Capitolo 7

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Amelia

Al volante della mia scatolina, sfreccio nel traffico newyorkese.
Sguardo concentrato oltre il parabrezza, incasello le mila sensazioni che mi hanno sopraffatta nelle ultime ore, cercando di razionalizzare le emozioni che si rincorrono nella mia testa. Le riordino.

-Analizza, Amelia. Sentiti libera di catalogare come meglio credi quello che senti. Vuoi partire dai fatti nudi e crudi? Fallo! Vuoi buttare fuori tutte le emozioni che stai provando? La rabbia, la paura... Fallo! Per dare pace alla tua mente, devi scendere a patti anche con il tuo cuore, con le sensazioni che provi quando sei con amici e parenti, con i colleghi... con gli estranei che incroci per strada. Perché, a meno che tu non voglia restare per sempre dentro le mura di casa tua, prima o poi dovrai relazionarti con il mondo qui fuori. Dovrai smettere di sopravvivere per tornare a vivere.-

Il mio psicologo sarebbe molto fiero della sottoscritta in questo momento.
Forse dovrei chiamarlo solo per dirgli: -Ehi, Doc, ce l'ho fatta! Sono uscita dalla mia comfort zone. Non è andato proprio tutto liscio liscio, e ci sto rimuginando un po' sopra, ma non mi sono neanche chiusa a riccio come in passato! Un cinque per me!-

Dovrei farlo, sì. Magari usando un tono più professionale; voglio che sia fiero di me, non che mi faccia internare per bipolarismo.

Una chiamata in arrivo mi distrae dalle elucubrazioni. Lancio un'occhiata sul display solo per scorgere un numero sconosciuto lampeggiare insistente.

"Pronto?"
"Ti sono mancato?"

Un sorriso si fa strada appena riconosco la sua voce.

"Tanto per cominciare... dove hai preso il mio numero?" O forse dovrei chiedere chi gliel'ha dato. "Secondo... ci siamo appena lasciati, come potresti già mancarmi?"
"Ho pensato che ti servisse un po' di compagnia fino a casa, e poi almeno ora hai il mio numero di telefono. Non farti problemi a usarlo."
"Come non te ne sei fatti tu a usare il mio?" Questa è cattiva. Vorrei rimangiarmela appena mi esce di bocca.
"Oh... A questo non ci avevo pensato. Forse c'é qualcuno nella tua vita che potrebbe spezzarmi le braccia se continuassi a usare il tuo numero privato?"

Tabula rasa.

"Questo silenzio é incoraggiante. Quindi mi spiace, Amelia, ma penso proprio che avrai ancora mie notizie. E non provare a bloccarmi, so dove abiti!"
"Ti rendi conto che sembra una minaccia?"
"Solo una constatazione dei fatti, a parer mio."
"Ook... Ciao, Josh."
"A presto, Amelia."

Il suo a presto continua a ronzarmi in testa mentre guido. La musica che esce dalle casse, i clacson che strombazzano per le strade intasate, nulla riesce a cancellarlo.

E adesso questa telefonata come la catalogo, Doc?
Le parole di Josh mi confondono. A momenti si comporta da amico premuroso, poi da adulatore seriale e come dimenticarsi delle parole di Jack: cascamorto.
Sicuramente non è il mio caso. È molto più probabile che abbia visto in me un caso penoso.

E io, caro il mio maldestro, non voglio essere il caso umano di nessuno.

A casa cerco di concentrarmi su altri pensieri, perciò, dopo aver rassettato tutte le stanze, il lavoro diventa la mia priorità. Correggo un paio di bozze, invio qualche email, per poi riceverne una di Robert.

Dannazione!

-Beccata! Hai una laurea in letteratura, possibile che proprio tu non sappia il significato di fare niente fino a lunedì?-

Ma come ha fatto? Quell'uomo ha occhi ovunque!

-Potrei dirti che non so a cosa tu stia facendo riferimento, ma non voglio sfidare la sorte. In mia difesa, avevo già tutto pronto sul PC. Ho solo girato agli interessati gli appunti. Odio che venga sprecato del buon lavoro. Ci vediamo lunedì.-

"Perfettamente Imperfetti" Volume I "Con Le Mie Forze"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora