Capitolo 4

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"Mio signore!"
"Non parlare Bellatrix, ascolta la medimaga e fa nascere il bambino."
Come fosse sotto imperius la stega iniziò a fare ciò che da ore le veniva detto, il bambino stava per nascere.

Il binario 9 e 3/4 era sicuramente l'inizio di una nuova avventura per tutti. La giovane camminava tra quei ragazzi e le loro famiglie, le sarebbe piaciuto avere qualcuno con lei in quel momento, ma con una madre ad Azkaban e un padre latitante era impossibile.
Narcissa Malfoy le sorrise andandole incontro.
"Draco è già salito, vedrai che andrà tutto bene. Prendila come una vacanza da tutto piccola mia!"
"Vorrei tanto che fosse una vacanza, ma sappiamo entrambe che non sarà cosí Cissy. Terrò d'occhio Draco discretamente, non temere!"
"Lo so, ma sta attenta, non metterti nei guai e non fidarti di nessuno!"
Le due donne si abbracciarono.
"Tranquilla zia, ci vediamo a Natale! Anche se Lucius non mi vuole!"
Si staccatano mentre ridevano.
Narcissa era sua zia, lo aveva saputo da poco, in quella notte in cui suo padre le aveva fatto visita l'estate prima. Aveva inziato a delineare il suo albero genialogico lentamente. Lucius sapeva poco e niente di come fossero andate realmente le cose, quindi tra le due donne i contatti erano potuti essere pochi, anche se la donna avrebbe voluto stare con sua nipote.
Ed ora le sorrideva mentre il treno stava per partire.
Trovò un vagone vuoto, ne era felice. Non voleva farsi amici e ancor più sentire le sciocchezze e le domande di quei ragazzetti felici di andare a scuola e creare nuovi legami.
"Posso sedermi?"
"Non è mio il treno, fa ciò che vuoi!"
"Sono Tom Smith, Serpeverde al secondo anno, tu sei?"
"Rebekah Gau... Johnson! Mi sono trasferita da New York e anche il sarò al secondo anno."
"Wow figo! E come mai sei qui?"
"Motivi di famiglia!"
Odiava quando qualcuno le faceva il terzo grado, l'unica cosa che voleva era la pace.
"Non sei una a cui piace parlare vero?"
"Già."
Rimasero in rigoroso silenzio per ore, era profondamente grata per ciò. Poi un prefetto comunicò che erano quasi arrivati e di mettersi le divise. Rebekah con un colpa di bacchetta trasfigurò il suo jeans e maglietta con la divisa.
"Wow! Come hai fatto?"
"Incantesimo di trasfigurazione."
"Si lo so, ma ad Hogwarts al secondo anno nessuno saprebbe farlo, sei forte!"
Il ragazzo era sincero e stupito. Forse nemmeno lei a 13 anni sarebbe stata in grado di farlo o forse si, non ricordava nemmeno quando e come aveva imparato a fare molte cose.
Puntò la bacchetta contro il ragazzo e con lo stesso incantesimo gli fece indossare la divisa Serpeverde.
"Sprero sarai Serpeverde Reb, potremmo diventare grandi amici!"
Alzò un sopracciglio e rispose,con il suo solito tono di superiorità:
"Io non ho amici."
Il ragazzo ci rimase male e rimase in silenzio.
Arrivarono a destinazione poco dopo, mentre i ragazzi del primo anno andavano con il mezzo gigante alle barche, i più grandi andarono verso le carrozze. Per molti erano carrozze magiche che si muovevano da sole, per Rebekah erano traintate da thestral. Chiunque non sia stato toccato davvero dalla morte, non poteva vedere quelle creature e guardando le facce dei ragazzi intorno a lei, Rebekah capì che nessuno di loro era in grado di vederli.
Giunta al cancello maestoso un uomo di piccola statura le andò in contro.
"Benvenuta signorina Johnson sono Filius Vitious, il suo professore di incantesimi e capocasa Corvonero. Il preside Silente la aspetta nel suo ufficio."
"La ringrazio professore!"
Si congedo e iniziò ad avvicinarsi al castello. Lo aveva sentito descrivere tante volte ma aveva sempre pensato che le persone esagerassero, invece si stava ricredendo.
Era veramente maestoso e magico, antico ma sempre bellissimo. Anni di storia della magia racchiusi tra quelle mura. I suoi genitori erano andati a scuola li, i suoi antenati erano andati a scuola li ... Lei era l'erede di uno dei fondatori!
Superando il gigantesco portone d'ingresso, trovo un insieme di corridoi e scale, si rese conto in quel momento che non aveva la minima idea di dove dovesse andare. Ma, ecco li uscire dall'ombra un viso familiare. Severus Piton nascosto nel suo mantello nero stava facendo un ingresso teatrale tra i ragazzi.
In automatico si toccò l'avambraccio sinistro, sapeva come nascondere il suo segreto dopo tutti quegli anni, ma aver visto l'uomo l'aveva messa in allarme.
Lo aveva sempre sentito descrivere come un uomo intelligente quanto colto, solitario e autoritario. Ma a lei sembrava semplicemente uno stronzo patologico pieno di se.
"Professore scusi, dovrei andare dal preside ma non saprei come arrivarci!"
"Le sembro l'addetto all'accoglienza?"
"Le sembro una che ha mai messo piede qui dentro? Non si preoccupi, lo troverò lo stesso!"
Ovviamente non aspettò la risposta del professore e si diresse verso un corridoio a caso estraendo la bacchetta per utilizzare l'incantesimo guidami.
Il professore era indeciso se schiantarla subito per l'arroganza o farla espellere prima dello smistamento. Ma si bloccò quando vide che la ragazza aveva eseguito quell'incantesimo non verbale, considerato difficile da eseguire soprattutto per una ragazza che aveva appena terminato il primo anno di studi. Si stupì vedendo che non solo era stata eseguito non verbalmente ma anche in maniera impeccabile.
La ragazza sali le scale che portavano all'ufficio del preside, era certa che una parola d'ordine permettesse l'accesso, ma non fu cosí. Bussò alla porta e attese risposta.
"Avanti!"
Entrando trovò davanti a se un ufficio enorme, pieno di qualsiasi strano oggetto la mente di un mago potesse immaginare: da un mappamondo enorme a un telescopio, da una biblioteca privata a un pensatoio, da un raffinata scrivania ad una fenice.
"Mi hanno detto che mi cercava!"

Una Riddle di troppo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora