Capitolo 14

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Amelia

Il viaggio di Josh dura più a lungo del previsto, e non si sa ancora se o quando sarebbe ritornato.

D'altro canto anche io non me la passo meglio: di giorno sono impegnata con il lavoro, mentre la sera vesto i panni di Witch e scrivo.

La notte, però, è nostra. Rimaniamo al telefono o su Skype, parlando di tutto un po', conoscendoci un pezzetto alla volta; piccole cose superficiali, perché quelle importanti le discuteremo faccia a faccia, senza schermi tra noi.
Ho così tante domande da porgli che mi scoppia la testa.

Tanto per cominciare... dove cavolo si è cacciato?

Si sta avvicinando la fatidica domenica del pranzo dai miei, ma non sono più così sicura che ci sarebbe stata. O meglio, molto probabilmente li avrei omaggiati della mia sola presenza e di quella si sarebbero dovuti accontentare.

Mercoledì, giovedì, venerdì... spunto i giorni come un conto alla rovescia; ci manca solo la data cerchiata in rosso e potrei calarmi facilmente in un film di seconda categoria.
Sabato mattina mi intrattengo rassettando casa, un pranzo consumato davanti al frigorifero per non sporcare tutto l'operato, e il pomeriggio all'insegna della noia più assoluta, fino all'arrivo della temutissima telefonata con mia madre. Ci ho rimuginato sopra per ore, solo per giungere alla conclusione che una mia eventuale apparizione in solitaria non sarebbe ben vista. Me la vedo spalancare l'uscio con i pugni serrati sui fianchi in una posa scocciata e la sua tipica frase -E adesso chi si mangia tutto quello che ho spadellato?-
È già successo, troppe volte, con il mio ex di presentarmi sola a un invito. E la scusa è sempre stata la stessa: il lavoro. Vorrei evitare di replicare, se possibile.

"Mamma, per domani"
"Non ti ho chiesto se é intollerante o allergico a qualcosa. Al giorno d'oggi sembra che tutti siano allergici."
"Non penso, no, non mi ha detto nulla, ma il punto é che"
"Come sarebbe a dire che non lo sai. Mi toccherà chiederglielo domani e sperare di non dover stravolgere l'intero menù. Che stupida, chiediglielo adesso."
"Ecco, appunto, stavo giusto arrivando a questo"

Il campanello della porta trilla: è arrivata la cena, finalmente.
Mi dirigo verso la porta con il cellulare premuto tra l'orecchio e la spalla, cercando di evitare bruschi movimenti. Mi manca solo che si schianti per terra, o peggio sotto le mie ruote.

"Domani verrò da sola. Josh", spalanco la porta, soldi pizzicati tra le cosce, e me lo ritrovo davanti.
"Josh cosa? Amelia?"

Si avvicina di un passo e mi toglie l'apparecchio dalla mia presa improvvisata.

"Buonasera, signora Wilder. Danielle. Certo che ci saremo, alle dodici e trenta spaccate. No, nessuna allergia, sono una buona forchetta. Certo, gliela saluto. Buona serata anche a lei e mi saluti suo marito."

Devo darmi un pizzicotto, perché probabilmente mi sono addormentata durante la conversazione con mia madre. Lo guardo chiudere la chiamata e uno dei suoi sorrisi impertinenti si affaccia sul volto provato dal viaggio.

"Sei davvero tu?" Domanda stupida, ma mi ha preso completamente alla sprovvista.
"L'ultima volta che ho controllato... sì, ma a vedere la tua faccia sembra che tu abbia visto un fantasma."

Mi costringo a chiudere la bocca e a ricompormi.

"Scusa, ma nell'ultimo messaggio avevi scritto che era improbabile che ce la facessi."
"E invece, eccomi qui! Ma tu sei nel posto sbagliato."

In un attimo guadagna terreno venendomi vicino, si china e mi prende tra le sue braccia come in una favola d'altri tempi.

"Adesso va meglio, sei esattamente dove dovresti essere."

"Perfettamente Imperfetti" Volume I "Con Le Mie Forze"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora