Caldo.
Quel giorno era molto caldo. Un fottuto caldo che ti entra nelle ossa, ti fa sudare e venire la gola secca. E quel giorno era maledettamente caldo. Rikki odiava il caldo. Odiava anche il sudore che scendeva sul viso e sul corpo.
Quel giorno, dopo tanto tempo -quasi due settimane- Rikki era uscita dalla sua stanza. Vi si era chiusa dentro, e, con la scusa dello star male, aveva evitato tutti, compresa Aileen. Quest ultima, aveva capito subito che la cugina volesse solo stare sola, così non aveva nemmeno insistito.
Stava seduta vicino alla staccionata bianca che delimitava la proprietà dei Clifford i quella piccola via, nella città di Sydney, che non era altro che un punto in una carta geografica, un niente nell' Australia. Un niente ancora più misero nel mondo. Quel giorno Rikki subiva il caldo, in silenzio, sotto il sole cocente australiano. Non passava nessuno, li. Si stava bene. Apparte l'afa e l'umidità. Ma in quel momento Rikki stava bene. Era okay. Niente a tormentarla, quel pomeriggio. C'era silenzio. Nulla a rovinarlo, quel silenzio. Rikki raccolse una margherita solitaria li vicino. Iniziò a strappare i petali, uno alla volta. Come se lei fosse il pistillo. E i petali i suoi problemi, i suoi mali, la sua tristezza. Come se potesse strappare via tutti i problemi che aveva, potersi liberare della tristezza che viveva in lei,un parassita che si nutriva del suo essere. Guardò il fiore, quando aveva già strappato via la metà dei petali.
E poi pensò che una margherita senza i suoi petali non sarebbe mai una margherita.
E così per tutti i fiori.
Fu in quella maledetta calda giornata di Agosto che Rikki capì quanto fosse importante avere dei piccoli difetti. Qualche problema.
Ma lei, lei ne aveva decisamente troppi. Troppi per un solo fiore.
Il silenzio venne spezzato quando Calum salutò Michael sull'uscio di casa con una pacca sulla spalla. Quando la porta si chiuse Calum si avviò verso di lei e " non ti ho vista uscire... da quanto sei qui?" Chiese gentilmente. "Due ore più o meno, sono uscita dalla finestra." Rispose noncurante Rikki, la margherita mezza sfatta tra le dita. Calum guardò l'orologio. Erano solo le sei. Era presto, e di tornare a casa, Calum non ne aveva alcuna voglia. Si sarebbe seduto volentieri li accanto a Rikki, a parlare con lei, a chiedere perche teneva una margherita sfatta in mano, o semplicemente a stare in silenzio. E così "Ti va di fare un giro?" Domandò alla bionda. E "Okay." Rispose questa, alzandosi in piedi, mettendosi il fiore nella tasca dei jeans.
Camminarono per tutta la via senza dire una parola. "Ti porto in un posto" affermò Calum. Era imbarazzante quel silenzio. Rikki era troppo timida per spezzarlo, per rompere il ghiaccio così, dal nulla. Pensava che Calum non avrebbe gradito troppe domande. E così, dopo almeno cinque minuti di un intenso e pesante silenzio, cinque minuti che camminavano, disse solo "Dove stiamo andando?" Calum si girò a guardarla e con un sorriso "in un posto speciale" rispose. Poi "Perche prima ti sei infilata in tasca un fiore mezzo distrutto?" Domandò ancora. La bionda non rispose. Si morse solo il labbro, chiedendosi perchè il ragazzo che giorni prima non le aveva quasi rivolto la parola adesso fosse diventato un attento osservatore di ciò che aveva intorno.
Non passò altro che un tempo così vuoto, poi il verde ei colori invasero la visuale di quella ragazza che era abituata a vedere grigio. Calum la prese per il polso, senza stringere forte. Era una presa che diceva se cadi ti prendo, non vieni con me perchè te lo sto dicendo. E Rikki si lasciò trascinare da quella presa rassicurante, così calda. Calum la guidò fino ad una piccola collinetta in quel parco. Non c'era nessuno. Un assassino avrebbe potuto uccidere qualcuno li, e nessuno se ne sarebbe accorto. Ma quel posto sapeva di paradiso, come se fosse caduto proprio da esso. Se solo il paradiso fosse esistito. Calum si sedette su una panchina,incrociando le gambe. Rikki si affiancò a lui. E poi "Perchè mi sembrava me." Disse. Per un attimo Calum pensò che la ragazza li accanto fosse pazza. "Mi hai chiesto perchè ho conservato questo" iniziò la ragazza, tirando fuori dalla tasca il fiorellino sfatto e appassito."lo ho conservato perchè mi sembrava me."
" Quindi... tu ti sei vista come un fiore mezzo sfasciato." L' affermazione di Calum era una domanda, in realtà. "Ho pensato che i petali fossero tutti i difetti, eche il pistillo fossi io,ma poi ho capito che..."
"Che un fiore non è un fiore senza petali, come un umano non è umano senza difetti." La interruppe Calum nel mezzo della sua spiegazione. E Rikki pensò, per la prima volta, che forse non tutte le persone fossero maledettemente grigie e monotone.
"Ora dimmi, perchè hai deciso di portarmi qui?"
Calum la guardò negli occhi, la scrutò fino in fondo. In realtà non v'era un motivo. Lo aveva fatto e basta. In quegli attimi Calum si accorse di quanto in realtà Rikki fosse bella. Ma non bella in quel senso. Perchè bellezza non é soltanto avere le gambe lunghe e i capelli biondi, gli occhi azzurri piuttosto che verdi, essere magre piuttosto che leggermente in carne, vestirsi alla moda e riempirsi di trucco. Bellezza è anche il sorriso di chi le ha passate tutte, di chi si asciuga le lacrime e si rialza dopo essere caduto, di chi sorride e dice che 'va bene' anche se di cose che vanno bene non ce ne sono affatto. Bellezza era, per Calum, in quell'istante, il mostro che si nascondeva dentro agli occhi di Rikki, il suo sorriso che sembrava vero, il correttore, per nascondere le notti di insonnia, magari notti passate a piangere o fissare il buio, magari passate a bere per dimenticare. Bellezza era anche la matita leggermente sbavata all'angolo dell'occhio della ragazza,come sefosse stata sistemata dopo un pianto.
E in quel momento Calum pensò che tutte le ragazze come Rikki meritavano un applauso, perchè nonostante tutto, erano state capaci di rialzarsi.
Rikki era una ragazza diversa, pensò Calum. Non si era nascosta dietro un essere stronzo, ma semplicemente aveva una corazza indistruttibile, forse. Ma nessuno aveva detto che questa corazza, sotto la quale ombra Rikki viveva, non poteva essere bombardata fino a che una parte non ne fosse crollata, facendo entrare qualche spiraglio di luce.
Calum questo pensava. Rikki invece pensava che Calum la stesse guardando troppo, così si alzò da quella panchina, e si avviò decisa verso un albero li vicino sul quale aveva già messo gli occhi. Non fece niente di strano. Vi si arrampicò sopra, come se niente fosse. Calum la seguì, e, anche se di arrampicarsi su quella vecchia quercia non ne aveva nessuna voglia, lo fece comunque.
"Perchè te ne sei andata così?" Le chiese. Lei non lo guardava in faccia, il suo sguardo era perso altrove, forse nel tramonto. Viola, azzurro, arancio, rosa, blu. Quanti colori. Si abbracciavano assieme, creando un incantevole miscuglio.
Rikki ricordò quando, da piccola, colorava con le tempere assieme ad Aileen. Facevano sempre un gran pastrugno e allora, sua madre, la zia di Aileen, diceva sempre che erano un disastro e che non le avrebbe più fatto dipingere sul tavolo della cucina, anche se poi, il giorno dopo era punto a capo. Mischiavano sempre i colori, lei ed Aileen. E quel tramonto, tanti colori abbracciati, che insieme con il sole andavano a tuffarsi nell'oceano, le facevano ricordare tutto quello. Era tutto passato, eppure a Rikki sembrava l' altroieri, di aver perso Aileen, e ieri, di averla ritrovata.
"Sai che c'è?" Sussurrò Rikki, più a se stessa che a Calum "vorrei poter riavvolgere il nastro, tornare indietro, restare bambina per sempre. Quando sei piccolo va sempre tutto bene."
"Forse, forse è meglio che ti riaccompagni a casa..." Mormorò Calum.___
Scusate per eventuali errori :)Dove potete trovarmi:
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Efp lukevxiceAllego in seguito il link per il trailer di "in the middle of nowhere"
https://youtu.be/L08vrrV7hs4
Il sequel di questa storia si chiamerà "the long way home" e la trovate sul mio profilo :)
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In The Middle Of Nowhere //5sos
Hayran Kurgusinceramente questa storia mi fa pena ma l'ho scritta secoli fa e mi prende male cancellarla quindi niente ciao