MATURE CONTENT. | sequel to Compelled.
(IN REVISIONE)
Mi sentivo intrappolato come in uno di quegli incubi terrificanti in cui, per quanto corri e corri finché i polmoni non ti scoppiano, non sei mai abbastanza veloce.
Più cercavo di farmi strada t...
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Chiunque, ma non Ezra, pensavo, scuotendo la testa, sull'autostrada che attraversava la foresta verso La Push.
Non ero ancora certo di aver preso la decisione migliore, frutto di un compromesso con me stesso.
Non potevo giustificare i gesti di Ezra e dei suoi amici, il branco. Ora capivo cosa intendesse la sera precedente, quando aveva sottolineato che forse non avrei voluto rivederlo. Se lo avessi chiamato, come aveva suggerito, mi sarei sentito un codardo. Dovevo parlargli faccia a faccia, era il minimo. Gli avrei detto chiaro e tondo che non potevo tollerare ciò che stava accadendo. Non potevo essere amico di un assassino senza batter ciglio e lasciare che l'elenco dei delitti si allungasse... Mi sarei sentito un mostro anch'io.
Ma non potevo non metterlo in guardia. Dovevo fare il possibile per proteggerlo.
Parcheggiai di fronte alla casa dei Ritz, con le labbra contratte in una linea dura e sottile. Il mio migliore amico era un licantropo e tanto bastava a complicare le cose. Era proprio necessario che fosse anche un mostro?
La casa era buia, le luci ancora spente, ma non m'importava di svegliarli. Bussai forte alla porta d'ingresso, pieno di energia e di rabbia. Il suono riecheggiò tra le pareti.
«Avanti», disse Hall dopo un minuto mentre una lampadina si accendeva.
Girai la maniglia; la serratura era aperta. Hall era sulla soglia di una stanza vicina al cucinotto, con una vestaglia sulle spalle; non era ancora salito sulla sedia a rotelle. Quando mi riconobbe strabuzzò gli occhi e si fece immediatamente serio.
«Ehi, buongiorno, Harry. Come mai qui a quest'ora?». «Ciao, Hall. Ho bisogno di parlare con Ez... dov'è?». «Ehm... a dir la verità, non lo so». Mentì spudoratamente.
«Sai cosa fa Des, stamattina?», chiesi, stufo della sua recita. «Dovrei saperlo?».
«Lui e metà degli uomini di Forks sono nel bosco, armati, a caccia di lupi giganti». Dopo un fremito, l'espressione di Hall tornò neutra.
«Mi piacerebbe parlarne con Ez, se non ti dispiace», aggiunsi. Per un istante arricciò le labbra spesse. «Scommetto che dorme ancora», rispose infine, indicando il piccolo corridoio che conduceva alla stanza del piano terra. «Torna sempre tardi, ultimamente. Ha bisogno di riposo. Forse è meglio che non lo svegli».
«Oggi tocca a me», mormorai dirigendomi a grandi passi in corridoio. Hall sospirò.
La stanza di Ezra era l'unica che si affacciava sul breve corridoio. Non mi preoccupai di bussare. Spalancai la porta che sbatté rumorosa contro la parete.
Ezra - vestito soltanto degli stessi pantaloni corti da ginnastica che gli avevo visto addosso in camera mia - era sdraiato sul letto a due piazze che occupava la stanza, lasciando liberi solo pochi centimetri di spazio ai bordi. Nemmeno in diagonale riusciva a starci... da una parte spuntavano i piedi, dall'altra la testa.