Capitolo 17

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Amelia

Ho gli occhi persi nel vuoto mentre cerco di prendere coscienza dei miei sentimenti.

È davvero questo ciò che provo? Mi sono... innamorata?

Tremolii, scosse. Le mie emozioni sono un terremoto e come tale mi scuotono, sgretolando tutti i muri che mi circondano da quando mi sono risvegliata in quella stanza d'ospedale. Non ho neanche le macerie attorno a me, solo polvere che il vento sospinge via con il suo respiro.

Una risata sommessa mi riporta al presente, la stessa che mi fa domandare se sono stata in grado di censurare i miei pensieri o se li ho spiattellati senza rendermene conto.

Alzo la testa e trovo Jack con una mano davanti alla bocca.
Sollevo un sopracciglio con fare interrogativo, perché proprio non capisco cosa gli abbia provocato tanta ilarità.

"Scusa, scusa, non fulminarmi. Ma davvero hai capito solo ora cosa provi per lui?"

Deglutisco prendendo tempo.
Ha capito tutto.

"Cazzo, vi siete proprio trovati voi due", una maschera di serietà cala sui suoi lineamenti, mentre si rigira tra le mani la tazza di caffè fumante. Sembra intento a riordinare le idee.

Se ha tempo gli cedo volentieri anche un po' delle mie, così, magari, può fare un po' di chiarezza.

"Per quanto riguarda quello che ti ho detto prima... per il resto dovrai aspettare che Biancaneve di là si svegli."

Non avrei voluto altrimenti.

"Ne avrà per un bel po'. Gli ho dato una dose doppia per essere sicuro che riposi a dovere. Se hai altro da fare, vai pure, rimango io di guardia."

Voglio rimanere, non ho dubbi in proposito, ma non ho vestiti decenti per l'indomani.

"Vorrei fare un salto a casa, in questo momento non so neanche se ho chiuso la porta quando sono partita. Recupero un cambio e, se per te va bene, torno qui. Voglio esserci quando si sveglierà."
"Questa non è casa mia, Amelia, non devi chiedermi il permesso. Non dopo quello che hai fatto per lui, trascinandoti per tutta la rampa come un dannato soldato. Vai, resto io di vedetta, e quando torni ordiniamo qualcosa da mettere sotto i denti."

Annuisco in risposta.

Slitto davanti alla porta della camera da letto solo per assicurarmi che sia tutto a posto. Josh non si è mosso, e sul volto aleggia un cipiglio tutt'altro che sereno. Solo la presenza di Jack mi fa desistere dal fermarmi e aspettare di vederlo finalmente rilassato.
Recuperati i pochi effetti personali, mi avvio verso l'uscio con Jack alle calcagna per spostare la macchina dal vialetto, e ognuno riprende la propria strada.

Di nuovo a casa, raccattato l'indispensabile per la notte e un cambio per andare a lavoro il giorno successivo, mi controllo un secondo allo specchio e... Niente. Faccio davvero schifo!
Lego i capelli alla meno peggio e mi do una rinfrescata lampo; medicate le abrasioni faccio uso di qualche chilo di struccante cancellando definitivamente le occhiaie da panda, risultato del primo maldestro tentativo di darmi una sistemata a casa di Josh. Infine opto per una maglietta larga e un pantalone leggero lungo fino alle caviglie, per nascondere le ferite, e torno quasi umana.

Ma nonostante abbia sempre tenuto impegnate le mani in qualche operazione di restyling o nell'organizzazione del bagaglio, il cervello non si è ancora dato tregua da questa spiacevole situazione.

Afferro la borsa appena preparata, incastro il cellulare tra le gambe e... Il palmo mi si blocca, restando sospeso a pochi centimetri dalle chiavi della mia fidata scatoletta.

Le sue ombre sono in bella mostra.

Mi do uno schiaffo mentale cancellando l'idea fugace che mi ha attraversato le sinapsi.
Non gli volterò le spalle. Se chiudessi qui, in questo preciso istante, quello che sta nascendo tra noi, non riuscirei più a guardarmi allo specchio.

"Perfettamente Imperfetti" Volume I "Con Le Mie Forze"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora