In the blood

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Potreste leggere lo spazio autrice alla fine del capitolo?
Non vi romperò più, promesso..❤
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Consiglio di leggere il capitolo con di sottofondo "Beside You" dei 5 Seconds of Summer e poi "A Thousand Years" di Cristina Perry... fa un'altro effetto.... *^*
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Tutto ciò che Rikki aveva detto a Michael era "Hai ragione." Poi era di nuovo silenzio. "Potrei sapere quanto pesi?" Aveva azzardato Michael. Rikki non rispose. Durò sin troppo tempo, quel silenzio. Poi RIkki chiuse gli occhi. "Quaranta" mormorò. E non disse più niente, non dissero più niente. Era passato poco tempo, quando Michael si alzo dal letto e fece per andarsene, poi, sulla porta, "Sei bella Rikki. Solo che non te ne accorgi.". E si chiuse la porta alle spalle. Rikki non dormiva.  Non quella volta. Aveva solo finto. Le aveva sentite quelle parole. Michael aveva detto che lei era bella. Vi era solo un pizzico di amarezza, Rikki si chiese perchè non glielo avesse detto in faccia.
Forse mentiva. O forse aveva solo paura. Ma di cosa?
Forse lei e Michael non era o poi cosi diversi, forse entrambi avevano paura. Paura di amare, paura di non essere amati. Solo che Michael aveva sua madre e Ashton, e Luke, e Calum. E lei non aveva nessuno. Rikki era sola, aveva Aileen, si. Ma erano legate nel sangue. Non dormì più, quella notte, la ragazza dai verdi occhi spenti.
***
Ashton la prese dai fianchi prima che cadesse e "forse è meglio che torni a casa" disse. Aileen annuì, ed insieme uscirono da quel posto che puzzava di alcool, fumo e sudore. Ashton la prese per mano, il passo della ragazza era traballante. "È bella, quella canzone" disse Aileen "quale?" Chiese Ashton.
Ne aveva sentite tante, di canzoni. "Quella che fa... People fall in love in misterious way..." inziò Aileen. " si è molto bella" affermò Ashton. Camminarono in silenzio per un po'.
"Ash."
"Aileen"
"Lo sai che ti ubriacherei solo per sapere cosa pensi di me?" Lo disse Aileen. Era abbastanza lucida per capire cosa stesse dicendo, ma troppo brilla per pensare alle conseguenze. "Non servirebbe." Le rispose Ashton. Aileen lo guardò. Gli occhi della mora parlarono chiaro. Cosa pensi?, dicevano. "Aileen. È difficile. C'è un motivo se ti ho chiesto di starci lontana a scuola. Tu sei una persona fantastica, Aileen. Ma è troppo pericoloso, non voglio che tu soffra ancora. Io sono una persona sbagliata per te. E per Rikki. Sei arrivata a Sidney e le prime persone che hai conosciuto sono quelle che dovrebbero essere state le ultime. Non posso dirti di volerti bene, Aileen. Sarebbe troppo poco" Ashton guardava dritto davanti a se. "Ma non posso nemmeno dirti di amarti, sarebbe sbagliato." Ashton deglutì. Aileen osservava ogni suo movimento. "E...?" Sussurrò la ragazza "E, si, io penso di essermi innamorato di te, Aileen Lilith Black. Ti amo più di ogni altra cosa. Ed è per questo che ti avevo chiesto di starci lontana,a scuola almeno. È pericoloso e..." Aileen gli si piazzò davanti. "E anche io penso di esserlo" Gli disse, poggiandogli una mano sul petto, osservando la camicia a quadri del ragazzo, osservando i suoi riccioli biondi ribelli alla luce dei lampioni. "E non mi interessa se è sbagliato. La vita è fatta di sbagli. E io ho già fallito, Ashton. Non mi interessa adesso, preoccuparmi se sto facendo giusto o meno. Tu mi fai stare bene,amo il tuo sorriso. Io amo te. E il resto del mondo può anche fottersi." Aileen piantò le sue iridi blu in quelle color nocciola di Ashton. Aveva paura che Ashton pensasse che gli stesse dicendo tutte quelle cose perchè era ubriaca. Ma Aileen sapeva benissimo quello che stava dicendo. Aspettò che Aston le dicesse qualcosa. Un sei ubriaca che non arrivò, perchè "Allora falliremo insieme" mormorò Ashton.
Non era un film. Nemmeno un libro o una canzone. Si erano detti ciò che provavano, avevano messo in chiaro i sentimenti. Ciò non significava che stessero insieme. Avrebbero rovinato tutto, un disastro erano, quei due. Parlarono per tutto il tragitto, come fossero dei semplici amici. C'era silenzio, per le strade di Sidney. C'era un casino, nella testa di Aileen. "È stato bello." Affermò Ashton, davanti al cancello della casa di Michael e "Già" rispose la mora. Poi Aileen scavalcò il cancello e, arrampicandosi dalla finestra tornò in camera sua, e con tutti i vestiti addosso, si buttò sul letto. E con tutti i pensieri, si addormentò. L'ultima notte tranquilla le preservò solo incubi.
***
A Rikki il tormento scorreva nel sangue. Era un tormento cieco e senza scrupoli, il suo. Erano ore che fissava il vuoto, seduta sul letto. Da quando Michael se ne era andato, non riusciva a stare tranquilla. Pensò al suo passato, divise i ricordi belli da quelli brutti. Cercò di schiarirsi le idee al meglio possibile. Michael le aveva detto che era bella. Nonostante si sforzasse, non riusciva a guardare il suo riflesso e trovare qualcosa di bello. Il viso? Troppo ovale. Il naso? Troppo aquilino. Le labbra? Troppo sottili. Gli occhi? Troppo spenti? Il fisico? Troppo grassa. Il seno? Troppo piccolo. Le lacrime? Quelle scendevano sempre, anche ora. Rikki aveva sofferto più di Aileen. Aileen aveva avuto un breve periodo tremendo. Rikki tutta la vita uno schifo. Aileen aveva esaurito le lacrime e si era promessa di spaccare il culo a tutti quelli che la avessero ostacolata. Rikki stava ancora strisciando, e se provava ad alzarsi, la vita le tirava frustate. E lei era ancora giù. Rikki stimava Aileen. Era felice di essere andata a cercarla. Forse si, stavano maledettamente sbagliando, erano fuori pista. Ma una volta tanto Rikki se ne fregò, e così indosso una giacca sopra i pantaloncini e la maglia che usava come pigiama, e scese dalla finestra, alla ricerca di un certo Harry. Ce la aveva buona la roba, quel tipo.
Appena i suoi piedi toccarono terra, Rikki notò la figura di Aileen assieme ad un altra, Ashton, a giudicare dall'altezza. Si nascose dietro ad un cespuglio. Osservò la snella figura della cuginascavalcare il cancello e arrampicarsi fino ad entrare nella sua finestra. Aspettò che Ashton se ne andò, e poi uscì anche lei, alla ricerca dello stronzo che sarebbe stato la sua rovina. Edward, si faceva chiamare dai clienti. Ma era Harry, il vero nome. Harry Styles.
***
Viveva a Sidney da un mese, Silvia. Teoricamente sarebbe dovuta andare a scuola sin da subito, ma non ne aveva proprio voglia. Così aveva promesso a sua madre che se la avesse iscritta a Novembre si sarebbe impegnata fino ad uscire dall'anno con 9. Solo un anno ci sarebbe stata, in quella scuola. Poi suo padre sarebbe dovuto andare a lavorare in Brasile. E quello sarebbe stato il dodicesimo trasferimento della sua famiglia. Lei ne era stufa. Sperava di tornare a Milano, la sua amata Milano, città dove era nata. Quella nottata Silvia la aveva passata a ringraziare Dio per avergli mandato quell'angelo dal nome di Calum. Avrebbe denunciato Liam. Peccato che non sapeva per cosa. Corteggiamento esagerato? Silvia poggiò la testa sul cuscino, le cuffie nelle orecchie, la voce di Ariana Grande, la sua cantante preferita a cullarla. Era come se le stesse dicendo, sulle note di one last time che tutto sarebbe andato per il meglio, che il prorio angelo custode, si è destinati ad amarlo, prima o poi, che queste erano anime gemelle, anche se di gemello non vi era molto, considerato che quello che ne uscì fu solo un grande casino. Un casino degno del timbro di Silvia Eleonora Tomlinson.
***
"Hood, mi sta scoltando?" Tuonò la voce del prof di matematica.
Calum alzò la testa e con fare annoiato, mettendosi comodo sulla sedia "si" rispose. Qualcuno soffocò qualche risata, guadagnandosi un occhiata di fuoco da parte del moro.
"Vuole spiegare lei al signor Hood di cosa stavamo parlando, signorina Harisen?" Domandò l'uomo sulla sessantina a Rikki. Che poi tanto una domanda non era, dato che glielo stava ordinando. Rikki non sapeva rispondere. Non stava ascoltando. "Io... non lo so" disse freddamente, piantando i suoi freddi occhi verdi in quelli del professore. "Bene. Signorina, fossi in lei mi impegnerei un po' di più piuttosto che passare il tempo a osservare la gente con un'espressione affranta per attirare qualcuno." Sputò il prof. Gli occhi di Rikki erano risotti a due fessure. Con estrema lentezza, fissamdo sempre il professore negli occhi, la bionda si alzò dal suo posto, facendo strisciare la sedia sul pavimento provocando un suono fastidioso che fece venire i brividi a tutti i ragazzi in classe. Andò verso la porta. " Harisen torni qui ora." Disse il professore, allora Rikki si girò e gli alzò il dito medio, prima di aprire la porta e andare spedita verso i bagni. Quello che però Rikki non sapeva, era che quel maledetto insegnante sarebbe stato la sua rovina.
***
Calum non avrebbe mai pensato che Rikki fosse stata capace di alzare il medio ad un professore. Involontariamente sorrise e "che hai da ridere Hood?" Lo riprese subito il professore. "Oh nulla prof. Solo che... ommiodio. Quella ragazza è um fottuto genio" Il professore sbattè fuori dalla classe il moro. Ciò che voleva Calum era proprio quello. Così girovagò un poco in giro per i corridoi, alla ricerca della bionda. Calum ripensò alle parole del professore e pensò che era stato uno stronzo a dirle a Rikki. Proprio a lei no. Michael diceva sempre che Rikki era morta dentro e che voleva farle riavere la vita che aveva perso. E quella volta, in quel corridoio desolato, durante un'ora di noiosa lezione, Calum Hood decise che Michael aveva ragione. Ma ora c'era lui, non Michael.
E poi, quando, per puro caso Calum sentì dei singhiozzi soffocati provenire dal bagno delle ragazze, con un triste sorriso si disse che forse quella di Rikki non era riservatezza ma tristezza. E le due cose sono diverse. Pensò Calum, prima di entrare nel bagno.
