Quasi 18

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I giorni seguenti passarono così velocemente che neanche me ne accorsi.
Domani è il mio compleanno e io non posso crederci.
Tutti i compleanni della mia vita li ho passati a Cousins.
Il 27 giugno si avvicinava.
Stavo per diventare maggiorenne.
Il mio compleanno è il giorno più bello per me.
Questo sarà un pò più speciale essendo il 18^.
Ma so anche che effettivamente non cambierà niente.
Due giorni fa è stato quello di Conrad.
Anche lui 18, come avrete intuito.
Inutile dire che da quella sera in cucina non abbiamo più parlato.
Neanche mezza parola.
Solo occhiate di tanto in tanto.
Io e Conrad eravamo legatissimi, ma c'era una cosa che a volte poteva mettersi in mezzo.
L'orgoglio.
Per nessuno dei due era facile ammettere di avere torto e quindi andare dall'altro e alzare bandiera bianca.
Ma oggettivamente stavolta quello che doveva venire a chiedermi scusa era lui.
Non so effettivamente quanto tempo è passato, ma quelle parole mi rimbombano continuamente nella testa.
Mi ha ferito.
Più del dovuto.
Sono rimasta delusa dal suo comportamento e dal fatto che sembra comportarsi come se la colpa del nostro allontanamento fosse mia.
Sta di fatto che non parlammo neanche il 24.
Giorno del suo compleanno.
Questo però non mi impedì di dargli il mio regalo.
Ormai l'avevo comprato ancora quando ero a casa ed io non me ne facevo niente.
Era una palla da football.
Ma non una qualsiasi.
Era autografata da Tom Brady.
Il suo giocatore preferito da quando era piccolo.
Certo, quando l'ho preso non sapevo che avesse lasciato lo sport.
Però glielo diedi lo stesso anche perché mi riporta alla memoria uni dei ricordi più belli qui a Cousins.
Avremmo avuto dieci anni forse.
Eravamo sulla spiaggia e ci passavamo la palla da football
"Ti piace?"
Mi chiese lui facendo un altro passaggio
"Si"
Urlai io entusiasta, passandogli la palla indietro
"Sei l'unica a cui sto insegnando i miei trucchi, Julie"
Mi disse lui, passandomela di nuovo
"Davvero?"
Chiesi io contenta
"Si, li sappiamo solo io, Tom Brady e te"
Nonostante tutto, non potevo non dargli quel regalo.
Era uno dei ricordi più belli che avevo e sapevo che vedere quella gli avrebbe portato alla memoria le mie stesse immagini.
Mi guardò per un attimo sorridendo, ma poi il sorriso gli scomparve dal volto, trasformandosi in un'espressione amara.
Oserei dire malinconica.
Glielo leggevo negli occhi che era pentito.
Dal fatto che evitasse sempre il mio sguardo.
Lo conoscevo meglio delle mie tasche.
Ma l'orgoglio era troppo forte evidentemente.
Ed io non avevo la minima intenzione di muovermi dalla mia posizione.
Come ho già detto, toccava a lui la prossima mossa.
E di certo non a me.
Comportamento immaturo?
Secondo me no.
Era doveroso.
Mi aveva ferita e non poco.
E poi non lo avrei perdonato così facilmente
"Julie? Julie, ci sei? Sembri morta. A cosa stai pensando?"
La voce di Mike sdraiato sul mio letto risuonò ovattata alle mie orecchie
"A quel coglione di Shawn?"
Provò lui.
Io negai con la testa.
Avevo raccontato anche a lui della storia d i Shawn e dire che sembrava essere più arrabbiato di me era poco
"Allora stai pensando a Conrad?"
Gli avevo raccontato anche di lui.
Della sua fantastica uscita in cucina.
Che poi si erano anche conosciuti prima di quella sera e andavano anche tanto d'accordo da quel che mi sembrava.
Mi disse che a lui sembrava strano che avesse detto una cosa del genere sapendo cosa ci fosse dietro.
Ed era la stessa cosa che pensavo io.
Cercò di giustificarlo.
Ma io ero impassibile.
Non l'avrei perdonato.
O per lo meno non subito e non così facilmente
"Sto pensando al mio compleanno"
Gli mentii.
Sapevo che con lui non ce n'era bisogno, ma non avevo voglia di riaprire l'argomento
"Anche tu maggiorenne, baby"
Disse lui entusiasta
"Cosa facciamo domani?"
Continuò lui
"In genere Susannah prepara sempre una cenetta deliziosa e poi passiamo tutto il tempo in casa tutti insieme"
Gli dissi io adagiandomi come lui sul letto
"Oh, tesoro, dobbiamo festeggiare alla grande. I 18 anni non arrivano tutti i giorni"
Mi toccò lui il naso con fare amichevole, facendomelo arricciare leggermente
"E tu avresti qualche idea?"
Gli chiesi curiosa
"Beh, so che domani Nicole da un party a casa sua, quindi potremmo andare lì"
"Sai che non sarebbe una cattiva idea?"
"Perché io ho mai cattive idee?"
Io lo spintonai, facendolo cadere completamente sul mio letto.
Avevo conosciuto meglio le ragazze e, anche se mi costa ammettere di aver avuto torto, Nicole e tutto il gruppo delle debuttanti erano davvero amichevoli e mi trovavo bene con loro.
Non sapevano solo parlare di vestiti o di ragazzi, come pensavo, ma anche di cose più serie.
Shayla ci invitò qualche volta nella sua enorme piscina e lì scoprì che se la spassava con mio fratello.
Steven con una ragazza.
Ew.
Povera Shayla
"Ma hai la febbre?"
Le misi una mano per controllare che stesse bene mentre raccontava di quanto mio fratello la facesse sentire bene, facendo ridere le altre a crepapelle
"Cosa ti metterai?"
Mi chiese lui riportandomi alla realtà
"Ma non lo so, un paio di jeans..."
Dissi, meritandomi uno sguardo accigliato
"No, no, tesoro. Sarai la più gnocca di tutte domani. Dobbiamo andare a prendere un vestito"
Mi disse lui al che io gli risposi con
"È escluso. Non mi metto quei pezzi di tessuto a giro chiappa"
"Hey, fanno tendenza"
"Non ne comprerò uno"
"Allora te lo comprerò io e lo metterai domani. Sarai stupenda, dai"
"Ahhhhh, va bene"
Gliela diedi vinta dopo questo botta e risposta di affermazioni.
Così, visto che secondo Mike non dovevo perdere tempo, ci fiondammo al centro commerciale
"Questo non mi piace, Julie. Proprio il modello. Te ne prendo uno un pò più scollato"
Non furono efficaci le mie lamentele a riguardo.
Ne provai a dismisura di vestiti striminziti.
Di qualsiasi colore.
Dal nero al rosa, dal giallo al blu.
Finché non ne trovai uno rosso.
Guardandomi non mi dispiaceva per niente.
Uscii dal camerino aspettandomi un no assicurato da parte di Mike, invece
"Julie, oh. Mio. Dio. Sei una bomba. Il rosso ti sta divinamente"
Mi disse lui alzandosi dallo sgabello su cui era seduto aspettando di vedermi uscire fuori dal camerino
"Dici?"
Gli chiesi io come conferma finale
"Tesoro, per questo culetto potrei anche diventare etero"
Disse dandomi una leggera pacca sul sedere, facendomi ridere, prima di dirmi
"Levalo che lo vado a pagare. Sarà il mio regalo di compleanno"
Insistette nonostante il mio disaccordo, così andò alla cassa e me lo prese.
In queste settimane siamo diventati ogni giorno sempre più legati.
Non avevo mai provato un tipo di confidenza come questo in così poco tempo con nessuno e ne ero felice.
Rimase a dormire da noi quella sera, così da aspettare la mezzanotte insieme.
Ero così fortunata ad averlo incontrato

Dove il cuore batte un pò di più, Conrad FisherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora