Il mattino dopo, sarebbe stato l'ultimo giorno a Londra. O meglio, avrebbero avuto l'aereo di primo pomeriggio. Luke e Noel si svegliarono vicini, stretti tra loro. Baci e coccole.
Poi "merda" imprecò Luke, ricordandosi che i professori sarebbero passati a fare un controllo. Così, dopo pochissimi minuti, Luke uscì furtivamente dalla stanza di Noel, intrufolandosi nella sua.* * *
Ci erano tornati, nella loro Australia. Dopo un lungo viaggio, la loro terra li attendeva, calda e familiare. Rikki e Michael si erano tenuti per mano durante tutto il viaggio. Michael le sfiorava i polsi, le vecchie cicatrici, immaginando che con un suo tocco sarebbero potute sparire... ma quelle rimanevano li, indelebili. Ogni tanto, Michael le dava qualche dolce bacio sulle labbra o le accarezzava i capelli. Calum, che era li accanto, distoglieva lo sguardo. C'era qualcosa che stava nel suo petto che gli faceva male, ma poi gli bastava guardare Silvia negli occhi e tutto spariva. Ti penso aveva mimato con le labbra,Silvia, dai sedili accanto. Calum e Silvia erano divisi da un piccolo corridoio.
Quando erano scesi a terra, a Rikki tremavano le gambe, che si erano tipo atrofizzate. Ad aspettarli all'aeroporto c'era Karen. Appena li vide, sorrise, ma il suo sguardo era pensieroso. Michael si irrivigì e Rikki lo notò, così gli strinse più forte la mano. Presero i loro bagagli e si avvicinarono a Karen. "Mamma, che è successo?" Chiese preoccupato il ragazzo. "Tranquillo Mickey, ora ne parliamo a casa insieme ad Aileen." Rispose Karen. Aileen. Rikki si era quesi scordata di lei. La mora li raggiunse poco dopo, accompagnata da Ashton. "Andiamo a casa?" Chiese Aileen, dopo aver salutato Karen con un abbraccio. "Si. Vuoi un passaggio, Ashton?" Chiese Karen, rivolgendosi al ragazzo con la bandana. "Grazie mille signora Clifford, ma mia mamma mi aspstta fuori" comunicò Ashton.
Che Karen fosse tesa, lo aveva capito anche Aileen. Lo si poteva notare da come guidava. Era attenta e non parlava, le braccia tese, le dita tremolanti delle mani. Non aveva posto ai ragazzi nessuna di quelle domande tipo come è andata? o vi siete divertiti?
La macchina grigio scuro di Karen frenò bruscmente davanti al cancello di casa Clifford. I ragazzi scesero ed entrarono in casa, dopo che Karen ebbe aperto la porta.
L'atmosfera in casa era opprimente. Rikki ed Aileen stavano portando le valigie in camera per disfarle, quando "aspettate" disse Karen. "Raggruppate le vostre cose e... e andate via, ragazze. Io, io... sparite." Karen cercava di non piangere.
Aileen e Rikki avevano uno sguardo perso e confuso. "Ma... poi"cercó di dire Aileen, prima che "fuori!" Gridò Karen. Poi si chiuse la porta della cucina alle spalle.
Aileen e Rikki Presero tutto ciò che avevano e uscirono di casa.
Fu l'ultimo, quello, di bacio, tra Rikki e Michael. Si trascinavano dietro delle valigie, appesantite dai pensieri, dalla tristezza, dalla solitudine,dal senso di abbandono.
"E adesso?" Fece Rikki.
Aileen parve pensarci su un attimo. Poi " e adesso si corre." Rispose lei.* * *
Appena entrò in casa, Ashton si buttò sul letto. Attaccò lo stereo, e fece partire le canzoni sulla chiavetta. La prima era thinking out loud, di Ed Sheeran. Ad Ashton non piaceva quel genere musicale, ma quella canzone era la canzone sua e di Aileen. Perchè non riusciva a smettere di pensare a lei.
Passò forse mezz'ora, tra musica hard rock e metal. Mezzora, prima di sentire il campanello suonare. Si alzò, curioso di sapere chi fosse. Forse era la signora Meg, la vicina, che portava le ciambelle.Quella donna vedova era ancora convinta che Ashton dovesse crescere. Oppure era il postino. L'intenzione era quella di aprire lui la porta, ma il suo 'patrigno' lo aveva preceduto.
Dietro alla porta non vi stava nessuna signora Meg, o nessun postino. Dietro la porta ci stava una ragazza dai capelli neri e gli occhi blu. E, accanto a lei una bionda, con occhi e meches verdi. Due visi troppo conosciuti. L'espressione di Aileen era meravigliata e spaventata allo stesso tempo.
Il patrigno di Ashton era anche il padre di Luke.
"Figlia mia" fece l'uomo, cercando di toccarle la spalla. Aileen si sposto veloce. Scuotendo la testa Ashton si contrappose tra il padre di Aileen e Aileen. "Finiscila coso" ringhiò, chiudendosi la porta alle spalle. Ora erano in tre, fuori di casa. Aileen, Rikki ed Ashton.
Il ragazzo con la bandana accarezzò il viso della mora con il dorso della mano. A quel contatto Aileen scoppiò a piangere. Così piccola, così distrutta. "Che è successo?" Chiese. E le ragazze g i sliegarono tutto. Poi " io vi farei stare qui, lo sai, ma quel tipo vive costantemente sul mio divano. Lo odio, Cristo." Ashton calcò sulla parola mio. "Non ce ne è bisogno, Ashton." Disse Aileen.* * *
Si fissavano negli occhi l'uno con l'altra. Aileen, occhi blu e capelli neri. Ora aveva anche un piercing. Qualche lentiggine di quelle che nascevano d'estate viveva ancora sulle sue guance. Il nasino aquilino e un leggero accenno di occhiaie sotto ai grandi occhi, un poco arrossati. Si torturava le mani, la ragazza.
Ashton, una bandana rossa a tenergli indietro i capelli biondi e riccioli. I suoi occhi erano qualcosa di strano, un mix tra il color nocciola e il verde oliva. Come se i due colori lottassero tra loro. A volte dominava il verde, a volte il marroncino.
Il sorriso, quel ragazzo, non tanto alto, ma più alto di Aileen, non lo perdeva mai. Faceva parte di lui. Auleen lo scrutò come se fosse la prima volta. Non voleva dirglielo, non voleva ammettere a se stessa di stare strisciando. E tutto tornava al punto di inizio. Chiuse gli occhi, Aileen, come tanto tempo prima. Chiuse gli occhi. Era passato tanto tempo. Si ricordò le finestre aperte della stamza dell'orfanotrofio e la scrivania macchiata di smalto.
La lametta bruciava nella tasca dei jeans neri, mentre, insicura, Aileen sussurrava "torniamo a Perth." Ashton scosse la testa.
Un movimento quasi impercettibile. Era un sogno, tra pocp si sarebbe svegliato sul suo letto con lo stereo acceso. Aspettò settimane quel momento. "Cosa vorresti dirmi? Mi stai lasciando?" Sputò Ashton. Aileen lo aveva detto, lo aveva detto che desiderava che tutto questo non finisse mai . L'unico difetto che Ashton poteva vedere in quella ragazza era proprio quello. Vedeva sempre la fine di tutto. Ashton deglutì. Aileen scosse la testa.
"No... io...io non ti sto lasciando, al contrario io ti amo e..."
Le parole, in quel momento, non servivano a nulla, e nemmeno Aileen riusciva a farne uso, notò Rikki. Quello era uno di quei momenti che come venivano andavano bene. Ashton se ne andò, mormorando un "ciao", sbattendosi la porta alle spalle.
Dall'altra parte di quel pezzo di legno, che divideva Aileen da Ashton, il ragazzo si era tolto la bandana e lasciato ricadere i capelli sulla faccia. Quando incappò in quell'uomo che tanto odiava, che cercava di sostituire suo padre, che aveva rovinato la vita di Aileen ed egli gli chiese " che è successo" Ashton era diventato un Ashton senza bandana molto arrabbiato, che faticava a domare la rabbia. Lo spinse fuori dalla sua traiettoria, dirigendosi a grandi falcate verso la sua camera. Era colpa sua. Di quel coglione. "È colpa tua, bastardo." Sputava il ragazzo, prima di sbattersi la porta alle spalle. Passare davanti al divano, Ashton ricordò alcuni momenti con lei. Quando lei gli levava la bandana e gli sorrideva, quando cercava la sua protezione.
Ashton fissò la bandana che teneva stretta in pugno.
Poi corse fuori dalla sua stanza, fuori da casa sua, e la vide. Bhe, in realtà le vide, c'era anche Rikki.
Ma lei, i capelli neri che non pettinava mai, usciva lentamente dal cancello di casa sua, i passi pesanti. Ogni passo era sempre più lontana da lui e più vicina a Perth. "Aileen" disse Ashton. Era uscito tale quale ad un sussurro, ma Aileen si era voltata comunque, come se lo avease sentito, o avesse sentito la sua presenza. Ashton la raggiunse. Si fissarono per un momento che parve infinito. Loro, erano infinito. E l'infinito mai finisce.
"Dimmi che quasto è un ciao e non un addio" disse Ashton. Voleva sentirsi dire a domani. Ogni giorno. "Ciao" sorrise Aileen, afferrando la bandana che Ashton le stava porgendo, e legandosela al passante dei pantaloni. Anche Ashton sorrise. Ma il suo sorriso, quella volta, era infinitamente triste. Poi le due ragazze svoltarono l'angolo, e Ashton le perse di vista.* * *
Michael ce l'aveva con sua mamma. Non era possibile, che lo avesse fatto. Sua madre,donna disponibile quale era, che ad un tratto diventava così acida. Michael voleva capire, cosa fosse successo. Poi lo realizzò, un colpo allo stomaco, potente. Rikki non c'era più. Non viveva più sotto il suo stesso tetto. Era così vuota la casa, ora. Era così vuoto, lui.
Afferrò il telefono e digitò il numero di Ashton. "Michael non mi va di parlare, scusami." Disse Ashton dall'altro capo del telefono, prima di riattaccare. E Michael era di nuovo Michael. Un Michael senza Rikki, come una farfalla senza ali.
Deatinato a soccombere.
Maledetta, quella merda che era il destino.
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In The Middle Of Nowhere //5sos
Fanfictionsinceramente questa storia mi fa pena ma l'ho scritta secoli fa e mi prende male cancellarla quindi niente ciao