Appena entrò una ragazza stava uscendo da uno dei bagni. Questa lo guardò allibita. Calum la fulmino con lo sguardo e le fece segno con la testa di sparire e lei obbedì. Tutti facevano così, in quella fottuta scuola. Rikki era seduta a terra, le gambe magre contro il petto e lo sguardo perso. Lei era persa. Dove, Calum questo ancora non lo sapeva. "Che guardi?" Le chiese, lasciandosi scivolare con la schiena attaccata al muro, accanto a lei. Rikki sbattè le palpebre, come se si fosse appena ripresa da uno stato di trans, e " niente" rispose seccamente. In realtà Rikki era sorpresa. Non si sarebbe mai aspettata che Calum entrasse nel bagno delle ragazze per lei. Per lei. "Non dire le bugie." Rikki strinse gli occhi. Di solito erano verdi. Un bel verde scintillante, di una tonalità accesa, ma privi di vita. Ora erano un verde torbido. Il silenzio che si era creato era così vuoto che si potevano sentire i cuori di Rikki e Calum battere. Rikki non disse niente. "Ascoltami almeno, se non vuoi parlarmi." Le disse Calum. Rikki lo stava ancora guardando. Impassibile. "Io... io ci ho pensato su. E penso che tu abbia bisogno di qualcosa. O qualcuno. Insomma, hai bisogno di vivere, di divertirti. Sta sera usciamo. Ti porto in un posto"
"Okay." Rispose solo Rikki. Era contenta, si. Ma non voleva dimostrarlo. Era una cosa che le veniva da dentro. "Ma ora, dato che non vuoi dirmi che ti è preso, direi che è ora di andare." Calum si alzò e porse la sua mano a Rikki, che scosse la testa. "Non ci vengo alla prossima ora." Affermò Rikki. "Perché, scusa?" Chiese Calum stranito. Le ore di ginnastica erano le più belle. Rikki scosse la testa. "Mica ti vergognerai della divisa sportiva?" Sorrise Calum.
Rikki pensò che il sorriso di Calum era bello. E i suoi occhi neri altrettanto, anche se erano spesso duri. Ma Rikki sapeva tante cose. E sapeva anche che Calum non era cattivo come le persone credevano. Il sorriso del moro si spense, quando la ragazza alzò le maniche della sua felpa, lasciando intravedere gli avambracci. "Non dirlo a nessuno" Calum fece per protestare ma "promettimelo" inveì Rikki, una lacrima amara le attraversò la guancia. "E tu promettimi che non piangerai mai più" le sussurrò il ragazzo, asciugandogliela, quella maledetta lacrima. Rikki sorrise.
"E ora che farai? Hai il viso sporco di trucco e lacrime e poi mi chiedi di non dire niente a nessuno" Rikki lo guardò. "Trucco, appunto." Mormorò, tirando fuori dalle tasche un correttore e una matita per occhi. Calum la guardava mentre si sistemava il trucco nel piccolo specchio del bagno. E pensò a quanto fosse facile nascondersi dietro una maschera. A quanto fosse difficile strapparla. A quanto fosse difficile essere se stessi, sempre. E nemmeno lui era se stesso. Perché lui non era cattivo, era solo falso. Mica come Ashton. Lui si che lo poteva essere, cattivo. Solo più tardi si accorse che Rikki lo stava guardando con un sorriso compiaciuto. E "Non sei cattivo." Disse. E "Vorrei capire cosa pensa la gente, come fai te. Vorrei capirti." Mormorò il ragazzo. Rikki si avvicinò. "Non c'è bisogno di capirmi. Sarebbe come volare senza ali. Impossibile." Calum sorrise. "Grazie, Calum Thomas Hood" Sussurrò Rikki.
"Non c'è di che, Rikki Amelia Harisen" rispose Calum.
Forse fu quel giorno, mentre si avviava per i corridoi,che Rikki capì che quel ragazzo, che fino ad un minuto prima aveva considerato la sua salvezza sarebbe stato la sua rovina.

Scusate per eventuali errori :)

Dove potete trovarmi:
Twitter kilamclary
Instagram lukevxice_ & marty.is.a.penguin
Efp lukevxice

Allego in seguito il link per il trailer di "in the middle of nowhere"

https://youtu.be/L08vrrV7hs4

Il sequel di questa storia si chiamerà "the long way home" e la trovate sul mio profilo :)

In The Middle Of Nowhere //5sosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora