Quando "forse stiamo andando troppo in fretta" aveva detto Calum, lei gli aveva ragione. Ma poi "C'era Liam, ci osservava. E anche una tipa bionda con delle meches verdi, penso una sua amica" aveva aggiunto. "Una bionda con le meches verdi" Calum lo ridisse. " con le meches verdi..." Rikki aveva le meches verdi. Calum sorrise a Silvia e "Perfetto. Ora Liam sa che sei mia" Poi risero.
E in quel momento Calum si scordò completamente di Rikki, e li, in quel momento, con Silvia accanto, Calum, stava bene.
***
Il vento le si insinuava nei capelli, mentre correva. I polmoni sembrava dovessero scoppiare, gli occhi pizzicavano. Le aveva fatto male, vedere Calum con quella ragazza, che Rikki non sapeva nemmeno chi fosse. Non lo sapeva perché, ma faceva male... Non doveva piangere, c'era Michael, per lei, e lo sapeva, Rikki, che ci sarebbe sempre stato. Arrivò a casa di corsa le gambe non le sentiva quasi più. Non sapeva nemmeno perché aveva corso, forse scappava dai sensi di colpa. Era il 18 di Novembre, tra due giorni, sarebbe stato il compleanno di Michael, e lei doveva assolutamente fargli un regalo. Si fiondò in camera sua, per prendere qualche dollaro da spendere. Non sapeva cosa regalargli, ci avrebbe pensato strada facendo. Quando uscì da camera sua, si ritrovò davanti Michael, che "ehy" esclamò sorridente e "ehy" rispose Rikki, dandogli un bacio sulla guancia. "scusa ma devo andare un attimo" si dileguò Rikki, lasciando il ragazzo dai capelli colorati - di viola, adesso - un poco spaesato.
Girare per i negozi non piaceva a Rikki, ma doveva farlo. Quando era sola, aveva troppo tempo per pensare, e gli incubi tornavano in lei, vivi e strazianti. A volte erano talmente realistici, che quando era sola le veniva da gridare. Poi, passando davanti una gioielleria, la vide. Splendeva argentata sotto la luce dei faretti a led della vetrina. Era una collanina da uomo fatta d'argento, con un ciondolino fatto a forma di aereoplanino di carta. A Rikki ricordava il suo desiderio di volare. E, parlando con Michael, aveva scoperto che anche a lui, sarebbe piaciuto. Così l'acquistò, poi si diresse in un negozio di musica, per cercare l'ultimo album degli All Time Low. Rikki voleva proprio spenderli, quei soldi, perché non voleva utilizzarli per qualcosa d'altro. Qualcosa che la avrebbe distrutta, e no, non ci teneva. Non in quel momento. Non ne aveva voglia, di tornare a casa per cena, così si mise a fare un giro per le vie di Sydney. Il tempo passava, le scorreva addosso, lasciandola immutata, tra le sue grida mute e i suoi ricordi terribilmente reali. Vedeva la gente che mangiava dalle vetrine dei ristoranti, osservava i bambini giocare al parco. Poi si chiese se anche lei da bambina era così, o se era nata morta. Morta dentro, ci stava già, Rikki. Il cuore batteva e pompava sangue, i polmoni passavano l'ossigeno al sangue, che lo portava a tutte le cellule, lo stomaco digeriva - anche se Rikki non mangiava molto -, respirava, parlava, viveva. M a viveva in un modo superficiale, talmente superficiale che Rikki stava al limite. Al limite. Sul bordo di un baratro che divideva la vita dalla morte. Non stava morendo, Rikki, stava bene, non aveva problemi di salute. Ma lei lo sapeva, ne era perfettamente consapevole, che le sarebbe bastato un passo falso, per cadere dalla parte sbagliata del baratro. E poi, chissà dove sarebbe finita.
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ballare[bal-là-re] v.• v.intr. (aus. avere) [sogg-v]
1. Muovere il corpo in maniera ritmata al suono di una musica SIN danzare: le piace b.; spesso con specificazione del modo: b. bene || fig. fam. b. addosso a qlcu., detto di un indumento, essergli largo | nel prov. quando si è in ballo si deve b., per significare che chi è coinvolto in un'impresa deve portarla a termine
2. estens. Muoversi con tutto il corpo nervosamente; detto di cose o veicoli, oscillare: l'aereo ballava per il cattivo tempo; essere instabile: il tavolo balla• v.tr. [sogg-v-arg]
3. Eseguire un certo tipo di danza: b. il tango
Ballavano. Letteralmente. Muovevano il corpo in maniera ritmata sopra al suono di una musica. Forse a lui non piaceva nemmeno, quella canzone, che metteva quell'amore, corrisposto ma impossibile, in una fotografia, che manteneva le memorie per se stessi. Photograph rimbombava tra le pareti bianche della stanza di Luke, i loro corpi avvingati, il momento più romantico che Noel avesse mai avuto, i loro piedi che si muovevano svelti sul tappeto, nudi. La chitarra appoggiata sul letto, le note di una canzone ancora sospesa nell'aria, e poi Luke si era messo a canticchiare, con quella voce sua, così limpida e roca, melodica... poi aveva unito le loro labbra in un bacio, e a Noel era scappata una lacrima. "E ora, vuoi dirmi chi è che ti fa soffrire?" le sussurrò Luke all'orecchio, una delle sue grandi mani era appoggiata su una guancia di Noel. Lei non voleva dirglielo "E tu mi dirai chi è lei?" Luke aggrottò le sopracciglia "lei chi?" chiese "quella che Liam non doveva nominare" mormorò Noel. Luke abbassò lo sguardo. Erano così vicini... "Liam aveva detto che la ragazza che mi piaceva era troia. E io mi sono arrabbiato, perché tu non sei troia." Noel sorrise e poi disse "Gli amici di Liam. Tutti, tranne Niall, ma non importa. Io ho te. Ed è okay" Anche Luke sorrise ora. E in quel momento capirono di quanto avevano bisogno l'una dell'altro, per non crollare.
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Aileen e Ashton stavano in silenzio. Era bello, quel silenzio, perché non era opprimente o imbarazzante, era un silenzio che parlava da se. Forse perché era proprio il silenzio che li aveva fatti innamorare. Aileen teneva gli occhi chiusi, sdraiata sul suo comodo letto. Quello non era proprio il suo letto, ma era come se lo fosse. E Ashton, sdraiato accanto a lei, nonostante il caldo opprimente di una giornata di novembre, le accarezzava i capelli neri. Ora erano più lunghi di come erano la prima volta che la aveva vista. Il silenzio regnava sovrano, ma era okay. Perché a loro andava bene così. Aileen era quella cosa che aveva capito solo Luke. Era quella cosa che non voleva dire, che a pensarla le veniva da piangere. Aileen era contenta. Lo aveva pensato. "contenta" disse poi, aprendo gli occhi. Stava senza bandana, Ashton. Era rimasta sul divano di casa sua. "sono contenta" disse poi, la ragazza dagli occhi blu. E poi v'erano quei momenti in cui quelle iridi nocciola, spesso illuminate da un pizzico di follia, che le rendeva gli occhi più belli del mondo, si affogavano in quegli oceani senza fine. E cadevano giù nel vuoto. Perché lui, alla domanda "resti?" aveva risposto di si.
Amatemi:)
-M
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In The Middle Of Nowhere //5sos
Fanfictionsinceramente questa storia mi fa pena ma l'ho scritta secoli fa e mi prende male cancellarla quindi niente ciao