Hopeless

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Il rapporto di Aileen e Rikki si era riallaciato con il tempo, da quando avevano preso quel treno. Se ne erano andate da Sidney perchè semplicemente non potevano più starci. Non era posto per loro sin dall'inizio, quello. Ma se lo erano fatto andare bene. Inoltre a Sidney ci stava il padre di Aileen. E lei non voleva vederlo, quell'uomo. Ancora non riusciva, Aileen, a concretizzare il fatto che fosse ancora vivo. Ma per lei, quel bastardo che la aveva abbandonata, era morto, anni prima, con sua madre e tutto il resto. Era morto, portandosi dietro una parte di Aileen.
Fissò ancora lo schermo del telefono, nulla.
Nessuna risposta. Ashton la ignorava completamente, eppure, teneva come foto profilo di whatsapp una vecchia foto di loro due. Aveva provato a telefonargli, ma lui riattaccava, o non rispondeva.
Era tutto un casino.
Un disastro.
L'acqua scorreva, dal lavandino della vasca da bagno. Riempiva la vasca, di acqua, di lacrime.
Settanta.
Era facile, infondo, potere andare via, sparire dal mondo.
Riempiva la vasca.
Vi entrava dentro.
Chiudeva gli occhi.
Trattieneva il respiro.
Sprofondava.
Non si sentiva più niente.
Solo l'acqua.
Niente singhiozzi.
Niente lacrime che urlano.
Niente lei.
Solo il rumore dell'acqua.
Come le onde del mare.
Come la fine.
Ma non è la fine.
Era solo lei che cercava di allontanare i mostri.
A quanto pare anche a loro piaceva l'acqua.
Non se ne andavano.
Rimanevano con lei.
Lei era lì, loro erano lì.
Se lei si rialzava, loro si rialzavano.
Di nuovo questo rumore.
Il mondo.
La vita.
Lei.
Aileen Lilith Black.
E stava di nuovo nel mezzo del nulla, senza un porto a cui attraccare, senza una fune a cui appigliarsi, affondava, senza Ashton.
Quelle canzoni che sono lunghe sei o sette minuti, gli assoli di chitarra infiniti, qualche parola, gridata. Le urla, le richieste d'aiuto. Quella musica che era rumore, ma anche un' incantevole melodia. Parole, dirette, significati palesi. Cosi vicini, così lontani. Suoni, ovattati. Rumori, forti. Urla. Scricchiolii, fantasmi. Spettri, mostri. Paura. Ricordi. Malinconia. Depressione. Settantuno.
La stanza di Aileen era tappezzata di foto, lei ed Ash, Ash e lei. Sorridevano. Erano felici.
Settantadue.
Lo stereo era quasi perennemente acceso, trasmetteva sempre un'unica maledetta canzone. Thinking out loud. Perchè era loro. Era come l'oro. Erano loro. Forse si, Aileen ed Ashton eranoancora qualcosa. Qualcosa, qualunque cosa, buona o cattiva, positiva o negativa che fosse. Whatever. Ora Aileen aveva una maglia con scritto Whatever. Lei e Ashton. Whatever. Qualunque cosa. Tutto. Niente.
Le foto che vivevano nel suo telefono, piccoli squarci di felicità nel mezzo del nulla.
Non parlavano mai, Aileen e Rikki. Poche parole, il necessario. Ciao. Buongiorno. Buonanotte. A dopo. Torni per cena?
Ma d'altronde loro non avevano mai parlato tanto. I loro occhi dicevano tutto. La loro capacità di intendersi superava tutte le parole. Temi con un solo sguardo.
La vita scende in guerra e viene in pace, la pigliava a pugni in faccia e nel frattempo gridava mi dispiace. Ma ad Aileen non dispiaceva affatto.
Gli occhi di Aileen imploravano pietà.
Ma Aileen credeva di meritare tutto ciò.
Settantatre.
Se solo Ashton fosse stato li, accanto a lei.
Settantaquattro.
Faceva male. Rosso. Scarlatto. Sangue. Scorreva lento e inarrestabile, squarci di dolore nel mezzo del nulla.
Settantacinque.
Che poi la musica metal non è altro che una revisione moderna della poesia di Leopardi. Pessimista. Grida. Urla.
Nella mente di Aileen regnava il caos.
Le parole. Semplici. Veloci. Schiette. Non c'erano più parole. Solo guerra. Solo dolore.
Solitudine.
Weird.
Strange.
Hopeless.
Disguise.
Strano.
Diverso.
Senza speranza.
Mascherato.
Male.
Erano quelli, i maledetti momenti in cui, se non nuoti, affondi. E Aileen non voleva nuotare. Non ne aveva motivo.
Settantasei.

* * *

Sbaglio. Rikki era un fottuto sbaglio. Avea fatto solo casini. Lo sapeva dall'inizio, cosa avrebbe combinato, e aveva lasciato che accadesse. Perchè semplicemente le andava bene così.
Erano come oscurità e luce, quei due. Continuavano a rincorrersi,.e, per quanto fossero diversi, dipendevano l'uno dall'altro. Peggio della peggiore delle droghe.
Erano loro.
E, in mezzo a quel casino, che li avrebbe portati nel mezzo del nulla, le loro mani sentivano freddo, scosse dai brividi, si cercavano, ma erano troppo lontane. Si cercavano, nella notte, ma erano come due cuori spezzati. E, in quella realtà struggente, si andava avanti.
Infondo, 3938,2 km non sono tanti, si disse Rikki.

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Porca miseria sclero. Scrivere dal telefono is impossible.

In The Middle Of Nowhere //5sosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora