Parte 19

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Sono passate circa tre settimane da quando Paola è andata via lasciandomi inaspettatamente un vuoto dentro. Non avrei mai creduto che una persona sarebbe stata in grado di farmi sentire così male, così solo.
Quando è morto mio padre ho sofferto sì ma il sentimento predominante è stata la rabbia. Per mille ragioni, perché ci aveva abbandonati, perché non è mai stato all'altezza, perché non mi dimostrava affetto.
Adesso la rabbia è stata sostituita dalla rassegnazione nei suoi confronti. Il tempo mi ha convinto che certe persone sono fatte in un certo modo e non ci puoi fare niente, a meno che il cambiamento non parte da loro stessi.
Una volta facevo queste riflessioni con Paola ma adesso mi devo accontentare della mia coscienza e la cosa non mi piace. Non vado tanto d'accordo con la mia coscienza. Sempre lì, pronta a sottolineare ogni sbaglio, ogni decisione, ogni attimo della mia vita. A pensarci bene della nostra vita. Che mi piaccia o meno io e la mia coscienza condividiamo la stessa vita. Ci dobbiamo sopportare. Ci dovremmo supportare ma non ci riusciamo.
Ho diciassette anni e la mia vita non mi piace. A volte penso di andarmene e vagabondare per il nulla, senza meta, senza nulla a cui pensare. Ma non posso dare questo pugno a mia madre. Non se lo merita. Sbaglia tanto e me la prendo con lei per ogni cosa storta della mia vita, ma in fondo è una mamma sola, una donna sola e mi devo rendere conto che sta facendo del suo meglio in un mondo dove il meglio non è mai abbastanza.
Vorrei avere pensieri semplici e problemi semplici come gli adulti dicono che noi ragazzi dovremmo avere.
Secondo me si sono dimenticati di quando sono stati ragazzi loro.
Non mi sento di avere problemi di poco conto.
Soffro la solitudine, non mi sento amato, mi sento inadeguato in tutte le occasioni ed in tutti o contesti, come se non fossi di questo pianeta.
Faccio fatica a relazionarmi con gli altri non perché non sappia farlo ma perché non ne trovo il motivo.
Non ho interessi, di nessun genere. Almeno non come tutti hanno idea. Nel senso che non ho una passione e la coltivo con amore e pazienza come Paola faceva con lo sport.
Mi piace l'informatica e l'elettronica ma sono cose che mi annoiano presto.
Solo Paola non mi annoiava mai. Nonostante tutto non riesco a capire se ero innamorato di lei.
Non è che a vederla mi si fermava il cuore oppure mi sudavano le mani come sento dire dagli altri o nei film, però sento che per me era indispensabile. Lei era una sorta di fune alla quale mi aggrappavo per non cadere nel baratro dell'oblio.
La gente vedo che sorrido, vado a scuola, vado ancora in palestra, mi sforzo di interagire ma è solo una finta. È solo una maschera che metto per non fare vedere chi sono realmente.
Che poi cazzo vuol dire "chi sono realmente"?
Penso che tutti ci facciamo questa domanda. Chi sono io davvero?
E che risposta ci diamo ogni volta? La nostra oppure rispondiamo come pensiamo che gli altri ci vedono o vorrebbero che fossimo.
Penso che in realtà noi siamo come gli altri ci vogliono in un determinato momento.
Noi non ci concediamo raramente di essere realmente noi stessi e sapete il perché?
Perché sappiamo benissimo che altrimenti non piaceremmo a nessuno. E l'unica conseguenza a questa fatalità è la solitudine. Pur di circondarci di qualcuno, che probabilmente nemmeno ci piace, noi mettiamo da parte il nostro vero io per essere eternamente qualcun'altro. E ci sta bene così nonostante tutto ciò ci consuma e ci lacera giorno dopo giorno.

S. p. A. Una Vita Di Interessi (senza revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora