare il quartiere nell'anarchia e solo i più scaltri sono riusciti a ritagliarsi il loro posto. L'ordine è dettato dai...