diciannove

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Harry Styles.

Innaturalmente statico e pallido, con i grandi occhi blu fissi sul mio volto, l'ospite mi attendeva immobile al centro del corridoio, bello da non credere

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Innaturalmente statico e pallido, con i grandi occhi blu fissi sul mio volto, l'ospite mi attendeva immobile al centro del corridoio, bello da non credere.

All'istante mi tremarono le ginocchia, quasi caddi a terra. Poi corsi verso di lui.

«Niall, oh, Niall!», gridai abbracciandolo forte. Avevo dimenticato quanto fosse duro; fu come gettarsi di corsa contro una parete di cemento.

«Harry?». Nella sua voce c'era un curioso misto di sollievo e confusione.

Mi strinsi a lui, respirando a fondo per godermi il più possibile quel profumo meraviglioso. Non somigliava a nient'altro: non ai fiori, né agli agrumi, né al muschio.

Non c'era fragranza al mondo capace di reggere il confronto. I miei ricordi non gli rendevano giustizia.

Non mi resi conto che i respiri si erano trasformati in qualcos'altro. Capii di essere scoppiato a piangere soltanto quando Niall mi trascinò sul divano e mi fece sedere in braccio a lui. Era come raggomitolarsi addosso a una roccia fredda, ma modellata a misura del mio corpo. Mi massaggiò la schiena con delicatezza, in attesa che riprendessi il controllo.

«Scusa...», farfugliai. «Sono soltanto... felicissimo... di rivederti!». «Tranquillo, Harry. Va tutto bene».

«Sì», risposi tra le lacrime. Per una volta sembrava fosse proprio così. Niall sospirò. «Dimenticavo quanto fossi esuberante», disse, critico.

Lo guardai con gli occhi gonfi di lacrime. Il suo collo era rigido, cercava di starmi lontano, le labbra sigillate. Gli occhi erano blu come l'oceano. «Ah», sospirai e compresi il problema. Aveva sete. E io profumavo di buono. Era passato tanto tempo dall'ultima volta in cui avevo dovuto badare a certi particolari. «Scusa».

«È colpa mia. Non vado a caccia da troppo tempo. Non va bene che mi riduca ad avere così sete. Ma oggi ero di fretta». Con uno sguardo mi trafisse. «A proposito, potresti spiegarmi come mai sei ancora vivo?».

Quelle parole arrestarono le lacrime e mi fecero rinsavire. Capii subito ciò che doveva essere accaduto e il perché della presenza di Niall.

Deglutii rumorosamente. «Mi hai visto cadere».

«No», ribatté torvo. «Ti ho visto saltare». Incerto, tentai di pensare a una scusa che non mi facesse passare per pazzo.

Niall scosse la testa. «Gli ho detto che prima o poi sarebbe successo, ma non mi ha creduto. "Harry me l'ha promesso"». Lo imitò talmente bene da immobilizzarmi in una fitta di dolore. «"E non andare a sbirciare nel suo futuro"», aggiunse, imitandolo ancora. «"Abbiamo già fatto abbastanza danni". Ma il fatto che io non sbirci non significa che non veda», proseguì.

«Non ti stavo tenendo d'occhio, Harry, te lo giuro. Il fatto è che sono talmente in sintonia con te... Quando ti ho visto saltare, non ci ho pensato un attimo e sono salito sul primo aereo. Sapevo che era troppo tardi, ma non potevo restare impassibile. Poi sono venuto qui, pensando che in qualche modo avrei potuto dare una mano a Des, e a un certo punto, spunti fuori». Scosse di nuovo la testa, confuso.

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