The end

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Arriverà la fine, ma non sarà la fine.
[...]
Con il tuo numero in mano
E su di te un primo piano.
Come un bel film che purtroppo non guardera nessuno.
Vorrei che fosse oggi, in un attimo già domani, per iniziare e per stravolgere tutti i miei piani
[...]
Come un bel film he lascia tutti senza parole [...]
- La Fine, T.Ferro.
* * *

L'unica, fottuta cosa che la
teneva ancorata alla terra, era la sporca consapevolezza che lei e Ashton stavano sotto lo stesso fottuto cielo. La scuola non aveva i soldi per pagarsela, Aileen. Dopo tanto tempo, ancora Rikki non voleva dirle in cosa li aveva spesi, tutti i soldi che avevano. Una volta aveva strillato "eroina" e poi si era messa a ridere, come si ride quamdo si scherza, non una risata isterica o finta, quindi la mora non la aveva presa sul serio.
Stavano in una piccola casetta di Perth, offertagli dall'orfanotrofio. Era solo un piccolo appartamento. Due camere un bagno piccolissimo e una cucina che fungeva da salotto. Quest' ultimo composto da un mini divano e un mobiletto, utilizzato come dispensa, un tavolino e un televisore.
Ne aveva scritti di messaggi, ad Ashton. Ma lui non rispondeva mai. Li leggeva, ma non rispondeva.
Aileen lavorava. Lei voleva andarci, a scuola, ma non poteva pagarsela. Era tutto okay, per quanto okay potesse essere.
Quel giorno, Aileen era intenta a lavare i piatti, il televisore acceso sul primo canale, trasmettevano il telgiornale.
Le parole del giornalista rimbombavano nella stanza, interrotte dal suono dell'acqua che scorreva dal lavandino. Rikki stava al bagno. Come sempre, dopo i pasti.Aileen sapeva benissimo che vomitava, ma non poteva fare nulla per impedirglielo. Era molto più magra di prima. Ad un tratto, in quel rumore che sapeva tanto di casa, si aggiunse il suono del campanello. Una, due, tre volte. Con impazienza. Aileen si asciugò le mani ed andò ad aprire.

* * *

Il calore di quel piccolo bagno era opprimente. Ora puzzava anche. Quel giorno Rikki aveva scritto a Michael mi manchi. E lui aveva risposto con un 'tu no. Come è vero che io non ti manco. Lo so che non mi hai mai amato, era solo per fare invidia a Calum. Ma io ti amavo, e mi hai distrutto. Fanculo Rikki, non scrivermi più.'
La aveva distrutta quel messaggio. Un'altra spinta verso il baratro. Nero e oscuro.
Puzza di vomito e sofferenza. Rikki la aprì un poco, la finestra. Tanto quanto le bastò per intravederli. Blu e neri.
Fissò l'ago argentato e luccicante. Un braccio pieno di cicarrici, vecchie e bianche. Il motivo per cui saltava le ore di ginnastica. Lo individuò, quel punto. Lo aveva già fatto. Come, d'altronde, tante altre cose sbagliate. Lei, era sbagliata. Stupida e sbagliata. Se non fosse stata così disastrosa Karen non le avrebbe cacciate di casa. E, se ora lei fosse stata ancora a Sidney, sarebbe stata felice, con Michael. Era lui, a sbagiare, dicendole che non era vero che lei lo amava. Solo, se ne era accorta troppo tardi. Se ne era accorta adesso. Ma vedere quei colori, in mezzo al grigio, la distrusse. E non ci pensò due volte. Prima di premere lo stantuffo.

* * *

I cocci del piatto che teneva in mano si frantumarono a terra. Era l'alba di aprile, quando li vide. Il rumore sordo dei cocci che si schiantarono a terra la riportarono alla realtà. Quasi cinque mesi.
Settantatre.
Il risultato di quei cinque mesi, era settantatre. Si guardarono negli occhi. Perchè che altro potevano fare? Si erano persi l'uno un pezzo di vita dell'altro. Avrebbe voluto abbracciarlo, Aileen. Era quel tipo di sensazione che aveva provato quando Rikki era venuta all'orfanotrofio. Il grigio che diventava colori, una luce nel buio. Però "che volete?" domandò solo. Chiuse gli occhi, respinse l'istinto di sorridere, matenne un espressione seria e scocciata. I suoi occhi si erano illuminati, in quel momento, ma Aileen non guardava in basso. Affrontava il fatto, a testa alta.
Ashton era li, davanti a lei. Era più alto, i capelli più lunghi. Gli occhi, però, erano sempre gli stessi, con quel pizzico di una follia malinconica.
La prima volta, lui la aveva fissata coi suoi occhi fino che lei non aveva distolto lo sguardo. Ora, lei avrebbe ricambiato con la stessa moneta. Lo fissò, con umo sguardo intenso e impassibile, amore e odio negli stessi occhi. Era una contraddizione incoerente, Aileen. Passarono forse ore, forse secondi, forse anni, forse minuti. Era lento, pesante, il tempo. Gli pesava sulle spalle.
Poi, fu Michael ad interrompere tutto "Dov'è Rikki?" Chiese. Solo in quel momemto Aileen si accorse di lui. Cioè, Aileen lo aveva visto, ma non ne aveva proprio tenuto conto, della sua presenza.
"In bagno..." mormorò Aileen.
Michael le incuteva timore. Non lo sapeva, perchè.
D'un tratto i cocci a terra divennero interessantissimi. Aileen si inginocchiò per raccoglierli.

* * *

Era così bella. Il viso consumato e le occhiaie. Non era cambiata affatto, solo, i suoi occhi, quelli erano tornati all'origine. In loro viveva quell'imminente tristezza. Quella che era sparita da un po, perchè lui la aveva fatta sparire. Ed ora, era colpa sua, se quel fantasma del passato che la mangiava dentro, era ancora li. Però era sempre lei. I caplelli neri raccolti in una coda disordinata. Il piercing che brillava quando Aileen inarcava il sopracciglio. I denti bianchi e le labbra non troppo carnose. Qualche lentiggine, di quelle ce compaiono solo con il caldo. Il piatto caduto a terra aveva fatto rumore, ma Ashton non se ne era curato.
Poi, quando lei si era abbassata, per raccogliere i cocci, lui si era accovacciato a terra e la aveva aiutata, raccogliendo i pezzi più taglienti, per evitare che lei si tagliasse. Lo aveva visto, Ashton, un piccolo sorriso comparire sulle labbra di Aileen. E andava bene così. Lui lo sapeva, che lei lo aveva appena perdonato.
Infondo, loro erano infinito.

* * *

N/A: Leggete questa parte con di sottofondo 'The A Team' di Ed Sheeran, poi 'Fly' di Avril Lavigne... Fidatevi de moi.
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Enfasi.
Tutto girava, le veniva da ridere, ma teneva la bocca serrata.
Una sensazione che durò al massimo un minuto.
Poi la testa iniziò a farle malissimo. Le gambe non reggevano il suo peso,.e si ritrovò inginocchiata a terra, il viso rivplto verso la tazza del water. E ancora, a vomitare l'anima. Come quando Michael le raccoglieva i capelli e la abbracciava.
Ma ora non c'era. Non ci sarebbe più stato. Mai.
Casino.
Le ronzavano le orecchie, forte. Il corpo attraversato da strazianti spasmi di dolore. Aveva le lacrime agli occhi dal male.
Ecco come era, allora, la fine.
Arriverà la fine, ma non sarà la fine.
Le era caduta dalle mani, in un tonfo sordo, la siringa contenente quella che era davvero troppa eroina. Sapeva benissimo che il suo corpo non lo avrebbe retto. Ma, infondo, a chi importava? Michael le aveva detto che lei non le mancava, quindi tecnicamente, non la amava nemmeno più.
Era triste, da capacitare. E Rikki non ne era capace. Per questo aveva scelto la fine. Era più facile. E più giusto. Voci. Le giungevano ovattate e lontane, mentre si mordeva il labbro a sangue, cercando di non gridare.
Strazio.
Dolore.
Fine.
Era ancora li. Ci vedeva doppio e sfocato. Strinse tra le mani quei tre fogli di carta. Tre lettere, perchè erano tre, le persone a cui avrebbe chiesto scusa. Lei, che odiava le parole, le aveva usate. Sarebbero state tutto ciò che sarebbe rimasto di lei, alla fine.
Si accasciò a terra, perchè era tutto ciò che semplicemente riusciva a farlo.
Ormai non era più niente. Neuroni distrutti, stomaco rovinato, circolazione lenta. Piccoli problemi che alla fine si era causata da sola. Non era stata forte, in questa vita. Magari, lo sarebbe stata nella prossima.
Era il suo momento per volare. Senza ali, però, coe voleva lei.
Poi, tutto divenne nero.
Nero, come il suo colore preferito.
Nero, come I capelli di Michael
E quella volta, il nero, fu meno nero, perchè nel baratro, Rikki, ci cadde con il sorriso.

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Porca
Merda.
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Porco
Kiwi (scherzo kiwi mij, io tivibi)
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Si lo so mi odiate.
*tirano forconi e torce infuocate*
Mi eclisso, al prossimo capitolo.❤
-M

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