Capitolo 30

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Hiroto' s pov

Las cena passò senza che potessi quasi rendermene conto. Finii prima di chiunque altro e e scappai nei dormitori prima ancora che potessero servire l'ultima portata. Haizaki non era venuto a cena, proprio come aveva detto. Passando per i campi, lo vidi allenarsi nei dribbling: aveva raccolto i capelli frettolosamente con un elastico, ma si stava allenando da ore, e ora ciuffi ribelli erano spuntati in tutte le direzioni e ballavano cullate dal vento e dalla corsa. Leggevo nel suo volto tre espressioni che su di lui erano semplici da leggere, ma che non mi erano mai apparse così silenziose e accentuate nello stesso tempo. Rabbia... stanchezza... e determinazione. Non urlava, non calciava il pallone come se a momenti volesse bucarlo e non pestava fortemente il terreno sradicando zolle di terra. Giocava sia perché aveva intenzione di allenarsi, sia perché voleva giocare pulito sopra un campo di calcio.

Percorsi i corridoi dei dormitori a grandi passi senza degnare niente e nessuno di uno sguardo. Non osai nemmeno mettermi davanti al traditore quando mi passò accanto. Sbattei la porta della stanza vuota dietro di me. Mi cambiai in fretta, presi il borsone e corsi di nuovo nel corridoio.

Se pensava che fosse l'unico a voler giocare in modo pulito, si sbagliava di grosso. Lo volevamo tutti, e anche io. Ma farci dettare dai pensieri non ci avrebbe più portato da nessuna parte. In questo momento, non potevo andare dal traditore o dalle squadre avversarie e prenderle a calci finché non si sarebbero pentiti, mi avrebbero espulso dalla nazionale giapponese. Inoltre, da quanto ho capito l'associazione Orione non è ingenua. Probabilmente rimpiazzerà i giocatori che toglieremo di mezzo con le mani con altri discepoli.

Tsk..

Buttai il borsone a terra. Ero nel campo opposto a quello di Haizaki, sporgendomi appena potevo vederlo esercitarsi nei tiri in porta. Presi una palla e mi misi a correre sul campo. Il vento accarezzava dolcemente l'erba per terra, si infilava sotto la maglia e nei miei capelli. Chiusi gli occhi e calciai la palla verso la porta avversaria.

Nessuno ci avrebbe permesso di giocare come volevamo. Mai.

...

Quando le forze mi avevano oramai abbandonato del tutto e il mio piede non riusciva neanche a colpire più la palla, mi lasciai cadere esausto sulla panchina. Erano passate circa tre ore, ed ero rimasto l'unico ad allenarsi. Il bast***o davanti a me aveva lasciato il campo dieci minuti prima. Mi affrettai a rientrare in camera con gli occhi oramai chiusi. Mi trattenni dall'imprecare sonoramente quando rischiai di inciampare appena varcata la soglia. Mer*a.

Mi lasciai cadere per terra, esausto, e tentai di lasciarmi abbracciare dal sonno. L'orologio sul mio comodino segnava le due. Di notte.

Aspetta... come mai era così lontano?

Mi bastò girare appena lo sguardo per capirlo. Una folta chioma di capelli grigi penzolava giù dal materasso, le mani strette in due pugni, gli occhi chiusi e il viso sereno. Vidi una chiazza d'acqua per terra, i suoi capelli erano ancora bagnati. Avevo letteralmente il suo volto davanti al mio.

Eppure, quella che si scatenò in me non fu rabbia, indifferenza, sorpresa. No.
Fu qualcos'altro, ma non capivo cosa.
Era quasi una sensazione gradevole, almeno finché non ti contorceva malamente lo stomaco. Ma mi bastava guardare il suo volto sereno perché quella stretta potente si allentasse, e il mio corpo si rilassasse appena.
Senza pensarci due volte, appoggiai la testa bagnata sul materasso. Mi ero abituato a stare accanto a quel demone insopportabile, non detestavo quasi più la sua presenza.

Inoltre, il fatto che stesse dormendo come un ghiro lo rendeva abbastanza sopportabile. Almeno non mi riempiva di sgradevoli, odiosi e inappropriati insulti.

Sentii le mie labbra curvarsi in un sorriso, almeno credo. Poi Morfeo mi prese e mi scaraventò in quel sonno senza sogni. Prima però, il suo volto si mosse. Credo di averlo quasi visto sorridere.

𝑮𝒐𝒅 𝒂𝒏𝒅 𝑫𝒆𝒎𝒐𝒏 ( 𝙷𝚊𝚒𝚣𝚊𝚔𝚒 𝚡 𝙷𝚒𝚛𝚘𝚝𝚘)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora