undici

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Harry Styles.

Il tempo iniziò a correre molto più veloce del solito

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Il tempo iniziò a correre molto più veloce del solito. Scuola, lavoro e Ezra - non necessariamente in quest'ordine - scandivano un ritmo preciso e facile da seguire.

E il desiderio di Des si avverò: stavo incominciando a capire come gestire la mia depressione.

Ovviamente, non potevo prendermi in giro fino in fondo. Quando mi fermavo a rimuginare sulla mia vita, cosa che cercavo di non fare spesso, il significato del mio comportamento mi appariva chiaro.

Mi sentivo una luna solitaria - dopo che il mio pianeta era stato distrutto e sbriciolato da un cataclisma, come nei film - che si ostinava a orbitare attorno a uno spazio vuoto, facendosi beffe della gravità.

Come motociclista stavo migliorando, il che significava meno cerotti e preoccupazioni per Des.

Ma anche che la voce nella mia testa s'indebolì fino a sparire. Senza scompormi, andai nel panico. Mi lanciai alla ricerca della radura con smania crescente.

Fremevo per qualsiasi attività che potesse inondarmi di adrenalina.

Non tenevo il conto dei giorni. Non ce n'era motivo, perché cercavo di vivere il più possibile nel presente: niente passato che scoloriva, niente futuro che incombeva.

Perciò fui sorpreso quando scoprii la data di uno dei sabati in cui io ed Ezra facevamo i compiti. Fu lui a ricordarmela, quando lo trovai ad aspettarmi sulla porta di casa sua, nel pomeriggio, dopo il lavoro.

«Buon San Valentino», disse, sorridendo e abbassando la testa per salutarmi.

Mi offrì una scatolina rosa, che teneva in equilibrio sul palmo della mano. Dolcetti con le frasi romantiche nell'incarto.

«Be', mi sento un cretino», mormorai. «Oggi è San Valentino?».

Ezra scosse il capo, fingendo tristezza. «A volte sei davvero fuori dal mondo. Sì, è il 14 febbraio. Ti va di festeggiare San Valentino con me? Visto che non mi hai comprato neanche una scatola di dolcetti da cinquanta centesimi, è il minimo che tu possa fare».

Mi sentivo a disagio. Scherzava, ma fino a un certo punto.

«E questo cosa implica?». Stavo sulla difensiva.
«Il solito: schiavitù eterna e cose del genere».
«Ah, be', se è tutto qui...». Accettai i dolcetti, sempre in cerca, però, di un modo per tracciare confini chiari.

Per l'ennesima volta. Quando Ezra era nei paraggi, si confondevano spesso.

«Allora, domani cosa facciamo? Escursione o pronto soccorso?». «Escursione», decisi. «Non sei l'unico che si lascia ossessionare dalle cose. Comincio a pensare di essermelo immaginato, quel posto...».

Aggrottai le sopracciglia, lo sguardo perso.

«Lo troveremo, stai tranquillo. Moto venerdì?».
Intravidi una possibilità e l'afferrai senza pensarci troppo.

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