L'oceano era sempre stato il mio posto sicuro.
Quello delle spiagge di Cousins si intende.
Ho sempre amato stare qui, con i piedi nella sabbia e con le cuffie nelle orecchie ad ascoltare musica di notte.
Di tanto in tanto, mi mettevo qui, seduta ad aspettare il sole che sorgesse.
Cullata dal rumore delle onde del mare.
E dall'infinita pace che può regnare verso le prime ore del giorno.
Amavo vedere il cielo diventare dal blu profondo ad un arancione acceso nel giro di 10 minuti.
Era questo che lo rendeva speciale.
La sua fugacità.
Era raro da osservare.
Si, lo so che funziona così per ogni alba, ma, per me, l'alba di Cousins era la cosa che più mi metteva tranquillità.
Senza nessuno in giro.
Ci sono solo io con i miei pensieri
"Anche tu sveglia?"
Sentii un pò ovattata la voce di qualcuno che conoscevo fin troppo bene.
Al che mi girai e i miei presentimenti si rivelarono veritieri
"Volevo aspettare l'alba"
Gli dissi, girandomi di nuovo verso il mare, prima di ritrovarmelo seduto accanto
"Anche io"
Mi disse lui.
Dunque capii che voleva parlare.
Mi tolsi le cuffie e prima di riportare lo sguardo sull'oceano, guardai i suoi occhi per un secondo.
Penserò sempre che siano dello stesso colore
"Penso che la tua ragazza mi odi"
Sputai io giusto per aprire una conversazione
"Chi? Nicole? Non è la mia ragazza"
Mi disse lui serio e tranquillo, prendendo una sigaretta dalla tasca della felpa bordeaux che indossava
"Sembrava di si visto che eravate abbastanza appiccicati ieri sera"
Gli dissi io
"Beh, non lo è"
Mi ribadì lui
"Chiunque lei sia, mi odia. Dovevi vedere come mi guardava oggi"
Gli raccontai brevemente dell'avventura del giorno prima
"Beh, al falò le hai dato dell'idiota, quindi, ci sta, non credi?"
Mi disse lui con tono ovvio e divertito
"Beh, io ho semplicemente ripetuto ciò che tu hai detto a proposito delle debuttanti, quindi, tecnicamente sei stato tu a farlo, non io"
Gli dissi io, atteggiandomi ironicamente.
Al che lui mi guardò ridendo sotto i baffi con la sigaretta in bocca.
Con tutti i capelli scompigliati davanti al viso.
In un modo che non so neanche descrivere.
Non mi guardare così, Conrad
"Smettila di spegnermi in ogni situazione"
Mi diede una leggera spinta sul braccio, che ricambiai accompagnando un teatrale
"Ah, Connie, è più forte di me"
Entrambi guardammo l'oceano.
Per un periodo di tempo indecifrabile
"Tu invece?"
Lui spezzò il silenzio
"Io cosa?"
Dissi io, non capendo dove volesse andare a parare
"Da quando avresti un ragazzo?"
Mi chiarì lui, al che io sgranai per un attimo gli occhi
"Come lo sai?"
Fu la prima cosa che mi venne in mente
"Me l'ha detto Steven ieri sera"
Steven che parla di me?
"Ieri sera? Ma se eri ubriaco?"
"Non mi hai ancora risposto comunque"
Disse lui, evitando la mia domanda
"Lo vuoi sapere?"
"Si, non me lo hai mai detto prima"
"Vabbé, ma siamo qui da poco"
"Dai, su, dimmi"
Si mise comodo per farmi capire di essere pronto per ascoltare
"Si chiama Shawn. È più grande di me"
Gli accennai io la prima cosa che mi venne in mente
"Dove vi siete conosciuti?"
Mi chiese lui, facendo un tiro di sigaretta
"Per un progetto l'anno scorso appena è iniziato l'anno scolastico"
Dissi io, cercando di interrompere lì la conversazione, ma Conrad sembrava particolarmente curioso quella notte
"E sei innamorata di lui?"
Mi chiese dopo aver fatto un altro tiro e aver espulso il fumo dalle labbra
"Beh... Ormai stiamo insieme da tanto, quindi..."
Cercai di buttarla io lì.
Lui si girò verso di me.
E mi guardò profondamente.
Come per cercare di capire perché mi stessi trattenendo dal dire molte cose.
Sapevo che avesse percepito la mia paura.
E sapevo anche che fosse consapevole del fatto che non era per lui.
Anzi
"Di una persona puoi innamorarti anche in 2 secondi guardandovi negli occhi a vicenda. Il tempo conta meno di zero in questo caso"
Mi disse con una serietà tale da non poter fare altro che rilassarmi.
Lasciarmi andare.
E finalmente liberarmi di quel peso che da fin troppo tempo mi tormentava.
Così dopo forse svariati minuti di silenzio incredibile, dissi
"Forse all'inizio ero innamorata"
Facendo si che lui si girasse verso di me
"E adesso...?"
Chiese lui delicato.
Come se avesse paura di farmi male con qualche domanda di troppo.
Conrad, mi stai facendo solo del bene
"Adesso non più"
Gli dissi io con un pò di timore.
Non l'avevo mai ammesso ad alta voce
"E perché?"
Chiese lui.
Lì mi chiesi se veramente volessi svuotarmi e confidarmi completamente con lui.
Conrad era cambiato.
Ma io sapevo che era sempre lui.
In quel momento, mi sembrava parlare con il vecchio Conrad.
Così, mi venne quasi spontaneo essere sincera con lui al 100%
"Sono venuta a sapere una cosa"
Ok.
Ormai non mi sarei più potuta tirare indietro
"Ovvero?"
Cercò di levarmi di bocca le parole lui per l'ennesima volta
"Penso che sia stato con un'altra"
Bam.
Lui mi guardò accigliato.
Come se non ci credesse
"E perché?"
Mi chiese immediatamente
"Una sera mi disse che sarebbe andato a casa di un suo amico e che poi sarebbe tornato. Era il giorno del nostro 5^ mesiversario e non ci eravamo potuti vedere per tutto il giorno, così decisi di andare a casa sua e aspettarlo"
Lui mi guardò cercando di farmi continuare
"Sono stata fino a mezzanotte da sola in casa sua. Non pensavo che sarebbe tornato così tardi, ma lì per lì non gli diedi importanza. Non sono mai stata una di quelle persone gelose. Mi fidavo di lui"
Dissi iniziando a sentire un pò la gola secca
"E cosa è successo?"
Chiese lui sempre timoroso
"Non faccio quasi mai i succhiotti quando... Insomma..."
Annuì facendomi capire di aver inteso senza bisogno che scendessi nei dettagli
"Quando si levò la maglietta, però, gliene vidi proprio uno sul collo e anche ben evidente"
Continuai io, facendogli finalmente capire quale fosse il punto
"L'hai lasciato spero"
Mi disse semplicemente lui.
Senza aggiungere altro
"No. Mi disse che mi stavo inventando tutto e che non era vero niente. Disse che non dovevo essere lì. Che ero una cogliona, sue testuali parole, perché lui me l'aveva detto che non ci sarebbe stato. Urlava come un pazzo, davvero. È stata la prima volta che ho avuto paura di lui. Continuava ad urlarmi in faccia ed io dopo un pò non sentivo più niente. Stavo avendo il mio primo attacco di panico e lui neanche se ne era accorto. Corsi via da lì. Mi fermai sulle scale e..."
Mi interruppi per un attimo per la lacrima che minacciava di uscire dai miei occhi.
Lui se ne accorse immediatamente e quando la vide uscire mi afferrò la mano, stingendola forte
"Se non te la senti, stai tranquill..."
Mi disse subito dopo guardandomi di nuovo intensamente negli occhi
"No. Ne ho bisogno. Davvero. Soltanto dicendolo ad alta voce mi sto accorgendo di un sacco di cose"
Gli dissi io convinta, cosa che lo tranquillizzò
"Okay"
Mi disse lui infatti
"Io ho affrontato un attacco di panico da sola. Il primo dei tanti da quel momento"
Continuai guardando verso il basso.
Forse per la vergogna
Mentre lui mi accarezzava il dorso della mia mano, che ancora teneva saldamente nella sua
"Non ci siamo sentiti per una settimana intera fin quando non mi ha mandato un messaggio in cui mi diceva di scendere perché era sotto casa. Aveva dei fiori e un cartellone con scritto che era stato un idiota e un "perdonami' a caratteri cubitali. Mi disse che si era alterato così tanto perché aveva preparato una sorpresa per il mesiversario e che era in camera e che quindi pensava che l'avessi scoperto e bam. Come se non fosse successo nulla"
Continuai io
"Che coglione"
Disse lui.
Amavo il fatto che non mi stesse dando consigli strani.
Lui mi stava semplicemente ascoltando
"Forse è in quel momento che i miei sentimenti per lui sono diminuiti ogni giorno che passava"
Gli dissi sinceramente.
Senza staccare il mio sguardo dal suo
"E perché non l'hai mai lasciato?"
Mi chiese, cauto
"Non te lo so dire neanche io in realtà. Sarà abitudine o il fatto che sia una cagasotto che non ha saputo reagire per tempo e che quindi si è ritrovata ancora più nella merda dopo"
Dissi tutto di botto.
Aumentando la quantità di lacrime che uscivano dai miei occhi
"Hey, non dire così. Non te lo meriti, lo sai, si?"
Mi disse abbassando lo sguardo sulle nostre mani unite.
Cercai nuovamente il suo sguardò finché lui non lo alzò.
Lo guardai ringraziandolo profondamente con lo sguardo.
Non passò tanto tempo che interruppi quel contatto visivo per portare la mia testa sulla sua spalla.
Per poi sentire la sua poggiarsi sulla mia
"Me ne dovrebbe anche importare, ma sai che c'è? Adesso che sono qui neanche mi importa più che se la spassi con qualcun'altra"
Dissi di punto in bianco dopo un pò, al che lo sentii accennare un lieve sorriso che ricambiai dopo essermi asciugata l'ennesima lacrima.
"Non l'ho mai detto a nessuno, sai? Neanche a mamma, a Belly o a Steven"
Gli dissi sinceramente
"Sono felice che sia stato io"
Mi rispose lui.
Al che io mi accoccolai meglio sulla sua spalla
"Il caro e buon vecchio Connie"
"Guarda che abbiamo solo 3 giorni di differenza, Giulietta. Non sono tanto più vecchio di te"
Mi disse, scompigliandomi i capelli.
Mi era mancato parlare con lui
"Mi prometti solo che lo lascerai?"
Riprese per un attimo il discorso di poco prima
"Che mi darai se lo faccio?"
Dissi, copiando la sua frase in piscina.
Lui sembrò capirlo immediatamente, infatti mi rispose come feci io il giorno prima
"Nulla, lo devi fare per te stessa"
"Grazie, Conrad"
Gli dissi, alzandomi io dalla sua spalla per guardarlo negli occhi nuovamente
"Quindi, lo lascerai?"
Mi rispose lui con un'altra domanda.
Lo guardai un pò incerta.
Ma non potevo di certo far altro che dirgli
"Si"
Facendolo sorridere lievemente.
Io ricambiai e poi portai di nuovo la testa sulla sua spalla.
Respirai.
L'odore di mare e del suo profumo si combinavano in maniera perfetta
"Mi dici cosa ti tormenta quest'anno?"
Gli chiesi di punto in bianco.
Mi ero ripromessa che non mi avrebbe lasciato con l'amaro in bocca
"È complicato, Julie"
Mi disse lui, continuando a guardare verso l'oceano
"Ho tutto il tempo del mondo adesso"
Gli dissi seria
"Manca poco all'alba"
Mi rispose lui, cercando un modo per temporeggiare.
Con me non funziona, Conrad
"Potrò sempre guardare l'alba mentre tu racconti, lo sai, si?"
Gli dissi, guardandolo, cosa che portò anche lui a fare la stessa cosa a me
"Julie, io..."
E come il giorno prima, quando lui sembrava di essere sul punto di parlare, qualcosa interruppe il momento
"Non rispondi?"
Disse lui, dopo avermi sentita sbuffare sonoramente per il rumore della suoneria del telefono
"Chi è che chiama alle 5 di mattina, se non..."
Dissi io, tirando fuori il cellulare dalla tasca dei miei pantaloncini
"Laurel"
Dissi io con finto tono entusiasta rispondendo alla chiamata.
Misi in viva voce.
Così che anche Conrad potesse sentire mia madre tutta incazzata come immaginavo che sarebbe successo di lì a pochi secondi.
E infatti non mi sbagliavo
"Dove cavolo sei finita, Julie?! Mi avevi promesso che non saresti più andata in giro da sola in piena notte"
Sentì urlare dall'altro capo del telefono
"Mamma, sono in spiaggia"
"In spiaggia, e perché?"
"Lo sai che amo aspettare l'alba"
Dissi sotto la faccia divertita di Conrad
"E tu sai che non voglio che con il buio tu giri da sola"
"Ma non sono da sola, mamma"
Le dissi io, avvicinando di più il telefono al viso del ragazzo
"Laurel, è con me"
"Ah, Conrad, menomale"
Disse lei, evidentemente sollevata, facendoci ridere entrambi
"Dai, andiamo a prendere quei mini muffin che le piacciono tanto e torniamo"
Disse lui.
Amavo i miei muffin del negozio di dolci qui vicino.
Andavamo sempre a prenderli di prima mattina perché erano davvero qualcosa di fuori dal mondo
"Li ho già presi io ieri sera prima di tornare a casa dalla presentazione del libro"
Disse mia mamma al che allora ci arrendemmo e Conrad disse
"Il sole dovrebbe sorgere tra 5 minuti, saremo lì tra poco"
"Va bene, ragazzi. Ma Julie, se vuoi uscire da sola di notte me lo devi dire"
Ribadì mia madre, preoccupata
"Va bene, Laurel"
Dissi io dandole il contentino per terminare quella chiamata ridendo
"E non chiamarmi Laurel, sono 'mamma' per te"
Disse lei sempre con tono fermo
"Ahhhhh, ciao Laurel"
Sbuffai io ironicamente
"Conrad controllala"
Disse lei prima che il ragazzo le rispose
"Sisi, tranquilla"
Ridendo anche lui.
Al che io attaccai
"Ahhhhh Laurel"
Dissi io teatralmente
"Dai, fammi fare un tiro"
Me ne uscì io di punto in bianco
"No"
Disse lui serio
"Dai, su"
Lo pregai io
"Assolutamente no, Laurel potrebbe uccidermi"
Ribadì lui sorridendo evidentemente per la scena
"Beh, allora se io non posso fumare, non fumerai neanche tu"
Dissi io levandogli la sigaretta dalla bocca.
Per poi spegnerla sulla sabbia
"La solita Julie"
Disse lui guardandomi per poi scompigliarmi i capelli.
Rimanemmo in silenzio a guardare insieme il sole che usciva piano piano dall'oceano e che in 10 minuti ormai aveva colorato il cielo di un azzurro limpido senza neanche una nuvola
"Direi che quei deliziosi mini muffin ci aspettano"
Disse lui, spezzando quel meraviglioso silenzio colmato solo dal rumore delle onde del mare sulla sabbia
"Se andiamo adesso ce ne saranno più per noi, quindi alza il culo e..."
Dissi io alzandomi in piedi sotto al suo sguardo
"Chi arriva prima si prende quello al mirtillo"
Quasi urlai iniziando a correre, come quando eravamo piccoli, meritandomi un
"Hey"
Da parte sua.
Mi girai per un secondo e lo vidi mentre correva verso di me.
E quando mi superò disse
"Farei di tutto per i muffin ai mirtilli"
Facendomi ridere a crepapelle
"Hey, non vale, tu hai le gambe lunghe"
Dissi io lamentandomi ironicamente
"Che rosicona"
Mi disse lui mentre non ne voleva sapere di smettere di correre.
Il caro e buon vecchio ConnieSpazio autrice
Amo questo capitolo.
Non vedevo l'ora di scriverlo.
Qui ancora è tutto tranquillo, ma chissà per quanto ancora durerà questa tranquillità.
Che ne pensate del loro rapporto?
Se il capitolo vi è piaciuto, lasciate un commento e una stellina💕Xoxo
G
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Dove il cuore batte un pò di più, Conrad Fisher
Hayran KurguConrad Fisher e Juliette Conklin Juliette, una semplice ragazza di 17 anni, ogni estate da quando è nata la passa dai Fisher, la sua seconda famiglia. Ogni anno Cousins le riservava qualcosa di nuovo. Ma chissà se quest'anno quel "qualcosa" non sarà...