Se l'era ricordato?

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Io e Conrad dopo qualche ora tornammo a casa e come avevo predetto Shawn aveva già sgomberato le sue cose.
E anche se in quel momento avrei dovuto sentirmi uno schifo, non mi ero mai sentita così libera.
Ero sdraiata sulla sabbia.
A mangiare pollo fritto.
La cosa che amo di più.
Con Conrad.
Che quella sera mi aveva letteralmente salvato.
Non stava facendo gran che.
Sapeva soltanto che in quel momento avevo bisogno di distrarmi.
Di avere qualcosa da fare.
Di stare con qualcuno.
Stando da sola non avrei avuto altra distrazione e avrei finito con il pensare troppo.
Ed era l'ultima cosa di cui avevo bisogno in quel momento.
Saremmo stati in spiaggia per 3 ore e avremmo detto forse mezza parola a testa.
Scambiandoci di tanto in tanto qualche piccolo e spontaneo sorriso.
Il silenzio non era imbarazzante.
Era semplicemente ciò che serviva in quel momento.
Verso le 4.00 rientrammo a casa e ci fiondammo nelle nostre stanze.
Era il 4 luglio.
Sarebbe stata una giornata piena.
Era bene andare un pò a riposare per ciò che ci aspettava.
Il 4 luglio è sempre stato uno dei miei giorni preferiti dell'anno in assoluto, subito dopo il mio compleanno.
Era tipico riunirci tutti insieme e pranzare fino alle 18.00.
Non importava cosa facessero i papà, se fossero impegnati con il lavoro o altro.
Il 4 luglio lo passavamo tutti insieme.
L'anno scorso è stata un eccezione.
Dopo il divorzio dei miei genitori, mio padre l'anno scorso non era presente, com'era prevedibile.
Però stanno in buoni rapporti e quindi quest'anno verrà.
Ed io ne sono felicissima.
Ho sofferto tanto quella situazione, ma alla fine se loro ne erano felici e convinti, cosa potevo dire?
L'unica cosa che non mi andava tanto a genio era che oggi mio padre ci avrebbe presentato la sua nuova compagna.
Anche se non sapevo nulla di lei, la cosa non mi andava tanto a genio.
Ma penso che sia abbastanza normale.
Non sapevo se fosse alta, bionda, simpatica e soprattutto non sapevo se le piacesse guardare una mamma per amica.
Quindi non potevo ancora giudicarla.
Incredibilmente mi alzai molto presto considerando che ero andata a dormire tardi.
Nella casa regnava il silenzio.
Sentivo solo un rumore di cucchiai nel lavandino.
Quindi scesi.
Con la speranza di non incontrare un ladro
"Oh, Jere, sei tu"
Dissi sollevata quando lo vidi
"Si, chi dovrebbe essere a quest'ora?"
"Chiunque, magari un maniaco"
"Sono passato davanti camera di Shawn prima e ho visto che non ci sono più le sue cose"
Io annuii indifferente, come se fosse la cosa più normale del mondo
"Emh, si è spostato da te?"
"Ne possiamo parlare più tardi?"
"Io stavo andando a prendere le alette di pollo per dopo, a pranzo. Se vuoi me ne puoi parlare nel tragitto"
E nonostante avessi ancora l'odore di quella quintalata di alette che mi ero divorata solo qualche ora prima per distrarmi, acconsentii.
Tanto prima o poi si sarebbe venuto a sapere.
Era possibile che nessuno non si sarebbe fatto alcuna domanda a proposito?
Non credo proprio
"Cavolo, le chiavi. È vero, ieri ha preso Conrad la macchina. Vai tu a prenderle?"
"Emh, ok, ma non so dove trovarle"
"Guarda nei cassetti"
Non risposi, ma mi limitai a raggiungere la sua stanza.
Era forse da due anni che non ci mettevo piede.
Chissà cosa nascondeva al suo interno.
Wow.
Quando entrai potetti notare che non era cambiato nulla.
La sua chitarra era sempre lì.
E in quel momento pensai che ancora non l'avevo sentito strimpellare dalla parete neanche una volta da quando eravamo arrivati.
Quindi ormai almeno un mesetto.
Girai gli occhi.
C'erano modellini di navi sui mobili.
E scomparti pieni di nodi da pesca.
Anche la sua tavola da surf.
Aveva sempre amato il mare.
E tutte le sue piccole sfaccettature.
Forse meno di lui, ma anche io ero così.
Metà stanza era ricoperta degli stessi poster di qualche anno prima dei suoi giocatori preferiti.
Aveva appese le sue maglie da football ovunque.
E su un mobile, senza nulla intorno aveva posizionato il mio regalo di compleanno.
La palla autografata.
Sorrisi al pensiero che l'avesse messa in bella mostra.
Era segno che l'avesse apprezzata e che gli fosse piaciuta.
Solo in quel momento mi accorsi di lui.
Era sdraiato senza maglietta e dormiva beatamente sul letto.
Aveva un espressione da bambino mentre abbracciava il cuscino.
Pensai a cosa stesse sognando mentre faceva quell'espressione Angelica.
Poi ritornai in me.
Schiaffeggiandomi mentalmente.
Ero pessima.
Le chiavi della macchina.
Dove le avrebbe messe Conrad?
Controllai nei cassetti, come suggeritomi da Jere.
Nel primo che aprii e che richiusi subito ci trovai i suoi boxer e qualche sospensorio.
Rabbrividii al solo pensiero.
Trovai poi le sue magliette in quello superiore.
I pantaloni in quello sopra ancora.
Ormai ne mancava soltanto uno.
Lo aprii cercando di fare meno rumore possibile per non svegliarlo.
D'altronde aveva dormito pochissime ore fin'ora per colpa mia.
Non volevo essere di nuovo la causa del suo mancato sonno per la stessa sera.
O giorno.
Dipende dai punti di vista.
Dentro ci trovai graffette.
Altri nodi da pesca.
Dei biglietti delle partite di football.
Anche dei preservativi.
Li scansai facendo una piccola smorfia di disgusto.
Subito dopo vidi le chiavi e contenta le afferrai.
Ma ci fu qualcosa ad attirare la mia attenzione.
C'era un sacchetto.
Uno di quelli dove si mettono i gioielli.
Conrad non portava bracciali o collane, quindi, presa dalla curiosità lo aprii.
Accertandomi prima che fosse ancora addormentato.
Feci scivolare nelle mie mani il contenuto e strabuzzai gli occhi per qualche secondo.
Era una collana.
Una semplice collana d'argento.
L'unica cosa che la impreziosiva era che aveva come ciondolo una delicata palla da football stilizzata.
Con al suo interno tanti piccoli brillantini che si univano a formare un 1 al suo interno.
In quel momento mi venne in mente soltanto una cosa
"Sei stata la prima e l'unica persona a cui ho insegnato i miei trucchi".
Se l'era ricordato?
Nah.
Non era possibile.
Avevamo 10 anni.
Aspettate.
Non è forse il regalo per il mio compleanno che aveva detto essersi dimenticato?
Spalancai la bocca incredula.
Si.
Adesso aveva senso.
Ma perché non me l'ha mai data?
Proprio in quel momento lo sentii mugolare, così riposi la collana nel sacchetto e uscii dalla stanza con le chiavi della macchina.
Mentre scendevo le scale non potevo fare a meno di pensare a quella collana.
È più mi facevo domande, più non riuscivo a darmi neanche una risposta.
Così decisi di smettere di pensarci e mi diressi velocemente da Jere, che mi stava aspettando davanti alla macchina.
Nel tragitto gli spiegai tutto.
Dall'inizio a tutto ciò che era successo la sera prima.
L'unica cosa che mi fece incupire fu che lui si scusò una miriade di volte per non essersene accorto.
Ed altrettante io gli dissi che lui non c'entra a nulla, ma non ne voleva sapere di smettere.
Jere era così.
Sempre pronto per le persone che ama.
Ed io ero fiera di essere una di loro

Dove il cuore batte un pò di più, Conrad FisherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora