capitolo 5

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Come una profezia ecco arrivare il bambino che tutti aspettavano con ansia.
"Perché non piange,cosa succede?"
La medimaga diede alla giovane una pozione.
"Riposa mia cara, sei molto debole"

"Mi hanno detto che mi cercava!"
"Oh signorina Johnson è un piacere conoscerla prego si accomodi!"
Il vecchio mago le indicò una poltroncina poco lontano dalla scrivania, il preside la raggiunse nel suo salotto privato.
"Come lei saprà, il primo anno avviene lo smistamento in una delle quattro case, essendo lei nuova vorrei smistarla. Eviteri di farlo durante la cerimonia di sta sera per non farla sentire in imbarazzo. Se per lei va bene lo farei adesso!"
La ragazza si limitò ad annuire, mentre un cappello levitava verso di loro. Il preside lo prese e lo mise sulla testa della giovane.
" Cosa abbiamo qui? Sangue antico scorre nelle tue vene ragazza, ma anche coraggio, lealtà fuori misura e saggezza! Che l'astuzia non sia la tua strada? Che fare, sono combattuto, mai nella storia scelta fu più difficile..."
Rebekah aveva smesso di respirare alla parola sangue antico, quello stupido cappello sapeva e Albus Percival Wulfric Brian Silente era conosciuto come persona inteliggente alla quale non sfuggiva nulla, ora nel sue cervello gli ingranaggi stavano girando.

Aveva capito che il sangue era quello di Serpeverde, ma non vi erano più eredi in vita di nessuno dei fondatori se non Lord Voldemort e tutto il mondo magico sapeva che non aveva eredi, come poteva essere possibile? Che lui non sapesse della giovane?
"Tu cosa vorresti?"
"Spetta a lei la decisione, non a me! Ognuno ha i suoi compiti, questo non è il mio!"
"Senza dubbio, Serpeverde!"
"Felice signorina?"
"Preside come detto, rispetto la decisione del cappello, ora se non le dispiace vorrei rinfrescarmi prima della cena!"
"Oh certo, nei sotterranei troverai la sala comune e di conseguenza il dormitorio di Serpeverde, la faccio accompagnare dal professor Piton cosí lo informo anche dello smistamento!"
"Non ce n'è bisogno, troverò la strada non si preoccupi!"
Troppo tardi, il patronus del preside aveva già preso forma e si dirigeve verso il professore per portargli il messaggio.
"Come mai questo trasferimento?"
"Motivi familiari."
"Spero si troverà bene qui da noi, oh Severus eccola. Più veloce di un patronus! La signorina Johnson si è unita alle file verdeargento, la potrebbe accompagnare nel suo dormitorio?"
"Certo preside! Mi segua!"
Scenderono le scale dell'ufficio in rigoroso silenzio, scesero nei sotterranei ovviamente in silenzio ma a metà corridoio l'uomo si bloccò e si girò verso la ragazza.
I loro occhi si incastrato in un vortice di sguardi, carichi di domande, di risposte negate, di astio, di stima.
"Non so come fosse la scuola che frequentava, ma qui le regole sono al primo posto seguite dal rispetto. Dimenticheremo quello che è accaduto all'ingresso, non voglio guai o ribellioni sono stato chiaro?"
"Chiarissimo, tuttavia, mi hanno insegnato che il rispetto va guadagnato!"
"Senti ragazzina, non so dove tu sia cresciuta ma dove sono cresciuto io questa insolenza viene punita."
"In un posto dove il regno del terrore che lei ha cercato di costruire qui negli ultimi anni, in confronto, è un parco giochi! Se le minacce sono finite, vorrei farmi una doccia!"
L'uomo estrasse la bacchetta, distinto la ragazza fece lo stesso.
"Vuoi sfidarmi?"
"Vuole usare la bacchetta contro una studentessa? Perché se così fosse non è poi tanto diverso dagli uomini che ha tradito per potersi salvare la pelle!"
"Tu non sai niente mocciosa, taci prima che io perda la pazienza!"
"E poi? Mi farà sbattere fuori dalla scuola? O mi sbatterà contro il muro come i suoi ex compagni di bevute?"
Uno schiaffo finì contro la guancia della ragazza, che non si scompose minimamente, non scherzava quando diceva di essere cresciuta all'inferno.
"Se ha finito, vorrei andare in camera mia, o mi ci porta lei o ci vado da sola!"
L'uomo era pietrificato, aveva picchiato una studentessa, e come se non bastasse lei non aveva battuto ciglio, anzi aveva continuato a sfidarlo ed ora si stava allontanando da sola lungo il corridoio che l'avrebbe portata nella culla verdeargento.
Per quanto fosse abituata a torture varie, quello schiaffo le aveva fatto più male di 10 cruciatus. Non un male fisico ma un male nell'anima. Sperava che lui fosse diverso, che non fosse come gli altri mangiamorte. Si era sbagliata e ora una lacrima solitaria era scesa lungo la sua guancia. Era arrivata al suo dormitorio, aveva varcato la soglia, Tom si era voltato e l'aveva visto entrare.
"Sono felice che anche tu sia dei nostri, loro sono Ricky ed Erik i nostri prefetto."
I due salutarono calorosamente la ragazza.
"Il dormitorio femminile è da quella parte, ma non ho letto il tuo nome sulla lista."
Un fantasma attraversò il muro est senza troppi complimenti.
"Perché lei ha una camera sua, vicino alle scale per poter andare nel dormitorio femmile!"
"Ipazia Volta ad Hogwarts! Ora si che le ho viste tutte! Ti avevo lasciato a Firenze,  cosa ti porta qui?"
"Tu, se no che altro?"
"Ipazia non c'è nessuna camera..."
Ma tutti sappiamo che  Hogwarts è magiaca e come per magia ecco la porta della nuova camera.
"Direi che quella è la tua camera!"
"Si, Tom, lo credo anche io. Scusatemi vado a farmi una doccia prima di cena, con permesso."
Quando entrò un ora dopo in Sala Grande, le sembrava tutto surreale. Le candele, il soffitto, le tavolate, le quattro case, era tutto perfetto.
Tutti erano seduti al tavolo della propria casa, la vicepreside McGranitt entrava seguita dai ragazzi del primo anno.
Iniziava lo smistamento.
Come previsto, Malfoy fu smistato in Serpeverde, il cappello non si era nemmeno poggiato sulla sua testa che il verdetto era stato emesso.
"Harry Potter?"
Il ragazzo si avvicinò impaurito, non sapeva cosa aspettarsi.
Non sapeva nulla di quel mondo.
"Hmmm.... Difficile... Molto difficile. Coraggio da vendere, vedo. Anche un cervello niente male. C'è talento, oh sì... e desiderio di mettersi alla prova. Ma dove ti colloco?"
Rebekah pensò che quel cappello aveva bisogno di una revisione, ci metteva troppo a smistare ultimamente.
"Non Serpeverde. Non Serpeverde..."
La voce del ragazzo sopravvissuto era un sussurro, solo occhi addestrati potevano capire. Occhi come quelli della giovane Serpeverde, che pensava tra se e se che era ovvio che quel moccioso fosse Grifondoro, come poteva qualcuno pensare che fosse Serpeverde? Ma ancor di più come lui stesso potesse pensare di esserlo.
Alzò gli occhi al cielo, in segno di disgusto e rassegnazione.
"Non Serpeverde, eh? Ne sei sicuro? Potresti diventare grande, sai? È tutto qui, nella tua testa... E Serpeverde ti aiuterebbe sulla via della grandezza, su questo non c'è dubbio. No?"
La ragazza continuava con la sua discussione interiore avvalorando la sua tesi, come poteva lui fare qualcosa di grande? Era già tanto se non moriva entro fine anno...
" No, ti prego, ti prego."
"Beh, se ne sei sicuro..."
"... tutto tranne Serpeverde."
Rebekah pregò per la sua sanità mentale che il cappello non lo smistasse in Serpeverde.
" sarà meglio... Grifondoro!"
Dal tavolo rosso oro si alzarono urla di gioia, era prevedibile che sarebbe stato Grifondoro.

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