ventiquattro

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Harry Styles.

Aleksej ci lasciò nell'accogliente e opulenta sala d'attesa in cui ritrovammo la donna di nome Monica, seduta alla scrivania lucida

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Aleksej ci lasciò nell'accogliente e opulenta sala d'attesa in cui ritrovammo la donna di nome Monica, seduta alla scrivania lucida. Gli altoparlanti nascosti irradiavano musica allegra e innocua.

«Aspettate che faccia buio», disse il nostro custode.
Louis annuì e Aleksej scappò via.

Monica non sembrava affatto sorpresa dalla conversazione, ma fissava la mantella grigia di Louis con sguardo curioso e scaltro.

«Stai bene?», chiese Louis in un sussurro che la donna non poteva cogliere. La sua voce era ruvida, per quanto possa essere ruvido il velluto, e angosciata. Probabilmente sentiva ancora la pressione addosso.

«Fallo sedere prima che crolli», disse Niall. «È a pezzi».

Soltanto in quel momento mi accorsi che stavo tremando fortissimo, tanto che mi battevano i denti e la stanza sembrava traballare e annebbiarsi. Per un terribile istante mi chiesi se fosse una sensazione simile a quella che provava Ezra prima di trasformarsi in lupo.

Udii un suono insensato, un controcanto strano e strappato alla musica allegra in sottofondo. Distratto dal mio tremore, non riuscivo a capire da dove venisse.

«Sssh, Harry, sssh», disse Louis e mi fece accomodare sul divano più distante dalla donna incuriosita alla scrivania.

«Penso sia una crisi isterica. Prova con uno schiaffo», suggerì Niall. Louis gli lanciò un'occhiata convulsa.

A quel punto capii. Il rumore proveniva da me. Erano i singhiozzi che mi perforavano il petto. Ecco perché tremavo.

«Va tutto bene, sei al sicuro, va tutto bene», ripeteva Louis. Mi prese in braccio e mi coprì con la mantella di lana pesante per proteggermi dalla sua pelle ghiacciata.

Stavo reagendo da stupido, certo. Chissà quanto tempo mi rimaneva per contemplare il suo viso. Era salvo, ero salvo anch'io, presto saremmo stati liberi e avrebbe potuto lasciarmi. Riempirmi gli occhi di lacrime, tanto da non vederlo con chiarezza, era uno spreco... una follia.

Ma in fondo ai miei occhi, in un luogo che le lacrime non potevano lambire, conservavo l'immagine della donnetta con il rosario.

«Tutta quella gente», singhiozzai. «Lo so», sussurrò lui. «È orribile».

«Certo che lo è. Speravo non ti toccasse assistere».
Posai la testa contro il suo petto freddo, mi asciugai gli occhi con la mantella pesante. Respirai a fondo e cercai di calmarmi.

«Posso esservi utile?», chiese la voce cortese di Monica, china alle spalle di Louis, con uno sguardo che appariva preoccupato, ma anche professionale e distaccato. Non sembrava impensierita di trovarsi a pochi centimetri da un vampiro ostile. O era un'incosciente, oppure sapeva fare bene il proprio lavoro.

«No», rispose Louis freddo.  Lei annuì, mi sorrise e se ne andò.

Attesi che si allontanasse. «Sa cosa succede qui?», chiesi con voce bassa e roca. Stavo riprendendo il controllo di me stesso, il respiro era più regolare.

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