Non se lo sarebbe mai aspettato, Noel, di potere uscire con Luke. In realtà non si sarebbe nemmeno immaginata che lui le parlasse. Si sistemò i capelli, davanti allo specchio. Non si era mai vista brutta, solo che vivere nell'ombra si quello che era suo fratello la aveva consumata dentro. Andava bene così. Luke la aveva semplicemente invitata ad uscire per sdebitarsi con lei. Non per altro.
Scese le scale e si ritrovò davanti suo fratello, in tutta la sua altezza. "Dove vai, troia?" Sibilò. La trattava sempre così. Da quando la loro madre se ne era andata suo padre lavorava di più per mantenerli e quindi non era mai in casa. E Liam la trattava sempre così. Noel non rispose, solo lo guardò dritto in faccia, con aria di sfida. Lo fissò a lungo ed intensamete, osservò quei due ocvhi marroni che appartenevano a quel mostro. Sembrò passare moltissimo tempo, prima che "Esco." Affermò convinta Noel. Liam le aveva chiesto con chi usciva e "cazzi tuoi?" Aveva risposto Noel. Il ragazzo alto e moro dagli occhi spenti le tirò uno schiaffo in pieno viso. "Regola numero tre" le parole che Liam scandiva lentamente sembrarono bruciare sulla pelle di Noel."non rispondere male. Tu sai cosa ti potrebbe accadere." Noel si passò la lingua sulle labbra. La preoccupazione cresceva in lei. "Ma..." stava per dire che c'erano solo lei e Liam in casa, quando dalla porta della cucina uscirono due ragazzi. Alti, da far paura, in confronto alla bassa statura di Noel. Terribilmente attraente era uno dei due. Occhi azzurri, sguardo spento, capelli biondi e carnagione chiara. Niall Horan lo chiamavano. E l'altro invece, occhi verdi e capelli ricci e marroni, tanti tatuaggi, era un tipo famoso. Harry, detto Edward, Styles. Quello ne aveva vista di roba. Teneva in mano una sigaretta che sapeva di erba. Ormai era un odore abituale, quello. Fumo, alcool e droga, la religione di suo fratello e dei suoi amici. Un ghigno divertito si formò sulle labbra del biondo. "Mi dispiace Noel, ma gli ordini sono ordini. Non possiamo permetterci che tu vada in giro a spifferare cose troppo private." Disse, afferrandole il polso. "Lasciami, ti prego." sussurrò, la ragazza appena Niall si chiuse dietro la porta della sua stanza. "Cosa credevi che facessi, altrimenti?" rispose ovvio "Non sono Harry, io." precisò subito dopo. Il tono era diventato ad un tratto più dolce. La ragazza dagli occhi grigi non parlava. Osservò il biondo aprire la finestra e farle segno di scendere. Noel si affacciò dal davanzale e guardò giù. Era tutto così tremendamente alto. Deglutì a fatica e scese lentamente dalla finestra. Odiava il fatto di avere le vertigini.***
Ashton non voleva dire a Luke di essersi messo con Aileen. Sicuramente avrebbe disapprovato, si sarebbe arrabbiato. Era in autobus con Aileen, quel pomeriggio. Era palesemente nervoso, e Aileen sembrava averlo notato, perché "Che hai?" chiese dolcemente. Non si aspettava che quella ragazza potesse essere tanto dolce. Scosse la testa e cerco di rilassarsi, invano. Aveva troppi segreti, ma non voleva confessare niente ad Aileen, non voleva perderla. Non voleva che lei si arrabbiasse. O semplicemente rimanesse delusa. La amava troppo, e non avrebbe potuto accettare che lei lo lascasse a causa delle sue stupide dipendenze, stronzate che si fanno a quindici anni, stronzate che ti tiri dietro per tutta la vita, fino a crepare. Ashton era felice si, ma stava davvero in pace con se stesso solo quando era sballato. In quel momento gli sarebbe servita una fottuta striscia di coca, o anche solo una canna. Aveva bisogno di sballare, di disconnettere il cervello, di staccarsi da quel maledetto mondo. Aileen gli stringeva la mano. Era fredda. La strinse più forte, come per rassicurarla, anche se in quel momento era lui ad avere bisogno di un appoggio. E li accanto c'era Aileen. Ashton non credeva in Dio, ma quella volta, quell'appoggio, quella stretta di mano, quella ragazza, per una volta, sembravano stare al posto giusto, nel momento giusto. L'autobus frenò bruscamente dopo quelle che sembrarono ore. I due ragazzi scesero dal veicolo e continuarono la loro passeggiata fino al bar, dove ordinarono due birre. Ai tavoli fuori non c'era nessuno, tranne un uomo sulla cinquantina, circa sei tavoli più in là. Il vento di un caldo ottobre australiano scompigliava i capelli di Aileen, che cercava di sistemarli. Ashton pensò che era buffa. Quando arrivarono le birre, Ashton osservò Aileen berne un sorso, lentamente, poi appoggiare il bicchiere sul tavolo ed intrecciare le dita sotto il mento. Si fissarono per un po', fin ché "non so cosa tu abbia, oggi. Sei distaccato e il che è preoccupante. Ma sappi che per qualunque cosa io ci sono." Era una cosa estremamente dolce e bella. E Ashton sorrise, sorrisero. Ashton le raccontò di come quando era piccolo avesse involontariamente fatto cadere un vaso di ceramica in testa al suo gatto. Aileen rideva, cercando di immaginarsi un piccolo Ashton con la bandana. Durante tutto il racconto, e per quasi tutta la loro permanenza al bar, Aileen si sentiva osservata. Finirono le birre. Ashton aveva insistito per pagare lui. Poi andarono via, e la tensione che poco prima schiacciava Aileen scomparve. Camminarono per un po' le dita intrecciate, senza dire niente, ancora una volta il silenzio era tutto. La mente di Aileen viaggiava, ricordi, storie, amicizie e vecchi amori. Tutto il suo passato le gridava di ritornare, tornare a Perth e vivere tra i ricordi. Gli occhi vuoti di sua madre, quelli sarebbero stati sempre nella sua mente, anche se era passato tanto tempo, anche se era un vecchio ricordo sbiadito, era sempre lì, a torturarla nelle notti rese insonni dagli incubi, nei momenti in cui pensava. E anche allora, quegli occhi erano li. Anche Ashton pensava. Erano così vicini, ma così distanti, separati da un oceano di pensieri. Ma la vita andava avanti, e loro, di perdersi nei pensieri, non ne avevano tempo.
***
Michael aveva bisogno di Rikki, ma evidentemente Rikki non aveva bisogno di Michael. Era presa da qualcosa, in quel periodo, lo aveva notato, Michael. Erano a cena, quella sera, lui, Rikki, Aileen e sua madre, Karen. Gli unici rumori erano quelli delle forchette nei piatti, il gorgoglio dell'acqua che veniva versata nei bicchieri. Aileen ribadiva ogni sera che lei e Rikki sarebbero potute anche andare a mangiare fuori, per non recare disturbo, ma alla fine stavano sempre li. Il silenzio durò fino a che " domani devo partire. Starò via per tre settimane, devo lavorare per un servizio in africa." annunciò Karen. "okay." disse solo Michael. E nessuno osò fiatare più, il tono di voce calmo e trattenuto di Michael metteva una certa soggezione. Finito di mangiare Aileen insisté perché Karen andasse a preparare le ultime cose e andasse a riposare. Poco dopo cacciò dalla cucina anche Rikki e Michael, che si ritrovarono nel salotto, la porta appena sbattuta in faccia.
Michael perse un colpo quando "Mi fai compagnia?" chiese timidamente Rikki. guardando in basso e "okay" rispose Michael. Andarono in camera di Michael, Rikki era fermamente convinta che la sua fosse opprimente. Rikki si rese conto, solo dopo aver varcato quella soglia, di quanto fosse preciso Michael, nel mantenere l'ordine, cosa che da un maschio non si aspettava. Poi si disse che era una considerazione scema, anche Dylan era preciso. Scacciò quel pensiero e si sedette sul letto, incrociando le gambe. "Stai tranquillo. Non ti mangio!" esclamò divertita. Era strano vedere Michael intimidito, un po' a disagio. Il loro contatto visivo durò pochissimo. Michael aveva distolto lo sguardo. Rikki si guardò attorno, alla ricerca di qualcosa di interessante da fare. Poi il suo sguardo cadde su una chitarra. "La sai suonare?" chiese la bionda. Michael afferrò lo strumento e si sedette accanto a Rikki, sul letto. Le dita di Michael pizzicavano veloci le corde, una melodia dolce riempì l'aria. E Rikki sorrise, nel riconoscere quella melodia. Che a Rikki piacesse quella canzone era troppo poco, quella era la sua canzone preferita. Rikki sorrise, mentre Michael cantava. Aveva una bella voce.
I miss you, I miss you...
Quando la canzone fu terminata Rikki applaudì "come facevi a sapere che era la mia canzone preferita?" chiese, stringendo Michael. Non voleva farlo soffrire, però aveva bisogno di un abbraccio, e anche Michael. E Rikki si odiava per questo, per il suo essere bastardo. Ma era così, non poteva farci niente. Michael sorrise. L'abbraccio sembrò durare ore, poi Rikki si staccò e la magia, per Michael finì. Si guardarono negli occhi, verde nel verde, i loro visi erano vicini, i loro respiri si mischiavano tra loro. Michael ne aveva baciate tante, di ragazze. Ma quando Rikki annullò la distanza che li separava, a Michael sembrò come la prima volta.
Non se lo aspettava Rikki, che il paradiso fosse un posto sulla terra. "scusa" sussurrò a Michael, dopo essersi staccata dalle sue dolci labbra. Michael la abbracciò. E rimasero così per molto tempo, fin ché Rikki non si addormentò. Michael decise allora di lasciarla a dormire nel suo letto, andando lui nella stanza di Rikki.
È orrendo. Lo so. Ma la storia è appena iniziata lol
Sono le due di notte. Lo so.
È tardi ma okay.
300 letture, wow.
Alloraaaa.... non mi interessa se non ci sono abbastanza voti, io pubblico lo stesso perche io posso .
Raga, ve se ama.
Potete trovarmi su
Kilamclary
Marty.is.a.penguin & lukevxice_
EFP
lukevxice
Grazie ancora, al pfossimo capitolo ✨❤❤
STAI LEGGENDO
In The Middle Of Nowhere //5sos
Fanfictionsinceramente questa storia mi fa pena ma l'ho scritta secoli fa e mi prende male cancellarla quindi niente ciao