wrong kisses

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Ancora una volta, In quel maledetto bagno, Michel tirava su i capelli biondi (e verdi) di Rikki, sussurrandole cose rassicuranti, mentre quest'ultima vomitava l'anima. Come se non se ne fosse accorto, Michael, della lenta distruzione che incombeva su Rikki. Come se non sapesse che era bulimica e quasi anoressica, come se Calum non gli avesse detto dei tagli sulle sue braccia, come se non si fosse accorto dei tanti bracciali e delle maniche lunghe, degli occhi rossi alla mattina, delle occhiaie, come se non la vedesse scendere dalla finestra durante la notte, e poi rientrare mezza fatta, come se non sentisse l'odore della droga sotto al profumo che metteva sempre, come se a volte non puzzasse di alcool. Come se per lei nessuno si accorgesse di come stava, come se per lui lei non esistesse e, per quanto potesse sembrare pazzo, un tizio dai capelli colorati dei colori più strambi che aspirava a diventare psicologo, Michael sapeva osservare e capire. E aveva capito subito che in Rikki v'era qualcosa in più. Poi si era innamorato, di lei, del suo sorriso, dei suoi occhi. Forse Rikki non ci credeva, o forse non ci aveva nemmeno fatto caso, ma, la prima volta che si erano visti, portavano la stessa maglietta, e questo Michael lo aveva preso come un segno. Ricordava l'espressione spaesata di Rikki quando era entrata per la prima volta in quella che ora era anche casa sua, l'afflizione nei suoi occhi quando si erano parlati per la prima volta, quando le aveva chiesto dove fosse il bagno, i lampi di curiosità che le illuminavano gli occhi quando lo vedeva con un nuovo colore. E tutte queste cose, a Michael, facevano impazzire.
Con una mano le teneva i capelli, con l'altre le congeva la vita, per tenerla in equilibrio, mentre le piccole mani di Rikki erano posate sull'asse del cesso.
Poi, fu lei a farlo, le loro dita si intrecciarono. Aveva portato la sua mano a quella di Michael che le cingeva la vita, la aveva stretta forte e si era girata a guardarlo "ci ho pensato, e ho capito una cosa". Michael deglutì rumorosamente. I suoi occhi la stqvano implorando di continuare. Il cuore batteva forte. Questo era l'effetto che gli faceva Rikki, per ogni cosa che gli dicesse, anche la più idiota. "Di solito succede il contrario, ma volevo chiederti, insomma, volevo dirti che essere la tua ragazza sarebbe la cosa migliore che potrebbe accadermi" Rikki sorrise. Nell'imprecisione di quello sghembo sorriso, il cuore di Michael si fermò, per un attimo, mancò di un battito. E allora, quello si, fu davvero, il loro primo bacio. Dolce, casto. Ma pur sempre un bacio.
Rikki sapeva che Michael aveva capito tutto di lei.
E, in mezzo a tutta quella fottuta merda, quando le sue labbra toccarono quelle del ragazzo li difronte, Rikki pensò che anche all'inferno, ogni tanto, ci stava uno squarcio di paradiso.
E, ancora una volta, andava bene così.
***
Erano calde, le braccia di Ashton, in quel momento. Era comodo il suo divano. Ashton voleva presentarle sua madre, ma in quel momento non era in casa, così si erano messi a guardare programmi idioti alla tele, mangiando schifezze e bevendo coca cola. In quel momento Ashton la stringeva a se, come un bambino stringe un peluche: per rassicurarla, e per essere rassicurata.
Adorava la sua ragazza. La stimava per la sua forza, e la amava, per i suoi difetti. Ad un tratto Aileen si scansò da lui, e in quell'attimo Ashton sentì un vuoto, proprio li, al centro del petto. Si, proprio li, nel cuore. Ogni momento che passava aveva paura di perderla. Poi Ashton si ritrovò le mani della ragazza a maneggiare la sua bandana, fino a slegarla e togliergliela. I ricci ribelli gli caddero subito davanti agli occhi color nocciola, coprendoglieli quasi completamente. "Sei troppo carino, così!" Esclamò divertita Aileen. Ashton sorrise. Ed erano quelli i momenti più belli, dove il tormento spariva. Quei momenti che voleva non finissero mai. Erano solo lei e lui, lui e lei. Aileen ed Ashton, Ashton ed Aileen. Occhi blu e occhi nocciola, capelli neri e capelli biondi. Un passato fatto di tristezza, un'infanzia senza padre.
Ed eccoli, due casini, due mancanze, due pezzi di un puzzle che combaciano perfettamente. Ancora loro. Due disegni diversi, due linee intrecciate. Aileen ed Ashton. E si guardarono negli occhi, come fosse la prima volta. Poi si baciarono. Brividi. Tanti brividi. Freddi.
Poi la porta si aprì, rivelando una donna sulla cinquantina, capelli biondo scuro occhi nocciola, la madre di Ashton, insieme ad un uomo, all'incirca della stessa età, e a vederlo, ad Aileen venne un colpo al cuore. Stessi occhi blu, stessi capelli neri. Una piccola voglia dietro l'orecchio. Calvo.
Quell'uomo era fottutamente identico al padre di Aileen.
***
Non sapevano cosa fossero, Luke e Noel. Erano come il cubo di Rubik, bisognava trovare l'incastro. Noel era certa di piacere a Luke, ed era certa che lui le piacesse. Le veniva inevitabile sorriddere. Quando entrò in casa, il sorriso sparì: davanti a lei, suo fratello Liam. "Sove sei stata?" Sibilò a denti stretti. Noel tremava. Quando Liam si arrabbiava, poteva diventare davvero violento. "Io..." Noel non fece a tempo a dirlo, che si ritrovò inchiodata al muro, il viso del fratello a pochi centimetri dal suo. "Eri con lui, vero? Eri con Hemmings?!!" La accusò. Noel non capiva cosa avesse contro Luke. "Non ci devi parlare con quello." "Perchè? Che ti ha fatto?" Liam la fissò. Fissò la sua sorellastra e poi si decise a farlo. La baciò, con prepotenza, come se non ci fosse un domani. Cercava di farle schiudere le labbra, ma Noel era li, immobile. Non ricambiava il bacio, piangeva. Liam imprecò, gridandole che doveva baciarlo, ma lei scosse la testa, e, con estrema tranquillità, afferrò la borsa da terra ed uscì di casa, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. Dove stava andando? A casa dell'unica persona con cui voleva parlare inquel momento. Andava da Luke.
***
Un gelato. Le aveva proposto di andare a prendere un gelato, ed era finita in tutt' altro modo. Cioccolato e menta, lui. Fragola e fior di latte, lei. Avevano passeggiato per il parco, chiaccherando. Andava tutto bene, finchè Silvia non rischiò di inciampare. Finchè Calum non la prese evitandole una brusca caduta. E poi avevano continuato a stringersi la mano. Era così rassicurante, quel tocco, che Calum gliela avrebbe stretta per sempre, la mano, a Silvia. In quel momento Calum decise di mostrare anche a Silvia il suo posto segreto. O, almeno, suo e di Rikki. Salirono sull' albero e parlarono, tanto. Finchè lui, tra tutti i discorsi, si avvicinò a lei e la baciò. Silvia, la ragazza quasi timida che temeva ogni tipo di relazione, contro ogni sua aspettativa, ricambiò il bacio. Ma poi "forse stiamo andando troppo in fretta" disse Calum. Ma ormai, il danno era fatto.

Allora

Ora devo prepararmi per andare al concerto di Tiziano Ferro... quindi per oggi non scriverò.
Poi, per un po' non so se riuscirò ad aggiornare, perchè devo scrivere tutti i capitoli fino alla fine della storia, perchè parto per le vacanze e non ho wifi ne al mare ne in montagna, quindi se la finisco di scrivere mentre sono ancora a casa, riesco ad aggiornare i file che mi si salvano in automatico ancbe sul teelfono, quindi poi posso postare dal teelfono, dato che ho il 3G.
Non si sarà capifo un cavolo, ma okay, io so quello che devo fare XD.
E nulla, questo capitolo non è un granchè ma fa nulla.... è abbastanza di passaggio...
Potete trovarmi su Twitter (kilamclary) instagram (marty.is.a.penguin / lukevxice_) ed EFP (lukevxice)
Detto ciò, passate a leggere "ME AND MY BODY" sul profilo di sappi_che_ti_amo , è una ff troppo fgfffffygddddddgkkkkkdjbbbbbjb e poi la scrittrice è una persona fantastica...
Detto anche questo, Grazie ancora, per le quasi 600 letture, non pensavo la storia potesse piacere
Ciau bella genteeh

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