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Visto che non sapevo di cosa parlare decisi di raccontargli un po' della mia vita e altro che a lui potesse interessare.

-io vado a lavoro quasi tutti i giorni, tranne la domenica e poi ho un altro giorno libero che varia a settimana. Lavoro in una fabbrica di plastica circa sei ore al giorno, anche il mio turno varia a seconda del giorno. Posso lavorare di mattina dalle otto alle due o di pomeriggio dalle due alle otto-

Annuì, io presi con le bacchette della soba e me la portai alla bocca. Fu la cosa migliore che avessi mai mangiato negli ultimi tempi. Sicuramente cucinava per qualcuno di molto ricco con gusti raffinati, perchè credetemi se vi dico che era buonissima.

Si sentiva il sapore delle verdure, il sale era giusto, il gusto croccante di queste ultime contrastava perfettamente con il sapore morbido della soba. Davvero buono e leggero, lo mangiai con gusto.

-dovrò tornare a lavoro tra due giorni visto che c'è stata un'allerta meteo... hey, perchè non mangi?-

-posso?- disse guardando sempre in basso

Inclinai la testa cercando il suo sguardo, che comunque, non trovai.
-certo che puoi, non devo darti il permesso-

-scusa...- prese la forchetta e finalmente cominciò a mangiare anche lui.

-penso sia meglio per te farti un bagno, potresti farmi una lista delle cose che vorresti cucinare così vado a fare la spesa?-

-si, signore- disse a testa bassa, i suoi capelli gli coprivano quasi tutta la faccia. Così, con il dito glieli portai dietro all'orecchio. Ritrovai la sua cicatrice. Probabilmente se ne vergognava e provava a nasconderla.

Lui spostò lo sguardo dall'altro lato, forse si era leggermente imbarazzato. Le sue guance erano diventate più rossastre.

-Ascolta ma, perchè non mi guardi negli occhi?- domandai stranito. Mi sembrava di parlare con un muro

-sin da piccolo mi hanno insegnatao che sono un essere inferiore e non posso guardare il mio padrone in faccia- mi massaggiai le tempie a sentire certe assurdità

-te l'ho già spiegato, non sono il tuo padrone. Puoi guardarmi negli occhi quando mi parli, grazie- una volta finito il primo piatto lo misi da parte e presi gli okonomyaki. Essi possono essere paragonabili a dei pancake agrodolci.

-si, scusa padr- signor Bakugou- mi guardò serio negli occhi, anche se si vedeva che non riusciva a sostenere quella "nuova cosa"

-non chiamarmi sig- vabbè, non importa. Piuttosto, che tipo sei?-

-io non so che tipo sono, signore- mi guardò incerto, sospirai

-quanti anni hai?-

-non so quando sono nato, signore-

-cosa ti piace fare nel tempo libero?-

-non so cosa sia il tempo libero, signore-

-sei mai stato fidanzato?-

-non so come si gestisca una relazione, ne tanto meno ho mai parlato con una donna, signore-

Quel botta e risposta stava andando malissimo, cioè non sapeva neanche la sua età. Com'era possibile?!

Rispose a tutte le mie domande con una faccia apatica ma seria

-ma c'è qualcosa che sai porca troia?- mi faceva arrabbiare

-so tutto quello che un maggiordomo deve sapere- quando mi soffermai a guardare i suoi occhi li vidi spenti. Senza luce, vuoti. Proprio come i miei.

Dopo aver mangiato, Eijirou si mise a pulire la cucina mentre io gli andai a preparare un bagno.

Modestamente avevo una bella vasca da bagno, c'erano anche i comandi per l'idromassaggio. Versai del bagnoschiuma e mentre l'acqua scorreva tornai in cucina.

-quando hai finito vieni che ti lavi- lui accelerò. I suoi movimenti erano così veloci che non riuscivo quasi a seguirli

-arrivo signore- si girò e mi seguì.

Chiusi l'acqua arrivata quasi all'orlo -spogliati e fatti un bagno, il phon per i cap- OH che fai??- aveva immediatamente iniziato a spogliarsi. Si era tolto la maglia e andava per i pantaloni, io ancora non avevo finito nemmeno la frase

-mi spoglio, me lo hai detto tu signore- rispose confuso

-si ma, quando io esco tu ti spogli. Non difronte a me. Dicevo, il phon per asciugarti i capelli è in quel mobile, i vestiti puliti te li porto tra un secondo-

Si fermò e aspettò che io uscissi. Andai a prendergli una mia maglia a maniche lunghe, dei semplici pantaloni a tuta e l'intimo. Quando tornai da lui, egli era già dentro la vasca e la parte bassa era coperta dalla sciuma grazie al cielo.

-non avevo notato quanto fossi magro, scusa la domanda, ma sei anoressico?- chiesi incuriosito

-non lo so sig- prima che potesse finire il mio telefono squillò. Mi ero dimenticato di richiamare la mia ragazza, merda.

-torno subito, tu lavati- avevo notato anche molteplici cicatrici fresce sulla schiena. Ma ero certo che un giorno me ne avrebbe parlato lui.

Camminando per il corridoio ricordai che mia madre mi faceva spesso i "bagnetti". Mi piaceva giocare con i supereroi anche in acqua, lei mi guardò malinconica e disse: "a nessuno si dovrebbe negare un pasto e un bagno caldo". Non cercava una risposta, era solo una considerazione, che mi rimase impressa nella mente.

Happy Sugar Life KIRIBAKU Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora