Capitolo 1

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"Madame, deve concentrarsi o rischia di morire"

"Nessuno può dirmi cosa devo fare, AAAAH!"

"Manca poco e potrà tenere il suo bambino tra le braccia."

16 anni dopo...

è una giornata come tante, tra i rumori della città e il caldo soffocante a Londra, nel grattacielo della Tnuag Industries una riunione è in atto.

La sala riunione piena di uomini con i loro completi costosi, arroganti e pieni di se è situata al penultimo piano dello stabile dove ad un angolo una giovane ragazza, fasciata nel suo tubino rosa cipria, ammira affascinata il maestoso orologio nel cuore di Londra. Immersa nei suoi pensieri non ascolta neanche più le voci degli uomini che la circondano. La sua prima riunione, in quella che era l'azienda di famiglia, quella famiglia che non aveva mai conosciuto ma della quelle il peso la accompagnava da tutta la vita. D'istinto si accarezzó poco sopra il polso, dove la pelle abbronzata aveva quel rilievo, che anche se non visibile ad occhio nudo, le ricordava chi lei fosse e quale era il suo compito.

"Miss Jhonson, dovrebbe venire nel suo ufficio, un uomo la sta cercando".
La voce della giovane assistente la riportó in quella stanza, nel mondo reale, dove i suoi doveri venivano prima di tutto.
"Grazie Tanya, arrivo subito! Vogliate scusarmi signori ma purtroppo devo lasciarvi, è stato un piacere conoscervi. Il professor Jordan ha la mia più totale fiducia, vi lascio in buone mani."

E così dicendo quella giovane ragazza lasciò la stanza, senza aspettare risposta, guardando il professore e sorridendogli in segno di gratitudine. Perché lei lo sapeva, lei sapeva che nessuno l'avrebbe ascoltata, e non per la giovane età, ma perché donna. Una giovane donna alla quale mancavano solo pochi mesi per diventare maggiorenne, una giovane donna il cui peso delle responsabilità le aveva negato una gioventù spensierata, una giovane donna erede di qualcosa di più grande di lei, una giovane donna la cui vita sarebbe cambiata da li a poco.
Pensando di non essere pronta a tutto quello aveva preso l'ascensore ed era salita all'ultimo piano, dove nel suo ufficio un uomo la aspettava. Era certa di non aver alcun appuntamento, il che l'aveva incuriosita perché doveva essere qualcuno di importante per poter avere avuto il dono di salvata da quella riunione.
Con passo deciso entrò nel suo ufficio, davanti a lei un uomo ammirava il panorama. Avrà avuto una quarantina d'anni, distinto, capelli biondo platino e quel bastone che avrebbe potuto riconoscere tra mille.
"Lucius Malfoy tra i comuni mortali, evento più unico che raro!" rise facendo irrigidire ancora di più l'uomo di fronte a lei per poi continuare:
"Cosa ti porta qui?"
"Prima che di grazia inizi a lanciarmi contro maledizioni ed insulti, voglio precisare che io sono solo l'ambasciatore!"
Cadde il solito silenzio teatrale di Lucius Malfoy, che aveva mosso alcuni passi per far vedere tutta la sua maschera di uomo duro davanti alla ragazza, ma sapeva che in realtà l'uomo temeva i suoi sbalzi d'umore.
"Parla, non ho tutto il giorno, a differenza tua devo mandare avanti un impero!"
"Frequenterai la Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts da settembre, questi sono i tuoi nuovi documenti. Rebekah Johnson, strega purosangue nata a NewYork, trasferita a Londra per motivi di famiglia. Il giorno di nascita è lo stesso, l'anno ovviamente è cambiato per ovvi motivi ..."
Come aveva predetto Malfoy la ragazza scoppio.
"Mi auguro che tu stia scherzando, in primo luogo sono un pó grande per andare a scuola, successivamente ho una vita a seguire non ho intenzione di vivere circondata da ragazzini viziati e stupidi. Questa idea geniale di chi è? I Lestrange credono ancora di poter decidere della mia vita?"
"È una decisione del Lord, quest'anno Harry Potter inizierà a studiare li, vuole due occhi fidati a controllarlo."
"Cioé quello inizia ad andare a scuola e io devo fargli da babysitter? Ma se c'è quel professore che gli da asilo politico da mesi, direi che lui basta e avanza no?"
"Io sono solo l'ambasciatore Rebekah nulla di più, posso trarre le mie conclusioni ma non so nulla più di quel che ti ho detto! Puoi urlare con me anche tutto il giorno ma se cosi è stato deciso, sai che così sarà. Ti lascio alle tue cose, se ti serve qualcosa sai dove trovarmi"

Era sola, in quell'enorme ufficio, sola come lo era stata per tutta la sua vita. Qualche anno fa avrebbe dato tutto quel che aveva per avere una vita normale, poi aveva compreso che la normalità era sopravvalutata e che la sua educazione era di gran lunga più vasta di quella che avrebbe imparato a scuola. Aveva imparato a vivere senza amici, ad essere circondata da pesone opportiniste, a diffidare da chiunque, perché in molti si erano avvicinati a lei solo per scoprire il suo segreto. Un segreto che in pochi conoscevano, un segreto pesante, un segreto nascosto nel reparto Misteri al Ministero della Magia. Non era cosí diversa da Potter alla fine, anche lei non aveva scelto il suo destino, anche lei doveva convivere con le scelte che altri avevano fatto.

Quella sera tornò a casa, esausta, non era pronta a sconvolgere di nuovo la sua vita, non voleva lasciare quella quotidianità che si era costruita con fatica.
Si buttó su quell'enorme letto che era stato il suo luogo sicuro negli ultimi anni, in quella vita babbana che le stava stretta.
Non aveva fame, anche se la governante le aveva fatto notare che non mangiare non l'avrebbe aiutata, anzi.
L'unica cosa che voleva era dormire, per potersi svegliare l'indomani mattina e scoprire che era stato solo un brutto sogno.

Una Riddle di troppo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora