Capitolo 13

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Amelia

Devo risolvere questa situazione.

L'ho detto a Josh e continuo a ripetermelo in testa da almeno un quarto d'ora.

Qualcosa si appoggia sulla mia fronte.
Sollevo lo sguardo e, mentre cerco di non incrociare gli occhi, mi ritrovo un cucchiaino tra le sopracciglia.

"Troppi pensieri frullano in questa bella testolina. Sento il rumore da qui."

Come se nulla fosse si alza e prende a rassettare la cucina, ripone le stoviglie sporche nel lavandino e con una spugna pulisce le macchie sul top.

Sposami!

"Tranquillo, domani li richiamo e gli spiego che non se ne fa nulla." Inizio a muovermi per casa, scivolando sulle ruote avanti e indietro.
"Andiamoci."
"Non possono obbligarci. Sono una donna adulta e indipendente."

Josh mi raggiunge e mi blocca, poi il suo viso arriva a un palmo dal mio.

"Amelia, andiamoci. Sarà solo per un pranzo, togliamoci il pensiero."
"Sei serio? Quale uomo sano di mente va a conoscere i genitori di una donna che a malapena frequenta?"
"Hai dei dubbi circa la mia sanità mentale?"
"Fai un po' tu!"
"Molto divertente! Ascolta, mi hanno preso un po' alla sprovvista."

Sbuffo.

"Ok! Molto alla sprovvista. Però li capisco, mia madre era tale e quale alla tua. Se fosse successo a me quello che ti é capitato, avrebbe chiesto le generalità a chiunque si fosse avvicinato a meno di un metro di distanza, non scherzo! Quindi sì, andremo a quel pranzo."

Era...

"Poi, da quello che ho visto, tua madre mi sembra la persona capace di metterti un investigatore privato alle calcagna!"
"Vedo che l'hai già inquadrata."

Soppesa un attimo le mie parole.

"Adesso inizio seriamente a preoccuparmi."
"Un giorno ti racconterò di come ha scoperto che avevo marinato la scuola."

Si porta le mani sulla faccia e quando le abbassa ha gli occhi rivolti verso il soffitto, nella posa tipica dei martiri in preghiera.

"Vuoi già sentire la storiella?"
"Per oggi basta parlare. Ho solo voglia di rilassarmi con te. Devi farti una doccia?"
"È un modo carino per dirmi che ne ho bisogno?"
"Era un modo carino per vedere se volevi compagnia."

Gli do uno schiaffetto sul braccio sorridendo al suo tentativo di seduzione.
Mi allontano dandogli le spalle, e la voglia di fare quel passo, di darmi a lui completamente, mi assale.

Dovrei? Se lo aspetta?
Già il fatto che mi stia ponendo tutte queste domande, mi fa capire che non sono pronta.

"E tu? Devi tornare a casa o", mi giro sulle ruote quel tanto che mi occorre per vedere il suo volto.
"Guarda caso in macchina ho un cambio d'abito. È sempre disponibile l'altro bagno? Sai, quello triste e solitario lontano dal tuo?"
"Certo, é tutto tuo", annuisco sorridendo e mi dileguo nella mia stanza prima di dire o fare qualche cavolata, come invitarlo a unirsi alla mia doccia.

In realtà ho già fatto di peggio: gli ho praticamente chiesto di rimanere a dormire. Di nuovo.
Fanculo! Non siamo mica degli adolescenti! Se voglio che un uomo resti a dormire da me, non devo giustificarmi con nessuno.

Solo chiedere scusa al mio cuore se la cosa non dovesse finire bene.

Sono ancora avvolta nell'accappatoio, quando entro in camera mia; una volta issata sul letto, inizio a cospargere il corpo con la crema idratante.
Un lieve bussare alla porta e questa si apre di qualche centimetro.

"Perfettamente Imperfetti" Volume I "Con Le Mie Forze"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora