Grey people

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A tutte quelle persone che almeno una volta hanno mandato il mondo a fanculo, lo hanno odiato, hanno desiderato che l'aria nei loro polmoni non ci entrasse più. Che hanno fissato una piscina e che hanno pensato di tuffarsi e non riemergere. A tutte quelle persone che sono stanche, ma stanche davvero. Riscattatevi. Valete molto più di quanto possiate immaginare, ma soprattutto, ne valete la pena.

Sbuffò, nel notare una goccia di smalto nero cadere sulla scrivania. Anne si sarebbe arrabbiata, se non avesse ripulito.

Arricciò il naso alla puzza dell' acetone per le unghie che stava versando su un batuffolo di candido cotone, che divenne nero al contatto con lo smalto sulla scrivania. Poi guardò verso il calendario. Era davvero il suo compleanno. Quel giorno ne faceva 18 e si sentiva come se non li avesse vissuti davvero.

Il suo sguardo vagava da tutte le parti, esaminava attentamente la stanza in ogni sigolo particolare: le pieghe del copriletto, l'anta dell'armadio leggermente aperta, la porta che scricchiolava, un suono sordo e fastidioso, a causa dei cardini arrugginiti. Si domandò che posto fosse quello e perchè lei era li. Proprio ora, che poteva andarsene.

Sentì provenire dal piano di sotto il suono del campanello. Persone. Altre persone che volevano conoscere e parlare con gli altri, più che con lei, cercare di dare loro una vita migliore e di esaudire ogni loro desiderio. Altre persone, grigie. Ecco come vedeva le persone. Grigie, come la nebbia. Vuote, superficiali. Nessuno la capiva meglio di se stessa, ne era certo. Eppure, nonostante i suoi tentativi, durati anni, di far capire ad Anne che lei non voleva conoscere gente, eccole li, altre persone grigie pronte a spender soldi per lei, pronti a comprarsi la sua vita. Ecco come aveva sempre visto l'orfanotrofio in cui vieva: come un negozio di persone, perchè si, se una giovane coppia non può avere figli, va in un'orfanotrofio a comprarseli.

Firmare carte su carte per ottenere la tutela legale, per comprare una persona. La considerava un'idiozia, ma, ovviamente, non era lei a comandare. In tutte le favole - pensava - la povera orfanella viene adottata da una nobile famigliola che ha già un figlio. I due ragazzi crescono insieme e si innamorano, si sposano e vissero tutti felici e contenti. Ma la vita non è una bella favola con un bel lieto fine commovente,anzi, gran parte delle volte va tutto bene, ma poi alla fine tutto crolla. E, la sua vita non solo non avrebbe avuto un bel lieto fine, non sarebbe proprio stata una favola, compresa di protagonisti, antagonisti, oggetti magici e aiutanti. Quella era Biancaneve nel castello, il principe azzurro e i sette nani. Questo invece era un orfanotrofio di Perth, Australia con sette suore e quindici famigliole felici che volevano adottrla, alle quali lei aveva detto di no - oppure era scappata - per il semplice motivo che non voleva essere comprata da nessuno.

Le piaceva definirsi uno "spirito libero".

Aveva fatto tutte queste cose per diciotto lunghi anni. Scappare da innumerevoli case, per tornare in quel posto, quell'orfanotrofio che allora sentiva così suo. Per poi capire che non era mai stato così. Si sentiva una ragazzina sciocca, in quel momento.

Diede un occhio all'orologio, notando che era arrivato il momento di scendere.

Infilò la felpa e scese.

Dal corridoio non provenivano voci.

E poi fu un' attimo, o forse anche meno.

Un'attimo e il grigio divenne colori. Un'attimo per riconoscere quella testa bionda e quegli occhi verdi. E instintivamente sorrise. E instintivamente sorrisero. Dopo anni che non si vedevano,anche se erano cambiate tanto, erano state capaci di riconoscersi con uno sguardo. E quei due sorrisi sinceri si tramutarono subito in un' abbraccio bisognoso e pieno di mancanze.

L'abbraccio di due cugine che da anni non si vedevano e che con uno sguardo si capivano.

E, anche se all'apparenza sembravano così diverse erano estremamente uguali. Con un gran sorriso finto e la tristezza imminente negli occhi.

E un tatuaggio sul polso, una piccola cazzata da quattordicenni, quelle con un'autorizzazione falsa, l'unica cosa che le accumunava fisicamente, perchè del resto,non si assomigliavano affato: "I'm in the middle" sul polso di una "of nowhere" sul polso dell'altra, e spesso la gente ne chiedeva il significato: evidentemente non le aveva mai viste insieme.

Era bello pensare di avere qulcuno a cui vuoi bene accanto.

Quella sarebbe stata un eccezione, uno strappo alle regole che si era imposta, uno strappo la prima regola: "non sono di nessuno."

Sperava di poter andare via di li, di potere essere libera. Aveva aspettato la maggiore età per scappare. Non le importva cosa avrebbe fatto nella vita, non voleva lasciare un segno. Voleva solo andare via di li, sfuggire al passato ed inseguire il futuro. Aveva letto su un libro che "immaginare il futuro sa di rimpianto" ma secondo lei non era vero.

Ma poi la domanda sorse spontanea. Aggrotò la fronte, come se fosse strano avere pensato qualcosa. Si prese in giro mentalmente per avere pensato che pensare è strano. E si rese conto dell'enorme cazzata che stava pensando. Decise di finirla coi rompicapo e chiese "Perchè sei qui?" e un "avevo bisogno di qualcuno di vero." fu la risposta.

Non erano di molte parole, lei e sua cugina. Quando avevano 10 anni passavano le giornate sedute su un letto, o in giardino, sull'amaca del nonno Joe, sedute schiena contro schiena, ognuna con la propria musica e il proprio libro chiuso in mano. Fissavano il vuoto gran parte del tempo, come se cercassero nel vuoto la più piccola parte di materia. Era un silenzio che gridava aiuto, il loro.

Era strano che già a 10 anni si avesse così bisogno della musica.

Le estati le passavano sempre insieme, lei andava a stare da sua cugina, poi tornava all'orfanotrofio.

Erano sempre i tre mesi migliori.

Fino al giorno del tatuaggio.

L'idea era stata di entrambe. Volevano qualcosa che le legasse per sempre, e cosa c'era di meglio che un tatuaggio, una frase lasciata a metà, che si completava solo con la presenza del braccio dell'altra? Fu facile falsificare le firme. La zia Emma aveva una firma facilissima da copiare. Ricordava benissimo quando, a 14 anni entrarono nel negozio di tatuaggi. L'uomo che li faceva le incuteva un po' di terrore. Non faceva male, il tatuggio appena fatto. E la cosa che più la rassicurava era il fatto che quello non se ne sarebbe andato. Era lì, indelebile. Quasi meglio di una cicatrice: quelle sbiadiscono. Il tatuaggio resta. Che la pelle sia abbronzata o pallida, più tirata o raggrinzita, segnata dalle rughe. Il tatuaggio sarebbe rimasto li per sempre.

Dopo il tatuaggio, quando gli zii le avevano scoperte, si erano arrabbiati molto, con lei, soprattutto. La avevano accusata di aver trascinato sulla cattiva strada la loro figliola, quando l'idea era stata di entrambe. Ricordava perfettamente come era venuta.

Stavano ascoltando la musica quando lei si era tolta le cuffie. La cugina, che le dava le spalle se ne era accorta e si era voltata anche lei. Si erano guardate in faccia. Ricordava il sorriso furbo della cugina, quando aveva detto "un tatuaggio." come risposta all'affermazione "sarebbe bello avere qualcosa che ci legasse per sempre, come per ricordarci che l'una c'è sempre per l'altra...".

E dopo anni, eccole li. Più grandi e più mature, più alte, più cresciute. Ma i tatuaggi erano semre li, come se gridassero 'ricordati di lei'.

E si fissarono negi occhi. Prati e oceani. Smeraldi e Zaffiri. Eppure mancava qualcosa. Qualcosa di importante. Mancava ad entrambe. Ed era un peso, quella mancanza: di un pezzo di cuore necessitavano. Quello delle emozioni. Non lo stupido organo che pompava sangue a manetta, rendendole vive.

Un pezzo di cuore mancava ad entrambe.

Di amore avevano bisogno.

Ma non c'era mai nessuno.

Forse perchè erano proprio nel mezzo del nulla?

Spero vi sia piaciuto come prologo, anche perchè è la prima ff che scrivo. Se avete qualche consiglio da darmi, fate pure :)
Scusate per eventuali errori... più che altro è che la sto sistemando, quindi potreste trovare cose che non tornato ecccccc bhe, don't worry c:
Allego in seguito il link per il trailer di "in the middle of nowhere"

https://youtu.be/L08vrrV7hs4

Il sequel di questa storia si chiamerà "the long way home" e la trovate sul mio profilo :)

In The Middle Of Nowhere //5sosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora