Two weeks in London

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Stare lontano dall'Australia non voleva affatto dire stare lontano dai problemi. Rikki il tormento lo portava nel sangue. D'ovunque andasse lei, andava anche il tormento.

Durante la prima settimana di permanenza nella città inglese, i professori avevano accompagnato i ragazzi in giro per la città, a visitare musei e a fare delle attività di scambio culturale. A Rikki non piacevano queste cose.

L'ultima settimana invece li avevano lasciati liberi. Michael la aveva portata a mangiare a Times Square, e poi a fare un giro. Era bella, Londra. Aveva anche nevicato.

La neve soffice e bianca ricopriva ogni cosa. La neve, che per chi non l'ha mai vista è una meraviglia... Michael diceva che gli piaceva la neve, ma che a Rikki l'amava. Michael, gli occhi di un verde trasparente ed annacquato, le labbra carnose, un leggero accenno di barba, i capelli tinti di un verde molto fosforescente, e un sorriso, che non scompariva mai, le stringeva la mano. La neve che si poggiava leggera sui loro vestiti, sulle case, le strade. I capelli di Rikki, biondi con delle meches verdi, erano bagnati da quella cosa soffice che cadeva dal cielo...

Dalla felpa di Michael si notava una piccola collanina, un aereoplanino di carta, il regalo che Rikki gli aveva fatto per il compleanno. Poi Michael se ne era uscito con una cosa tipo "voglio farmi un tatuaggio" e " qui?" aveva chiesto Rikki, in tutta risposta, con lo stomaco mezzo ribaltato, a causa della cena troppo sostanziosa. "No, me lo faccio fare da mia nonna" rispose ironico Michael, facendo ridere la ragazza accanto a lui.

***

Parole. Piacevano ad Aileen. Erano potenti, perché, se usate bene, potevano salvarti, o distruggerti. Un semplice Ti Amo poteva affogarti o portarti a galla. Cose strane le parole. In quel momento erano lei ed Ashton. Erano di nuovo in silenzio, ad ascoltare i loro cuori,o accompagnati dallo scricchiolio meccanico della ruota panoramica Londinese, il london eye. Erano soli nella piccola cabina. Ashton si frugò nella tasca della grande felpa grigia, tirandone fuori una scatolina colorata di un profondo blu notte. Aileen inarcò un sopracciglio, nella muta domanda Che cos'è?. Ashton gliela porse, e lei la aprì. Dentro c'era una collana argentata, con appeso un ciondolo a forma di 'A'. La ragazza era stupita. Non si sarebbe mai aspettata di ricevere un regalo in una misera cabinetta di una delle più famose ruote panoramiche nella storia delle attrazioni turistiche. "A come Aileen." sussurrò Ashton, anche se non c'era nessuno che potesse sentirlo. "A come Ashton" proseguì, un ciuffo di capelli gli copriva il viso. "A come quella cose che chiamano amore" Aileen lo abbracciò forte. Uno di quegli abbracci che le mancavano da tanto. Le grandi mani di lui le accarezzavano i capelli. E ogni suo tocco era come una spinta un po' più verso la realtà, un po' più lontana dal mezzo del nulla. Aileen lo sentiva, il suo cuore battere. Pompava sangue, la faceva vivere. Emozioni. Il ghiaccio si era sciolto, definitivamente. Ora andava davvero tutto bene. Non era una menzogna. Era tutto okay. Aileen era felice.

***

Silvia era così: I capelli sempre scombinati, magari legati in una crocchia disordinata o in una coda alta, gli occhi truccati velocemente, magari la matita nera un po' sbavata sugli occhi perché li toccava di continuo, un sorriso smagliante, i vestiti spiegazzati, le felpe accartocciate nello zaino, la collanina di Harry Potter anche per dormire, le occhiaie di chi ha passato la notte a leggere il proprio romanzo preferito, i mezzi sorrisi sghembi e le imitazioni ai professori, le risate fino ad avere i crampi alla pancia, i momenti di silenzio. Silvia era il ritratto dell'adolescenza, Tutte, le aveva provate. Nostalgia, tristezza, entusiasmo, felicità, noia... Come quando partiva, a causa dei viaggi del padre, lasciava tutto, si lasciava tutto alle spalle, come quando aveva lasciato l'Italia, o l'America. Non cambiava città, cambiava continente, in un altra parte del mondo, si ritrovava. Aveva vissuto anche a Londra, Silvia. Come quando ascoltava le lunghe premesse e discorsi di suo padre, che poi alla fine era solo un 'dobbiamo partire'. Ma ne mancava una, al ritratto dell'adolescenza. Tra tutte e risate, le lacrime, le grida e le cazzate, mancava un piccolo tassello, che poi tanto piccolo non era, un tassello chiamatosi amore. Amore è come quel pezzo di puzzle che ci metti tanto, troppo tempo a capire qual è la parte che va in alto e quella che deve stare in basso, e che, quando l'hai capito, devi trovare il punto giusto, l'incastro. Uno di quei tasselli che ti fanno impazzire, perché non combacia mai, lo giri a destra, poi a sinistra, ma pare sempre nel posto sbagliato. Che poi, forse, il posto giusto lo avevi anche già trovato, solo, mancava qualcos'altro, qualcosa che lo univa al resto. Maledetto l'amore. Quella fredda mattina di novembre, in un posto che non era casa, - non che ve ne fossero tanti, per Silvia -, in un' Inghilterra piovosa, in una Londra affollata, Silvia si faceva una tranquilla passeggiata, godendosi ogni singola goccia di pioggia che toccava la sua pelle, come una lacrima del cielo. Silvia se lo era sempre chiesta, da bambina, perché il cielo piangesse, forse perché era così vicino alla terra - anche se poi così tanto vicino non era - ma non poteva toccarla, come nel mito greco di Gea ed Urano, così vicini, ma così fottutamente lontani. Il cielo era grigio, ma non prevedeva temporali. Le gocce di acqua trasparente scorrevano sulle vetrine dei negozi, si schiantavano sull'asfalto, correvano insieme al vento, scivolavano sulle sue guance, come lacrime, sui suoi vestiti, fino a sparire in una pozzanghera, a mischiarsi col resto, a rovinare la neve caduta la sera prima, a rendere scivolosi i marciapiedi, ad impegnare la gente che in silenzio camminava, cercando di non inciampare. Cosa strana, la pioggia. Camminava senza meta, Silvia, osservava la vita scorrere, aspettava il bus, faceva si che una parte della vita dei londinesi diventasse sua. Ferma, sotto la pioggia, con la mente altrove, nel passato, forse, ad aspettare il bus. La realtà era come un posto lontano, un luogo troppo rude per essere esplorato, anche dal più coraggioso degli esploratori. Ma a volte, anche in mezzo ai rovi, nascono le rose. "che fai?" le chiese allegramente una voce. Una voce conosciuta, che la riportò alla rude realtà, ma con leggerezza, facendola cadere in un prato, non tra le spine. Era alto, ma non troppo. Dei capelli scuri spuntava qualche ciuffo dal cappuccio della felpa grigia che gli copriva il capo, la pelle ambrata, le mani in tasca, jeans neri e Vans. Il tipo di ragazzo che sostanzialmente si fa i cavoli suoi, che vive in un mondo tutto suo, ma che allo stesso tempo incute timore perché è fatto così e basta, sembra cattivo ma non lo è. Il tipo di persona che se si mettesse in testa una coroncina di fiori sembrerebbe un angelo venuto dall'inferno. Quel tipo di persona che semplicemente sa il fatto suo, è buona, ma fa paura, perché c'ha negli occhi qualcosa che spaventa, un urlo spezzato da qualcosa di più forte, forse un incubo, o solo un sogno distrutto. Distrutto da qualcuno che si ama. Oppure semplicemente Calum Hood, che era tutte queste cose messe assieme.

"Nulla" rispose Silvia, scrollando le spalle, e "Fantastico, deve essere divertente, vengo con te." ironizzò il ragazzo con gli occhi del color della pece. E, insieme, dopo svariati minuti di silenzio, perché quella pioggia lo esigeva, il silenzio, presero l'autobus.

***

A Luke non piaceva girare, camminare per le strade di una città che non conosceva, in mezzo a gente che non conosceva, giusto per sentirsi ancora sbagliato, in mezzo a quegli inglesi che ti correggono l'accento di una parola, che ti dicono "candy" al posto di "sweets" o viceversa, cose che a Luke non interessavano proprio. Stava li, sotto la pioggia, rimpiangendo la sua Sydney, ed il sole, sotto il cielo grigio e spento. Stava li. E stava. Emotivamente distrutto da un tornado di emozioni sconosciute, che lo rendevano maledettamente debole, così difficile da sentire, quel nome. Un bordello di bugie e risentimenti, la guerra nella testa, un po' di silenzio cercava tra le bombe cercava qualcosa di nuovo, un tassello del puzzle. Cercava Noel, quel maledetto tornado. Ci aveva ballato, cantato, riso e scherzato, eppure lei non c'era. Forse stava con suo fratello, se solo i professori non avessero chiaramente detto che non sarebbero partiti con un elenco di tali persone che non erano ammesse al viaggio. Liam era la numero uno. Non ci stava. Era in un altro continente, e Luke aveva voglia di ucciderlo. Ormai Noel era qualcosa che faceva parte di lui e non poeva sopportare il fatto che lei soffrisse. Moriva dentro, se ci pensava.

Frullavano, i pensieri di Luke. Erano come stelle che non riusciva a far coinvolgere in costellazioni. La neve sciolta sotto i suoi piedi, che bagnava la suola di gomma delle sue converse nere, le goccioline di pioggia che parevano tante macchiette assorbite dai suoi pantaloni, seduto scomposto su un muretto in un parco, aspettando. Ad aspettare. Cosa, o chi, questo Luke ancora non lo sapeva.

E il cuore batteva fortissimo, come un tamburo, nel suo petto, quando, il telefono all'orecchio, il numero composto, la chiamata inoltrata, quel suono dell'avvio chiamata, quel tu, tu della telefonata, che da piccolo tanto amava e che ora odiava e poi stop, non v'era più niente, se non una voce dolce ed un "Ehy!" dall'altro capo del telefono. La voce di Noel che pareva così lontana, quando, magari, si trovavano nello stesso parco, perché "Girati, Hemmings" aveva detto lei al telefono. E Luke si era girato, e lei era li, con il telefono all'orecchio, l'altra mano nella tasca, e la borsa in spalla. Lì, impiedi, aspettando qualcosa, o qualcuno, forse un attimo di smarrimento, perché poi corse da lui.

Tornado.

Tempesta.

Talmente caldo era il loro abbraccio, che la neve attorno a loro parve sciogliersi, come se uno squarcio d'estate vivesse in quel gelido inverno.

Mi sento una poeta lol
Allora, che ve ne pare?
Fatemi sapere cosa ne pensate, e ditemi come posso migliorare.
Due righe solo per ringraziarvi di tutto il sostegno che mi date, tramite voti, commenti e letture.
State contribuendo alla realizzazione del mio sogno!❤
-M

In The Middle Of Nowhere //5sosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora